Come Vivienne Westwood ha rivoluzionato la moda

Come Vivienne Westwood ha rivoluzionato la moda

Vivienne Westwood è senza dubbio una delle icone di stile che hanno fatto la storia della moda, ed è per questo che ad oggi vanta del titolo di “Madrina del punk”. Appena nel 1981, debutta sulle passerelle di Londra affermandosi con i suoi outfit irriverenti e fuori dal comune ed è in questo stesso anno che Vivienne Westwood riuscirà a rivoluzionare completamente la percezione dell’alta moda, indirizzandola verso lo stile punk rock.

Siamo nel 1971 quando Vivienne Westwood e il suo compagno (e manager dei Sex Pistols) Malcolm McLaren decidono di inaugurare un nuovo atelier al 430 di King Road nel quartiere di Chelsea, Londra. All’epoca imperava per le strade lo stile psichedelico e floreale figlio del festival di Woodstock: l’hippie, un simbolo di ribellione ed anticonformismo che cerca di sdoganare le differenze tra uomo e donna, ispirandosi alle stampe orientali che rielabora per poi adattarle alla concezione della moda occidentale. Gli anni ’70 sono dunque un’epoca in cui sono le tinte variopinte a farla da padrone; colori neutri come il nero, il bianco e il beige fungono solo da accompagnamento al rosso vermiglio, al blu cobalto, al verde smeraldo o al giallo limone che si trasformano in veri e propri manifesti di libertà d’espressione grazie ad abiti sempre più fuori dal comune. Capo chiave di questa corrente stilistica è il cosiddetto “camicione”, anche chiamato “tunica”, realizzato perlopiù a maglia o attraverso la tecnica del crochet ma soprattutto simbolo di una nuova moda unisex. Per ciò che invece riguarda gli indumenti inferiori, questi sono i pantaloni a zampa, il più delle volte, a dominare la scena, insieme ad ampie gonne a fiori o dai colori accesi. Gli accessori variano dalle piume utilizzate come copricapi, alle bandane fino ad arrivare a lunghe collane dai materiali più vari, spesso realizzate con materiali naturali.

È in questo scenario che si afferma la moda di Vivienne Westwood che rompe completamente con gli schemi della moda hippie e porta alla luce della ribalta il punk rock. Pelle, latex, borchie, catene ma soprattutto slogan politici irriverenti (come God Save the Queen!) diventano gli elementi simbolo del “Let it rock”, la boutique londinese caratterizzata dalla sua tendenza a cambiare nome in base alla collezione presentata dalla stilista, più in voga della città. La prima sfilata, “Pirates”, viene portata in passerella dopo dieci anni dall’inaugurazione dell’atelier aperto dalla coppia ed è già in questa occasione che Vivienne Westwood dimostra di essere in grado di dirigere le leggi del fashion verso nuove rotte: dice addio alle forme tipiche degli anni ’70 e si ispira alle curve del XVII e XVIII secolo per una rinnovata estetica che prenderà il nome di “New Romantic”. Da questo momento in poi Vivienne inizia a sperimentare sempre di più con tessuti e stili differenti. La collezione primavera estate del 1985 intitolata “Mini-Crini Collection” è l’esempio lampante di questa sperimentazione. Vivienne sceglie di allontanarsi dalle spalle over maschili che avevano preso il sopravvento sulle collezioni degli anni ’80 e propone una serie di capi ispirati alla moda vittoriana, che rimettono in gioco la sensualità del corpo femminile: minigonne a campana, corsetti e giacche aderenti sono i padroni della sfilata e non vanno assolutamente dimenticate le Rocking Horse Shoes, le scarpe platform vertiginose che segnano un nuovo punto di partenza anche nell’ambito delle calzature.

Dal 1987 in poi la linea della casa di moda firmata Vivienne Westwood cambierà molteplici volte stile. Il primo cambio fondamentale avviene proprio in questo anno, quando dal punk rock la stilista si indirizza verso una sorta di parodia delle classi sociali più agiate, portando in auge quelli che lei chiama i “Pagan Years” durante la sfilata per la collezione autunno inverno. E poi ancora nel 1993, quando le sue sfilate ottengono l’approvazione delle supermodelle più in voga dell’epoca e dunque si fanno ancora più graffianti ed anticonformiste. Da non dimenticare è l’iconica caduta di Naomi Campbell dalle platform di ben 22 centimetri durante la sfilata autunno inverno del 1993, oppure la passerella “Erotic Zones” del 1994 in cui Kate Moss, truccata da Maria Antonietta, si presentò al pubblico in topless e mangiando un gelato. Ma questa storia di cambiamenti porta con sé un filo conduttore, nonché simbolo dell’intera storia della casa di moda: il Bas Reflief, l’iconico triplo filo di perle al cui centro si trova l’Orb, una fibbia che riprende le forme di Saturno e le impreziosisce con una miriade di cristalli.

Grazie alla sua varietà e al suo impegno sociale, legato soprattutto ai temi dell’ecologia, dei diritti civili e dell’uguaglianza, Vivienne Westwood viene addirittura insignita dell’OBE (Order of the British Empire) e ci regala un ulteriore momento iconico quando, a Buckingham Palace, comunica al mondo intero di non essere un’amante della biancheria intima.

Inoltre, a pochi mesi dalla sua morte, il 29 dicembre 2022, l’impero della moda da lei creato continua a creare capi unici al mondo e la Vivienne Foundation, società senza scopo di lucro, continua a portare avanti un progetto di sensibilizzazione che si concentra su quattro pilastri principali: far sì che le guerre si fermino, il cambiamento climatico, le proteste contro il capitalismo e la difesa dei diritti umani.

Insomma, Vivienne Westwood ha donato al mondo innumerevoli passerelle ed abiti che hanno cambiato in maniera immutabile la percezione nei riguardi dell’alta moda. A dimostrarlo è anche il manga Nana (prima pubblicazione nel 2000), che riprende non solo accessori firmati Westwood, ma veri e propri outfit che l’autrice, Ai Yazawa fa indossare ad una delle due protagoniste, portando la moda della stilista persino in Giappone e dandole dunque una fama a livello mondiale che non accenna a diminuire nonostante siano passati quarant’anni dall’inizio della sua carriera.

Fonte immagine: Wikipedia

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