«Le donne sono l’altra metà del cielo»: questa è la celebre frase pronunciata da Mao Zedong. Nella storia cinese le donne hanno sempre avuto un ruolo fondamentale, pur essendo spesso sottomesse. Paradossalmente, fu proprio durante il regime maoista che le donne riuscirono a godere di una parità formale maggiore rispetto al passato. Il motivo, però, era tutt’altro che romantico: il comunismo necessitava di forza lavoro.
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Il contesto: la Cina del “grande balzo in avanti”
Mao Zedong, leader del partito comunista cinese dal 1949, instaurò uno dei regimi dittatoriali più duri della storia. La sua famosa frase sulle donne, quindi, non era un riconoscimento affettuoso, ma uno slogan funzionale a uno scopo preciso. In quegli anni, la nazione stava attraversando il grande balzo in avanti, un progetto economico che mirava a trasformare la Cina in una potenza industriale autosufficiente. Per raggiungere questo obiettivo, Mao aveva bisogno di mobilitare l’intera popolazione. La frase, quindi, non puntava a celebrare le donne, ma a includerle nel progetto di trasformazione della Cina in una grande macchina da produzione.
Progressi formali per le donne | Contraddizioni e realtà |
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Parità di diritti sul lavoro: le donne vengono mobilitate in massa nelle fabbriche e nelle comuni agricole | Il loro ruolo è strumentale all’economia. La parità salariale è raramente applicata e il “doppio fardello” (lavoro e casa) rimane |
Legge sul Matrimonio (1950): abolizione dei matrimoni combinati e del concubinato, introduzione del diritto al divorzio | La mentalità patriarcale persiste nella sfera privata. La legge viene spesso ostacolata a livello locale |
Propaganda di emancipazione: la donna è celebrata come pilastro della rivoluzione e della produzione nazionale | L’obiettivo non è la liberazione individuale, ma la creazione di una massa fedele al partito e al suo leader |
Incoraggiamento alla procreazione per aumentare la forza lavoro e la grandezza della nazione | L’enorme boom demografico porterà in seguito alla drastica politica del figlio unico |
Il ruolo delle donne: forza lavoro e strumento politico
È innegabile che durante gli anni del comunismo di Mao le donne raggiunsero un ruolo più paritario nella società, almeno a livello statale. Tuttavia, se nel pubblico potevano vantare una quasi parità, nel privato la loro condizione continuava ad essere discriminante, e questo non era interesse del grande timoniere. La donna nel governo maoista era un utile strumento per la lotta di classe, un modo per creare una massa più corposa che potesse idolatrare la sua figura e sostenere il grande balzo in avanti. Oltre a essere fondamentale come forza lavoro, la donna aveva anche l’importante ruolo di essere madre e di partorire figli che avrebbero partecipato allo sviluppo del paese. Durante l’epoca maoista, infatti, la Cina subì un’enorme crescita demografica, le cui conseguenze sono state analizzate in numerosi studi accademici.
La Legge sul Matrimonio del 1950: un passo fondamentale
Uno degli atti più significativi del primo periodo maoista fu la Nuova Legge sul Matrimonio del 1950. Questo provvedimento, come spiegato da fonti autorevoli come la Wikipedia, fu rivoluzionario per l’epoca: abolì pratiche feudali come i matrimoni combinati forzati, il concubinato e l’acquisto di spose, e garantì per la prima volta alle donne il diritto di scegliere il proprio partner e di chiedere il divorzio. Sebbene la sua applicazione incontrò forti resistenze nelle aree rurali, questa legge rappresentò un passo cruciale verso l’emancipazione legale delle donne e fu un potente strumento di propaganda per dimostrare la natura progressista del nuovo regime comunista.
Fonte immagine in evidenza: Foto di nedouard da Pixabay
Articolo aggiornato il: 08/09/2025