Verifica dell’età sui siti per adulti: cosa cambia in Italia e come si muove l’Europa

Dal 12 novembre 2025 in Italia entra ufficialmente in vigore l’obbligo di adottare sistemi di verifica dell’età per accedere ai siti che diffondono contenuti per adulti. La nuova normativa introduce un sistema più rigoroso rispetto al passato, dove bastava cliccare un semplice pulsante che dichiarava la maggiore età. L’obiettivo è ridurre drasticamente l’accesso dei minori a materiali non adatti, attraverso meccanismi tecnici considerati più affidabili, basati su controlli gestiti da soggetti terzi e su strumenti digitali che attestano solo l’età e non l’identità completa.

 

In questa prima fase sono coinvolti i siti con sede in Italia, mentre per le piattaforme internazionali è previsto un periodo transitorio. La logica alla base delle nuove regole è quella di un sistema che garantisca il doppio anonimato, cioè la separazione tra chi verifica l’età e il sito che fornisce i contenuti, evitando la creazione di database potenzialmente sensibili.

 

Il tema della verifica dell’età non è nuovo nel mondo digitale. In diversi settori, come il gioco a distanza, già esistono protocolli che richiedono un controllo anagrafico per accedere ai servizi. È in questo contesto che si trovano anche i siti come DomusBet, che applicano già da anni procedure strutturate di identificazione e misure legate al gioco responsabile. Sebbene si tratti di un ambito differente rispetto ai contenuti per adulti, l’esistenza di meccanismi di controllo analoghi aiuta a comprendere perché il legislatore voglia oggi introdurre standard minimi anche per altri comparti sensibili.

Come funziona il nuovo sistema italiano

 

La normativa italiana prevede che i siti per adulti debbano implementare sistemi di verifica dell’età che vadano oltre l’autodichiarazione. La verifica deve essere gestita da soggetti indipendenti, che hanno il compito di certificare che l’utente sia maggiorenne senza rivelarne l’identità completa al sito che fornisce i contenuti.

 

Questa impostazione nasce dall’esigenza di bilanciare la tutela dei minori con il diritto alla riservatezza degli adulti. Il modello italiano non richiede l’utilizzo diretto di identità digitali come SPID o CIE per accedere ai contenuti per adulti, proprio per evitare che tali strumenti diventino mezzi per tracciare comportamenti personali. Ciò non impedisce che servizi e applicazioni si basino su tecnologie e standard collegati all’identificazione digitale, purché venga rispettata la regola della minimizzazione dei dati e della separazione tra i soggetti coinvolti.

 

Il sistema accetta diverse soluzioni tecniche, tra cui certificazioni digitali, token temporanei, verifiche tramite app dedicate o controlli collegati a strumenti bancari, a condizione che non generino tracciamenti indesiderati. L’approccio è definito tecnologicamente neutrale perché consente ai gestori dei siti di scegliere la soluzione più adatta, purché rispetti i requisiti della normativa.

L’ambito di applicazione e la fase di transizione

L’obbligo riguarda i siti che forniscono contenuti pornografici accessibili dal territorio italiano. Le piattaforme con sede in Italia sono le prime tenute ad adeguarsi. Molti portali internazionali, invece, hanno tempi leggermente più ampi per conformarsi, sia per motivi tecnici sia per la necessità di uniformare i sistemi di accesso in tutti i Paesi in cui operano.

 

Nei primi giorni dopo l’entrata in vigore della normativa, diversi monitoraggi indipendenti hanno mostrato come una parte significativa dei siti risultasse ancora accessibile senza un vero sistema di verifica. Si tratta, però, di una situazione tipica dei periodi di transizione normativi, e non di un segnale di mancata applicazione. La fase attuale serve proprio per permettere ai fornitori di contenuti di adottare soluzioni tecniche stabili e conformi.

 

Il legislatore ha inoltre chiarito che la priorità è garantire un sistema che riduca il rischio di elusione da parte dei minori e che allo stesso tempo protegga gli adulti da possibili violazioni della privacy. L’equilibrio tra questi due aspetti è il punto di maggiore attenzione.

Dove esiste già la verifica dell’età e cosa si può imparare

L’obbligo di verifica dell’età per i contenuti per adulti non nasce nel vuoto. Esistono già settori in cui il controllo anagrafico è prassi consolidata, anche se le finalità possono essere differenti. Il gioco online, ad esempio, richiede da anni procedure di verifica dell’età e dell’identità perché si tratta di un servizio regolamentato e legato a strumenti finanziari. In questi casi il fornitore del servizio conosce l’identità dell’utente, mentre nel caso dei contenuti per adulti il modello europeo punta a evitare un collegamento diretto tra identità reale e consumo del contenuto.

 

Anche la vendita digitale di prodotti come alcol o tabacco in alcuni Paesi dell’Unione si basa su sistemi di controllo anagrafico. Le soluzioni utilizzate vanno dalle verifiche tramite documenti ai controlli connessi ai metodi di pagamento. L’esperienza maturata in questi settori può essere utile per definire procedure efficaci anche per i siti per adulti.

 

In generale emerge un principio condiviso che tende a consolidarsi: la verifica dell’età deve essere efficace ma non deve sacrificare inutilmente la privacy dell’utente. Per questo l’Unione Europea sta lavorando a tecnologie di age assurance in grado di attestare solo la fascia d’età dell’utente, senza comportare trattamenti di dati personali eccessivi.

I Paesi europei che hanno già introdotto sistemi simili

L’Italia non è il primo Paese a introdurre un obbligo strutturato di verifica dell’età per i contenuti per adulti. Negli ultimi anni diverse nazioni europee hanno adottato normative specifiche che puntano a limitare in modo più efficace l’accesso ai minori:

 

La Francia è tra i Paesi più attivi in questo ambito. La legge nazionale ha introdotto l’obbligo per i principali siti per adulti di implementare sistemi di verifica effettiva dell’età, superando definitivamente l’autodichiarazione. Il regolatore francese ha anche previsto la possibilità di bloccare l’accesso ai siti che non si adeguano. Le tecnologie utilizzate includono verifiche tramite fornitori terzi e sistemi basati su attestazioni digitali.

 

Nel Regno Unito la questione rientra in un quadro normativo più ampio, quello dell’Online Safety Act. Il testo richiede piattaforme e servizi online di adottare sistemi di age assurance proporzionati al rischio del contenuto offerto. Per i siti per adulti, ciò significa la necessità di verificare l’età in modo robusto, attraverso verifiche documentali o strumenti digitali che stimano l’età dell’utente.

 

La Germania applica da molti anni un regime di protezione dei minori nei media che prevede controlli dell’età per contenuti sensibili. In questo sistema operano diversi provider specializzati che offrono soluzioni basate su documenti, identità digitali o verifiche effettuate attraverso intermediari autorizzati.

Iniziative europee più ampie

 

L’Unione Europea sta promuovendo progetti pilota che mirano a sviluppare strumenti interoperabili per verificare l’età online senza compromettere la privacy. Alcuni Stati membri stanno già testando app e certificazioni digitali in grado di attestare la maggiore età senza svelare la reale identità dell’utente. L’obiettivo è costruire un modello comune per tutti i Paesi europei, basato sulla sicurezza e sulla protezione dei dati personali.

Prospettive per il futuro

 

L’arrivo della verifica obbligatoria dell’età nei siti per adulti rappresenta un passaggio importante per la protezione dei minori nel contesto digitale. Allo stesso tempo segna l’inizio di una trasformazione più ampia, che potrebbe estendersi anche ad altri settori dove l’accesso dei minori richiede attenzione particolare.

 

La discussione pubblica nelle varie nazioni europee mostra che il nodo centrale non è stabilire se la verifica debba esistere, ma definire come implementarla in modo sicuro, proporzionato e rispettoso della libertà degli adulti. La sfida dei prossimi mesi sarà capire quali tecnologie diventeranno lo standard e come i diversi attori del mercato concilieranno semplicità d’uso, efficacia e tutela della privacy.

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