Boris ricalca un’amara realtà socio-politica

Boris

A distanza di dieci anni dalla messa in onda su Fox dell’ultima stagione, la ‘fuoriserie’ italiana Boris fa ancora parlare di sé, a maggior ragione a seguito dell’annuncio attesissimo di una quarta stagione, accolto con trepidazione dai fan. Certo non sarà semplice dare un seguito degno al lavoro degli sceneggiatori Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, essendo peraltro il loro prodotto perfettamente concluso e chiarissimo negli intenti già nelle prime tre stagioni.

É complicato dare una definizione alla serie, poiché descriverla come comica o satirica appare indegnamente riduttivo. La sua potenza sta nella maniera sagace e graffiante di delineare le caratteristiche non solo della televisione e del cinema nostrano, ma di un intero paese.

Boris è denuncia politica e sociale, sincera e disinibita e il suo suscitare risate è solo il pretesto per una presa di coscienza amara sulla realtà italiana.

Boris fornisce un nitidissimo spaccato tragicomico della società italiana e di alcune sue falle. Racconta l’Italia dei compromessi e degli arrampicatori sociali, dell’arrivismo e delle raccomandazioni, dei soprusi e delle umiliazioni. Il quadro è quello di un set televisivo, in cui si lavora alle riprese de ‘Gli occhi del cuore 2’, tipica sitcom all’italiana dall’ambientazione ospedaliera, il cui protagonista Stanis La Rochelle è proprio ironicamente lo stesso Piero Sermonti noto al pubblico per l’interpretazione del dottor Guido in ‘Un medico in famiglia’.

Le dinamiche del set ricalcano molto una società frustrata, divisa tra il sognatore che si trova a scendere a compromessi per pagarsi da vivere e il mediocre che si limita a fare poco e male, cullandosi sugli allori del posto di lavoro fisso e garantito. Questa frustrazione si risolve in una piramide di sopraffazione, per cui ognuno bistratta il sottoposto: Biascica con ‘lo schiavo’ Lorenzo, così come Arianna con l’ultimo arrivato, lo stagista Alessandro. Con la sua personalità timorosa, Alessandro incarna perfettamente lo stallo e l’incertezza delle nuove generazioni che stentano a tenersi al passo con le dinamiche di una società che non li sostiene e svilisce i sogni e le aspettative per il futuro: così Alessandro si presta a tutto e accetta quel che può, tenendo a mente una meta che probabilmente neanche esisterà.

La televisione non fa altro che riflettere, con i contenuti proposti, i connotati per molti versi discutibili del pubblico cui si rivolge, risultando inondata da produzioni mirate ad un intrattenimento frivolo, che susciti una risata facile e che distolga dal dramma socio-politico in cui attualmente versiamo. Il punto principale è che questo è proprio quel che desidera l’italiano medio, che tendenzialmente preferisce programmi anche insulsi e di bassa qualità, che tuttavia gli offrano una via di fuga e di svago.

Ma la televisione italiana non vuole forse gettare in pasto al pubblico la propria vittima, come Lorenzo per Biascica? Ci troviamo spesso di fronte a spettacoli televisivi spazzatura, con protagonisti personaggi eccentrici e discutibilissimi, che divertono e soprattutto nutrono l’ego del telespettatore, che, paralizzato davanti allo schermo, trova qualcuno con cui confrontare la propria mediocrità e sollevarsene, traendo soddisfazione dalla constatazione che c’è chi è peggio. Biascica fa esattamente lo stesso ed è questo il motivo per cui non riesce ad andare avanti nel lavoro senza potersela prendere con Lorenzo.

Ancor più pericolosamente, alcuni programmi danno l’illusione di un’attenzione socio-politica, soltanto perché imbibiti di riferimenti in forma superficiale, sommaria ed edulcorata alle tematiche di maggior tendenza. Eppure l’italiano medio se ne compiace e trae materiale per formulare le sue opinioni dozzinali, non consapevoli e spesso pilotate.
Il dramma portato in scena da Boris è che un cambiamento non è atteso nella misura in cui non se ne percepisce l’esigenza: se la televisione è riflesso di un certo tipo di pubblico e dunque della società, il problema appare ben più radicale e profondo. Una verità amara che Boris non teme di ricalcare, dando il proprio contributo a quel muovere le coscienze di cui mai come oggi necessitiamo.

Fonte immagine: Wikipedia

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