Dorohedoro (anime) | Recensione

Dorohedoro (anime) | Recensione

Uscito nel 2020 e prodotto dallo studio MAPPA, Dorohedoro è un’adattamento animato del manga di Q Hayashida che colpisce subito per lo stile fuori dagli schemi e una narrazione volutamente imprevedibile. La serie conta 12 episodi, più 6 OVA che approfondiscono alcune situazioni e personaggi secondari. L’anime è una miscela interessante tra animazione tradizionale in 2D e modellazione 3D in CGI, un mix che si rivela perfettamente coerente con il mondo distorto in cui è ambientata la storia. Le sequenze d’azione sfruttano bene la tridimensionalità, dando un risultato finale dall’aspetto artigianale. Anche la colonna sonora firmata da (K)NoW_NAME, spazia tra generi molto diversi: elettronica, rock e jazz. Le musiche accompagnano perfettamente ogni scena, adattandosi ai toni sempre cangianti della serie.

Trama di Dorohedoro

Un mondo diviso a metà: da un lato c’è Hole, una città abitata da gente comune, mentre dall’altro, il mondo dei maghi, raggiungibile solo tramite portali magici. In questa seconda realtà, i maghi occupano il gradino più alto della scala sociale: hanno poteri straordinari e non si fanno scrupoli a usare Hole come un laboratorio dove sperimentano le loro magie su chiunque, senza alcuna pietà. Il risultato è un mondo in cui la morte, le mutazioni e il caos sono diventati parte della quotidianità. Il protagonista è Caiman, un uomo che si sveglia un giorno senza memoria e con una testa di rettile al posto di quella umana. Non sa chi lo abbia trasformato in quel modo e l’unico indizio è una strana presenza dentro la sua bocca: ogni volta che morde la testa di un mago, una figura misteriosa appare nella sua gola. Questo lo spinge a dare la caccia ai maghi, nella speranza di trovare quello responsabile della sua condizione e, forse, di recuperare la propria identità. Accanto a lui c’è Nikaido, una donna forte e leale che gestisce una piccola tavola calda nel cuore di Hole; ma anche lei nasconde più di un segreto e la sua vicinanza a Caiman va ben oltre la semplice amicizia. Insieme, si muovono tra i vicoli oscuri della città, affrontando maghi sempre più pericolosi. Nel frattempo, anche nel mondo dei maghi le cose si complicano e l’organizzazione guidata da En, uno dei maghi più potenti in circolazione, entra in azione. En ossessionato dalla ricerca di una magia molto rara, ora ha un altro problema: Caiman sta uccidendo troppi maghi e qualcuno deve fermarlo. Incarica così Shin e Noi, due dei suoi agenti più efficienti ad indagare e trovare una soluzione.

La storia si muove quindi tra inseguimenti, scontri, rivelando magie proibite e verità che riscrivono tutto ciò che si credeva di sapere. Dorohedoro è pieno di svolte, un intreccio che, sotto la superficie folle, riesce a tenere insieme un racconto sorprendentemente ricco di significato.

Hole e il mondo dei maghi: due realtà agli estremi

Nel mondo di Dorohedoro, esistono due realtà completamente separate: da una parte c’è Hole, una città cupa e decadente abitata da persone comuni; dall’altra il regno dei maghi, che all’apparenza sembra un posto ordinato, quasi raffinato. Ma la distanza tra questi due mondi non è solo visiva, riflette due modi opposti di esistere, affrontare la vita e lottare per restare vivi.

Hole è un posto dimenticato da tutto e da tutti, invaso da smog, macerie e pioggia nera. La città è popolata da gente comune, persone senza poteri che cercano solo di vivere la giornata essendi terrorizzate dagli attacchi improvvisi dei maghi. Questi ultimi arrivano da un altro mondo attraverso portali magici, usano gli abitanti di Hole come cavie per testare le proprie magie, lasciandosi dietro corpi mutilati, mutazioni e in casi estremi morti. Dall’altra parte c’è il mondo dei maghi, che sembra quasi un’altra dimensione: qui le strade sono pulite, le case curate e il cielo sereno essendo che non piove mai. Ma in realtà anche il mondo dei maghi ha le sue ombre, è infatti governato da regole dure, gerarchie di potere e una forte divisione tra chi ha una magia potente e chi no. I maghi più deboli vivono ai margini, costretti a ricorrere a sostanze pericolose pur di migliorare le proprie capacità. Questo squilibrio dove una società ne schiaccia un’altra, senza preoccuparsi delle conseguenze è il tema centrale dell’anime. Personaggi come Caiman e Nikaido, provenienti da Hole, si ritrovano a varcare quel confine, portando con sé rabbia e voglia di rivincita. Allo stesso modo, anche nel mondo dei maghi comincia a diffondersi il caos, segno che quel sistema lineare, in fondo, non è poi così solido.

Un legame inossidabile

Il rapporto tra Caiman e Nikaido non è certamente una storia d’amore classica, ma nemmeno una semplice amicizia. È un legame profondo, costruito sulla fiducia, sulla fatica condivisa. Caiman è un uomo intrappolato in un corpo che non riconosce e senza memoria e solo una persona non lo tratta come un mostro, Nikaido. Lei gli sta accanto fin dal primo momento, lo aiuta a sopravvivere e a cercare risposte, lo sostiene anche quando le cose si mettono male. Ma Nikaido è una donna che porta dentro un passato difficile e, soprattutto, un grande segreto, vorrebbe raccontare tutto a Caiman, ma questo significherebbe cambiargli la vita. Così sceglie di proteggerlo, anche se questo vuol dire mentire.  In un mondo come quello di Dorohedoro, Caiman e Nikaido si fidano davvero l’uno dell’altra, rappresentando una delle poche certezze in un universo caotico e scombussolato.

La critica ha riconosciuto a Dorohedoro l’originalità e la freschezza che mancano in tante produzioni moderne.  In poche parole, Dorohedoro è un’esperienza visiva e narrativa che lascia il segno, indimenticabile per chi riesce a comprendere i temi centrali.

Fonte immagine di copertina: Netflix

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