Charlie Chaplin e Buster Keaton, tra i più influenti cineasti del XX secolo, erano legati da un rapporto non solo professionale ma anche personale in un percorso che li ha visti spesso guardarsi con diffidenza e altri invece in cui si sono sostenuti con forza e affetto. Riuscire a riconoscere l’uno la grandezza dell’altro li ha portati anche a condividere una delle scene più iconiche del cinema regalando una gag che mette in luce il prodigioso talento di entrambi.
Il primo cinema del ‘900 negli Stati Uniti
Il cinema degli inizi del’900 era un cinema sperimentale improntato maggiormente a mostrare il fenomeno delle “immagini in movimento” piuttosto che narrare una storia. L’organizzazione delle immagini era spesso infatti scomposta, difficile da seguire e soprattutto aveva bisogno di un narratore presente nelle sale che spiegasse o narrasse quello che veniva presentato al pubblico. Pubblico che in breve tempo iniziò a perdere interesse per questo nuovo fenomeno e fu a questo punto che nacquero, soprattutto negli Stati Uniti e in Francia, le grandi sale cinematografiche che offrivano ingressi a prezzi più ridotti dando quindi la possibilità a classi proletarie e operaie di poter usufruire di questo nuovo servizio di intrattenimento.
Fu qui che il cinema subì un primo cambiamento: essendo le sale più ampie era impensabile avere un narratore per cui si passò alla proiezione delle didascalie esplicative, e le trame si semplificarono per rendere lo spettacolo più scorrevole; ovviamente le pellicole che venivano proiettate erano estremamente brevi (avevano una durata tra gli 8 e i dodici minuti) ed erano mute. Soprattutto nella prima produzione cinematografica comica le trame erano incentrate su inseguimenti tra polizia e ladri, risse rocambolesche, sberle, pugni, tutto ad una velocità importante: era nato lo slapstick. Le comiche più popolari furono certamente quelle di Sennet, ma stancarono presto e fu così che le strade di Charlie Chaplin e Buster Keaton si incontrarono.
Il cinema di Charlie Chaplin e Buster Keaton
Le proposte cinematografiche di questi due artisti erano assolutamente straordinarie e innovative sotto tutti i punti di vista. È importante premettere che sia i personaggi di Charlot che The Stone Face hanno avuto una genesi graduale, e inoltre i due non erano solo attori: come scrisse Buster Keaton nella sua autobiografia (nel bellissimo capitolo Quando il mondo era nostro) «in quei giorni spensierati ci divertivamo tutti a fare commedie. Lavoravamo molto. Seguivamo tutta la lavorazione del film. Ai vecchi tempi noi – Chaplin, Lloyd, Harry Langdon e io – lavoravamo con gli sceneggiatori fin dal giorno in cui delineavano la trama. Controllavamo la scenografia, il cast, le ambientazioni (…). Eravamo noi a dirigere i nostri film, creando le gag mentre giravamo».
Questo era il modo di lavorare dei due cineasti, quindi non solo attori ma anche registi, sceneggiatori, addetti al montaggio e alla fotografia. Soprattutto il tipo di eroe che proponevano era diverso: quello di Chaplin era un vagabondo, dai vestiti strappati e sempre alla ricerca di cibo e riparo da un mondo che era troppo duro con lui, mentre il personaggio di Keaton non era certamente uno straccione, ma neanche un benestante, molto più astuto e scaltro del piccolo ometto di Chaplin. Lo stesso Keaton definì il vagabondo di Chaplin “un fannullone” riconoscendone comunque la grandezza su tutti i piani, anche se in età più matura.
Charlie Chaplin e Buster Keaton: storia di un’amicizia
I due fenomeni cinematografici lavorarono insieme alla creazione del cinema moderno, ma su due piani diversi, estremamente chiari dalle pellicole che hanno prodotto. Nonostante i piani di lavoro diversi i due non smisero di confrontarsi sia su quanto prodotto cinematograficamente, ma anche su altri aspetti che riguardavano ad esempio la politica e la visione della società: Chaplin abbracciava l’ideologia comunista, Keaton sosteneva le idee di Chaplin ma, per sua stessa ammissione, conosceva ben poco di politica (non più né meno di Chaplin), ma il suo collega non ammetteva essere contrariato e questo lo portò addirittura ad essere esiliato dagli Stati Uniti.
Chaplin e Keaton condivisero i momenti di popolarità assoluta, ricchezza oltre i limiti dell’immaginazione, vissero la Hollywood degli anni ‘20, sempre guardandosi con rispetto e stima. Quando arrivò il sonoro nel cinema le cose cambiarono drasticamente: Chaplin decise coraggiosamente di lasciare Charlot perché il suo omino la voce non doveva averla perché era nato muto (anche se è molto più probabile che fu la voce poco accattivante di Chaplin il vero ostacolo); Keaton si adattò al cinema sonoro perché aveva una voce valida per quel nuovo tipo di proiezioni. Eppure le carriere dei due andarono per quasi in stallo: Chaplin per questioni legate alla politica, Keaton per importanti problemi economici e per una forte dipendenza dall’alcool.
Fu solo nel 1951 che Chaplin contattò Keaton chiedendogli di partecipare ad una gag per il suo film Limelight (Luci della ribalta), ultimo che girerà negli Stati Uniti (nel 1952 il dilagare del maccartismo colpì anche lui che, dopo essere partito per l’Europa non potrà più rientrare negli USA fino poi al 1972). Questa gag è di importanza storica nel cinema perché è l’unica in cui i due nelle loro carriere recitarono insieme: un ritorno a quella comicità che li aveva caratterizzati e resi immortali, una scena spiritosa in maniera classica, elegante ed equilibrata. Eppure, come Keaton racconta nella sua autobiografia, il momento dell’incontro con Chaplin per discutere della scena fu di nuovo un momento di confronto, questa volta sulla televisione: Chaplin la detestava, Keaton ne tesseva le lodi perché era stata proprio la partecipazione a programmi televisivi ad evitargli la catastrofe economica. Insomma i due cineasti non smettevano di punzecchiarsi e di ammirarsi allo stesso tempo.
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