Alla Milano Fashion Week, Francesca Liberatore ha scelto di affrontare la moda con la stessa urgenza con cui si affronta la vita: cercando la verità. Alètheia — dal greco, “ciò che non è più nascosto” — diventa il titolo e il filo conduttore di una collezione che riflette sul presente, tra precarietà, contraddizioni del sistema moda e l’eco della guerra.
La stilista racconta di aver affrontato questa stagione con la consapevolezza di una creatività messa alla prova da eventi troppo grandi per essere contenuti. In passerella emerge quindi il bisogno di tornare all’essenziale: persistere nel proprio mestiere con la coscienza chiara delle priorità, senza cedere all’illusione di una moda distante dal mondo che la circonda.
Un dialogo tra moda e tecnologia
Un dettaglio simbolico segna la sfilata: le cuffie Sony WH-1000XM6 indossate dalle modelle. Non solo accessorio hi-tech, ma barriera protettiva e ricettore di calma, emblema di un lusso intimo e silenzioso. In questa scelta si legge il tentativo di restituire allo spettatore un’immagine di protezione e respiro, in contrasto con la frenesia e il rumore dei tempi moderni.
La collezione: memoria, trasformazione, pace
Liberatore guarda al passato per immaginare il futuro. I tessuti recuperati da biancheria e letti di un tempo, simboli di qualità e bellezza dimenticate, si reincarnano in giacche e soprabiti avorio. Jersey a taglio vivo, voile di cotone, jacquard e pizzi stampati diventano capi oversize dalle linee fluide: giacche circolari, camicie intarsiate, gonne componibili che si trasformano in cinture, tracolle e persino borse multiuso.
La palette cromatica si apre su neutri e avori, si accende di rossi aragosta e blu intensi, per poi dissolversi in sfumature brumose e profonde. Anche il ritmo della sfilata si fa manifesto: lento, quasi meditativo, per esaltare la grazia naturale di chi sceglie di rallentare e comprendere, rivendicando il diritto di vivere in pace.
Un percorso oltre Milano
La sfilata segna solo l’inizio di un viaggio: dopo la Fashion Week, Francesca Liberatore volerà a Tashkent come ospite d’onore dell’Ambasciatore Italiano in Uzbekistan per rappresentare l’eccellenza del Made in Italy durante la serata di chiusura ufficiale dell’11 ottobre.
Con Alètheia, Francesca Liberatore non propone semplicemente una collezione, ma un invito a recuperare ciò che abbiamo dimenticato: la verità, la lentezza, la pace. È una moda che non urla, ma sussurra; che non cerca di stupire con l’effimero, ma di restare impressa come un gesto di sincerità. In un mondo che accelera senza tregua, la sua passerella diventa un atto di resistenza poetica, un inno silenzioso al coraggio di fermarsi e guardare oltre.
Per approfondire la storia e l’impatto culturale della manifestazione puoi consultare anche Vogue Italia.
Fonte immagine: archivio personale.