Obito Uchiha non era destinato a diventare un mostro, la sua storia infatti inizia con il sogno più semplice che un ragazzo possa avere: diventare forte per proteggere chi ama. Era impulsivo, spesso in ritardo agli allenamenti, poco brillante rispetto ai suoi compagni, ma aveva qualcosa che lo rendeva speciale: un cuore buono e sincero. Credeva nei legami, credeva che prendersi cura degli altri fosse più importante delle regole e della gloria personale.
Chi era Obito Uchiha?
Obito Uchiha faceva parte del Team Minato, insieme a Kakashi e Rin, e in particolare con quest’ultima aveva un legame particolare, qualcosa che andava oltre l’amicizia. Kakashi, dall’altro canto, era sempre più avanti, il più rigido e Obito lo guardava con invidia ma anche con una voglia profonda di essere alla sua altezza. La forza di Obito, non era nei jutsu o nelle tecniche speciali, ma nella sua capacità di non voltarsi mai dall’altra parte, di non abbandonare nessuno e questo gli era sicuramente riconosciuto da molti. In missione, avrebbe dato tutto per salvare un compagno, anche a costo della vita; e fu proprio in una missione che tutto cambiò. Quando resta intrappolato sotto le rocce e capisce che non potrà uscirne vivo, non pensa a se stesso ma a Kakashi e a Rin, decide infatti di affidare a Kakashi il suo occhio sinistro per sorvegliare su di Rin. Successivamente verrà salvato da terze parti ma la sua mente verrà gravemente influenzata negativamente, e con la morte di Rin, Obito inizierà a vedere il mondo con occhi diversi e con un desiderio di cambiare tutto con la violenza.
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La morte di Rin
Tutto cambia nel momento in cui Obito Uchiha assiste alla morte di Rin. Lui credeva nel valore dell’amicizia, nella forza dei legami, nella possibilità di proteggere chi si ama eppure in un solo istante, tutte le sue certezze crollano. Per lui Rin non era solo una compagna di squadra ma era l’unica persona che lo trattava con gentilezza anche quando il mondo sembrava ignorarlo, l’unica disposta a guardarlo con occhi pieni di speranza e ammirazione. Per Obito lei rappresentava casa, speranza e vederla morire davanti ai suoi occhi, per mano di Kakashi, è stato come vedere sparire ogni possibilità di felicità; non era solo una perdita ma una rottura dell’anima. Quel momento segna l’inizio della discesa, il dolore diventa qualcosa di troppo grande per essere contenuto. Sarà Madara ad accoglierlo e offrirgli una nuova visione del mondo, una in cui non esiste più il dolore, perché il dolore stesso viene annullato. Non c’è scelta lucida ma solo un ragazzo affranto che non riesce più a fidarsi di niente e nessuno, il mondo che Obito voleva salvare gli ha tolto tutto e per lui non ha più senso combattere per qualcosa e qualcuno che non hanno mantenuto le sue promesse.
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La nascita di Tobi
Quel ragazzo pieno di speranze che tanto voleva diventare l’hokage, era ormai cambiato. Ora c’è un uomo dal volto coperto e dallo sguardo vuoto: Tobi, un nuovo nome per chi aveva deciso di staccarsi da quel mondo crudele che lo aveva segnato. La maschera che portava non serviva solo a coprire il suo volto, ma era una vera barriera, costruita per proteggerlo dal dolore e dai ricordi che non riesciva a sopportare. Con il passare del tempo, Tobi diventa poi uno dei ninja più temuti al mondo, si muove nell’ombra, manipola guerre e persone, eppure dietro ogni sua azione non c’è la brama di potere. La sua vera motivazione è riscrivere il mondo, creare una realtà in cui nessuno debba più soffrire, e in quel mondo immaginario Rin è ancora viva. Il suo piano, per quanto folle, nasce da un cuore spezzato che ha perso la capacità di distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è. Dietro le sue azioni oscure si nasconde ancora una traccia di Obito Uchiha, un frammento di umanità che, di tanto in tanto, emerge nei suoi occhi.
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Due strade diverse ma lo stesso dolore: Naruto e Obito
Tra Obito Uchiha e Naruto Uzumaki esiste un legame profondo: entrambi hanno conosciuto l’isolamento, hanno sperimentato la mancanza di affetto e entrambi hanno avuto il forte desiderio di diventare Hokage. Obito ha lasciato che la sofferenza lo spezzasse, che il rancore guidasse le sue decisioni, Naruto, invece, ha scelto di restare fedele ai suoi ideali anche quando sembravano inutili; ha costruito legami invece di distruggerli, credendo nelle persone nonostante tutto. Durante la Quarta Guerra Ninja, lo scontro tra i due rappresenta proprio le due differenti risposte al dolore: Obito rappresenta il rifiuto del mondo mentre Naruto, al contrario, è la prova che si può cadere e rialzarsi restando se stessi. Naruto vede in Obito ciò che avrebbe potuto diventare, non c’è odio nei suoi occhi ma comprensione e qui, forse per la prima volta, Obito rivede qualcosa che credeva perso. Obito e Naruto non sono solo rivali, sono due facce della stessa medaglia, dove uno ha perso se stesso nel buio, mentre l’altro è riuscito a mantenere la propria luce.
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Obito Uchiha non è un personaggio facile da collocare ma sappiamo che non è il simbolo del male assoluto, un esempio di quanto possa diventare pericoloso il dolore quando non trova ascolto, quando viene lasciato nell’ombra. Il suo percorso si spegnerà in silenzio, lasciando dietro di sé il peso delle scelte sbagliate e di ciò che avrebbe potuto essere. La figura di Obito ricorda che anche i più determinati possono perdersi, anche chi ha buone intenzioni può trasformarsi in qualcuno di irriconoscibile se lasciato solo nel momento sbagliato.
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