Terrae nullius: la mostra di Luiza Pintilie a Roma
Terrae Nullius è il titolo della mostra personale di Luiza Pintilie, in cui nessuna delle opere esposte ha un titolo. Per l’artista, dare un nome a un’opera ne influenzerebbe la visione e l’interpretazione. Luiza Pintilie preferisce invece che i fruitori possano vederci ciò che desiderano. I suoi quadri sono infatti terre di nessuno, paesaggi della mente, paesaggi interiori, memoriali di emozioni passate e presenti, e per questo più veri del vero. Terrae Nullius è stata inaugurata presso Casa Blanche (Via Conte di Carmagnola 24, Roma) domenica 5 ottobre e rimarrà aperta al pubblico su prenotazione per le prossime due settimane.
Chi è Luiza Pintilie
Luiza Elena Pintilie nasce nel 1985 a Brașov, in Romania. Vive e lavora come artista e decoratrice d’interni, sia per progetti ex novo, sia per interventi di restauro. Ha intrapreso la sua formazione artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove attualmente sta completando la laurea specialistica in pittura. Nel febbraio 2023 ha partecipato a una residenza d’artista a Soriano nel Cimino, che ha segnato una svolta nel suo percorso creativo. In questo contesto è riuscita a liberarsi dell’immagine fotografica e della riproduzione figurativa del reale, riscoprendo un rapporto più diretto e istintivo con il paesaggio e la memoria. La stessa autrice, parlando del suo lavoro, confessa: «La mia ricerca artistica è un viaggio verso la libertà e la semplicità, in un mondo sempre più complesso. Il tema centrale delle mie opere è il paesaggio: i suoi orizzonti, i suoi silenzi e le sue forme, spesso assenti nella vita urbana. Durante la residenza ho sviluppato una tecnica che fonde pittura e collage, in dialogo con la tradizione sartoriale, un’eredità familiare che porto con me e che si riflette nel mio modo di dipingere, tagliare, costruire e “cucire” l’immagine».
Terrae nullius: un viaggio nei paesaggi della mente
Se è vero, come scrive Marina Cvetaeva a proposito del processo artistico, che la condizione creativa è paragonabile a quella del sogno — quando, obbedendo a un’ignota necessità, la mano inizia a muoversi involontariamente — allora i quadri di Luiza Pintilie la incarnano pienamente. Entrando nella piccola galleria Casa Blanche, le opere esposte dialogano timidamente con l’ambiente: sono disposte con discrezione, senza pretesa né invadenza, e paiono tenere fede a una consegna di silenzio. Di fatto, pur avendo iniziato con la pittura en plein air, l’artista trova nel silenzio e nell’intimità lo stato ideale in cui operare. Nel chiuso della sua stanza, in quello spazio limitato, tenta di superare i suoi limiti, contattando l’invisibile e l’indefinito, visualizzando terre inesplorate eppure familiari.

Alzando gli occhi, si nota un’altra opera, di piccole dimensioni, ma capace di evocare profondità celesti e, al contempo, abissali. È uno spazio circoscritto in una cornice ristretta, ma è enorme per la fluidità dei movimenti e l’orizzonte sconfinato che i colori riescono a proiettare nella mente di chi osserva. Gli occhi dell’osservatore e il paesaggio, che ricorda quello di un sogno passato, si fondono in questa esplosione di colori verdi-blu-porpora. I due interagiscono come d’incanto, esercitando una forma di intelligenza emotiva e collettiva: quella che il quadro (e la sua pittrice) nasconde in sé e quella del suo fruitore.
Le opere di Luiza Pintilie sono in movimento, un movimento ondulatorio e liberatorio. L’artista ha abbandonato la linea retta per seguire un ritmo interiore, che manda il suo messaggio direttamente dal cuore alla mano per tracciare il suo segno su carta. Ha scoperto che i cerchi possono diventare spirali, sprofondare sottoterra o tendere verso il cielo, evaporare, scomporsi in nebbie sottili. Pertanto, nei quadri dove il disegno è ricoperto da carta fatta a mano e lavorata dall’artista, l’immagine si frammenta e tutto si sfuma: la realtà si confonde con il sogno e la visione è frastagliata. Luiza Pintilie sembra procedere su queste opere come una filatrice che prova a dare forma concreta all’inesprimibile. Con i colori della nostalgia l’artista accende nelle sue opere un’atmosfera segreta e, insieme, chiara, di una forza emotiva molto personale ma anche universale. Alcuni paesaggi sono impalpabili, campestri, parentesi vivide di allegria. Altri sono più tetri, impervi, ed esprimono la durezza dell’ambiente naturale e il mistero che avvolge i suoi elementi.
Il processo creativo e l’abbandono al colore
Interrogando l’artista, emerge che alcuni di questi quadri, sui quali non torna mai una seconda volta — buona la prima pennellata, si intende — sono stati realizzati a “testa vuota”. Luiza Pintilie racconta che, dopo una residenza artistica per lei molto significativa, ha fatto una scoperta epifanica: «Sono anche in grado di dipingere perdendo completamente il controllo. Questo mi consente di eliminare il giudizio e assecondare l’emozione». Del resto, quando si entra in un’altra dimensione – quella creativa – ci si affida alla visione e si compie l’azione come in uno stato di trance.
Per l’artista di Terrae Nullius, l’impossibilità di accedere a determinati paesaggi, presa dal turbinio della vita lavorativa e dei ritmi serrati della città, si traduce in pennellate di colori vegetali sul foglio. I suoi quadri prendono forma in maniera istintiva, come se Luiza Pintilie si mettesse in ascolto della sua voce primordiale. Gli stessi paesaggi rappresentati riflettono un percorso interiore: l’attraversamento lento, a volte sereno, altre più tormentato, di un magma di emozioni stratificate. L’esperienza, intima e liberatoria, è talmente forte da uscire dalla cornice, e chi si trova di fronte all’opera non può che accoglierla.
Nella mostra Terrae Nullius, la presenza umana – completamente assente nei quadri – si raccoglie tutta attorno alla pittrice, e insieme si gode del potere energetico dell’arte, che sfugge a qualsiasi definizione e abbatte ogni confine geografico e umano. A noi visitatori non resta che ammirare questa meticolosa, sapiente e indomabile forma di espressione artistica che Luiza Pintilie ci ha donato.
Immagine fornita dall’autrice