Uno degli argomenti più dibattuti degli ultimi anni è il fast fashion e le sue disastrose conseguenze ambientali e sociali. In questo contesto, è importante riflettere su come possiamo fare la nostra parte. Un metodo esiste e prende il nome di slow fashion, ovvero “moda lenta”. Si tratta di un movimento in netta opposizione all’ultra fast fashion, che si basa sulla vendita di enormi quantità di abbigliamento nel minor tempo possibile. La slow fashion, invece, ci invita a fermarci, riflettere e scegliere con consapevolezza.
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Fast fashion vs slow fashion: un confronto
| Caratteristica | Fast fashion | Slow fashion |
|---|---|---|
| Produzione | Di massa, veloce, focalizzata sulle tendenze immediate. | In piccole serie o su richiesta, spesso artigianale e locale. |
| Materiali | Prevalentemente sintetici (poliestere, acrilico), di bassa qualità. | Naturali, biologici (cotone organico, lino), riciclati e innovativi (tencel). |
| Qualità e durata | Bassa, progettata per durare poche stagioni (“usa e getta”). | Alta, progettata per durare nel tempo, con uno stile senza tempo. |
| Impatto umano | Spesso associata a sfruttamento della manodopera e salari bassi. | Etica, con condizioni di lavoro e salari equi (spesso certificati Fair Trade). |
| Approccio al consumo | Incoraggia l’acquisto impulsivo e frequente. | Promuove l’acquisto ponderato e consapevole (“compra meno, scegli meglio”). |
L’obiettivo dello slow fashion: qualità, etica e durata
Il principio di fondo dello slow fashion è un cambiamento nell’approccio alla moda, verso una maggiore consapevolezza di ciò che indossiamo. L’obiettivo è prediligere capi creati in modo etico e sostenibile. I capi slow fashion hanno caratteristiche precise: sono realizzati con materiali a basso impatto ambientale, come tessuti biologici o riciclati, e da una manodopera che opera in condizioni di lavoro eque, come promosso da movimenti globali come Fashion Revolution. La qualità è un punto cardine: i capi sono creati per durare nel tempo, spesso con uno stile minimal e versatile. Questo movimento valorizza le competenze artigianali e promuove un rapporto più personale e responsabile con i nostri vestiti.
Come approcciarsi allo slow fashion: la regola delle tre “R”
Fare questo passo può sembrare difficile all’inizio, per questo un consiglio è procedere a piccoli step. Un metodo utile è la regola delle tre “R”: Riduci, Riusa, Ricicla. Questo approccio aiuta a sviluppare nuovi comportamenti di consumo in linea con la sostenibilità.
1. Riduci
Il primo passo consiste nel ridurre gli acquisti impulsivi di abbigliamento. L’industria del fast fashion prospera sulla domanda costante dei consumatori. Riducendo la frequenza dei nostri acquisti e privilegiando la qualità rispetto alla quantità, possiamo contribuire a invertire questa tendenza. L’ideale è creare un guardaroba capsula, con pochi pezzi di alta qualità facilmente abbinabili tra loro.
2. Riusa
Il secondo passo è riusare ciò che già possediamo. Questo non significa solo indossare di nuovo vecchi vestiti, ma anche dar loro nuova vita. Un vecchio jeans può diventare una borsa o degli shorts. Imparare a fare piccole riparazioni o a modificare i capi (upcycling) può essere un modo creativo per rinnovare il proprio guardaroba senza comprare nulla di nuovo. Questo approccio stimola la creatività e promuove un’economia circolare.
3. Ricicla
L’ultimo passo è il riciclo. Quando un capo non ci serve più, invece di buttarlo, possiamo dargli una seconda possibilità. Organizzare scambi di vestiti con amici (swap party), vendere tramite app di second hand o donare ad associazioni benefiche sono ottimi modi per rimettere in circolo i vestiti. Come sottolineato da enti come il Parlamento Europeo, la gestione dei rifiuti tessili è una sfida ambientale enorme. Ora che conosci i principi dello slow fashion, non ti resta che provare. Ricorda che anche un piccolo gesto può fare una grande differenza.
Fonte immagine: Pixabay
Articolo aggiornato il: 19/09/2025

