Classifica film: i dieci migliori di sempre

Classifica film: i dieci migliori di sempre

Sono tanti i film che vediamo nel corso della nostra vita e, a discapito di essere cinefili appassionati, critici intransigenti o ignoranti in materia ci capita spesso di stilare quella che, secondo noi, è una classifica dei film migliori. Tuttavia, compilare una lista dei migliori film di sempre risulta essere un’utopia irrealizzabile in quanto il criterio di giudizio su cui si basa sul gusto personale, ma anche perché il cinema è una forma d’arte in continuo aggiornamento e tanti film vengono prodotti ogni anno.

Consapevoli di questi limiti non trascurabili anche noi di Eroica Fenice abbiamo deciso di stilare una classifica film. Sappiamo benissimo che nemmeno questa è da considerarsi definitiva ed intoccabile, dato che sarete in molti a notare evidenti (e di sicuro imperdonabili) mancanze. Ma anche in questo caso il criterio usato è, oltre all’importanza dei film presi in esame nella storia del cinema, anche il gusto personale di chi scrive.

Classifica film. I 10 migliori

10. Kill Bill vol.1 & vol.2Quentin Tarantino (2003, 2004)

Iniziamo questa classifica film con il dittico di Kill Bill, diretto da Quentin Tarantino. Tutto ha inizio con il primo piano di una sposa distesa sul pavimento e ricoperta di sangue, mentre un misterioso uomo le si avvicina per darle il colpo di grazia: da un lato Black Mamba e dall’altro il suo capo Bill. Adirata per aver visto rovinato il giorno più importante della sua vita, la “Sposa” inizierà un viaggio marchiato della vendetta, con un solo ed unico scopo: uccidere Bill. Un viaggio così lungo che per narrarlo sono necessari addirittura due film.

La saga di Kill Bill (da intendere come un unico lungometraggio e non come due parti distinte tra loro) proietta Quentin Tarantino nel nuovo millennio. Dopo i successi giunti negli anni ’90 grazie a Le Iene e Pulp Fiction, il regista di Knoxville propone una storia sulla vendetta divisa in dieci capitoli e che dispensa omaggi al cinema di Sergio Leone, a quello fratelli Shaw e al cinema di arti marziali.

Il motivo per cui Kill Bill si trovi spesso nella classifica film di ogni appassionato e non è anche per scene divenute iconiche: Uma Thurman in tuta gialla che usa la spada Hanzo per affettare l’esercito degli 88 folli di O-Ren Ishii, l’antagonista principale della prima parte interpretata da Lucy Liu, o anche il duro ed estenuante addestramento che la “Sposa” ha con il maestro Pai Mei. E non dimentichiamoci del celebre dialogo sulla filosofia dei supereroi messo in scena da Bill, interpretato dal compianto David Carradine.

9. Qualcuno volò sul nido del cuculo – Milos Forman (1975)

Un genere totalmente diverso per uno dei film più celebri degli anni ’70 diretti dal regista cecoslovacco Milos Forman: Qualcuno volò sul nido del cuculo.

Patrick Murphy è un detenuto che, sospettato di avere una malattia mentale, viene mandato nell’ospedale psichiatrico di Salem. Qui entra in contatto con i pazienti dell’istituto e soprattutto con l’intransigente infermiera Ratched e proprio verso quest’ultima Patrick mostrerà il proprio atteggiamento insofferente e ribelle verso le regole. In questo modo riesce a coinvolgere anche gli altri pazienti, cercando di regalare loro la libertà che gli è stata a lungo negata.

Qualcuno volò sul nido del cuculo è entrato nella storia del cinema per essere stato uno dei pochi film ad aver vinto i cinque maggiori Oscar: miglior film, miglior regista, miglior attore, miglior attrice e migliore sceneggiatura non originale. Il motivo del suo successo sta sicuramente nella maestria di Jack Nicholson e Louise Fletcher, bravissimi in ruoli che li hanno resi immortali, ma anche nella sottile denuncia verso il modo in cui la malattia mentale viene trattata e sui discutibili metodi adoperati nei confronti di essa. In una classifica film quello che è il lungometraggio più famoso ed apprezzato di Forman non può di certo mancare.

https://youtu.be/THFGw1hMGt0

8. Il settimo sigillo – Ingmar Bergman (1957)

Considerato uno dei maggiori registi europei, Ingmar Bergman ha girato tantissimi film che si possono paragonare a degli enormi saggi sulla filosofia, sull’etica e sulla religione. Il settimo sigillo, girato nel 1957, è uno di questi.

Il cavaliere Antonius Block, appena tornato dalle crociate in Terrasanta, si trova su una spiaggia. Qui incontra la Morte, giunto sul luogo per portarlo con sé. Antonius però propone al tristo mietitore di sfidarlo ad una partita a scacchi, in modo da ritardare la propria dipartita dal mondo. La Morte, convinta di vincere, accetta. Durante la partita il cavaliere ha anche modo di interagire con vari personaggi, accomunati a lui per aver vissuto la vita nel peccato e divisi da un desiderio di espiazione e una rassegnazione ad abbandonarsi ai piaceri.

Vincitore della decima edizione del festival di Cannes, Il settimo sigillo è forse un dei film più celebri di Bergman. Lo si trova facilmente anche nella classifica film di chi non apprezza maggiormente quel genere di film filosofici e cerebrali, in quanto riesce comunque a colpire nel profondo. Il maestro svedese ci propone una riflessione intensa sulla religione e sulla vita (non a caso il padre di Bergman era un pastore protestante) sullo sfondo di un medioevo che sembra uscito da un affresco gotico, magari da uno dei celebri cicli del Trionfi della morte. Interprete principale del cavaliere è Max von Sydow, attore feticcio di Bergman che poi lavorerà anche in produzioni hollywoodiane (una su tutte, L’esorcista).

7. Viale del Tramonto – Billy Wilder (1950)

La classifica film prosegue con un classico del cinema hollywoodiano diretto da Billy Wilder, Viale del Tramonto.

A Los Angeles negli studi della Paramount lavora lo sceneggiatore Joe Gillis. Indebitato e con la polizia alle calcagna, il giovane si imbatte nella villa dell’ex diva del muto Gloria Swanson e decide di rifugiarvisi fino a quando le acque non si saranno calmate. Questa è l’occasione d’oro per Gloria, caduta in disgrazia per colpa dell’avvento del cinema sonoro, la quale propone a Joe la sceneggiatura per un film su Salomè che dovrebbe riportarla alla ribalta. Tuttavia l’incompatibilità di carattere tra i due e l’estrema gelosia di Gloria porteranno a tragiche conseguenze.

Si tratta di uno dei film più importanti del cinema americano, in quanto critica il mondo falsamente luccicante di Hollywood. Viene infatti mostrato il lato più cinico e crudele della fabbrica dei sogni in un momento fondamentale per la storia del cinema, quello del passaggio dal muto al sonoro. Gli attori e le attrici di punta che avevano dato lustro ad Hollywood nei primi anni della sua storia furono messi da parte quando si scoprì che non furono adatti per il “salto di qualità” imposto dalle majors e tra questi c’è proprio Norma Desmond.

All’attrice decaduta non resta quindi che vivere nelle polverose glorie del proprio passato, rappresentate da una villa decadente e spettrale, piena zeppa di foto dell’attrice e popolata da spettri del cinema muto: Buster Keaton, Cecil B. Mille e naturalmente Erich von Stroheim che interpreta il maggiordomo, nonché marito di Norma, Max. Un film duro, spietato su di un mondo che ci fa sognare come quello del cinema, ma allo stesso tempo dannatamente bello e necessario per comprendere le spietate logiche che regolano lo star system.

6. Quei bravi ragazzi – Martin Scorsese (1990)

Nella filmografia del regista italoamericano Scorsese una delle tematiche prevalenti è quella della criminalità organizzata. e nel 1990 dirige uno dei suoi film più interessanti per quanto riguarda il genere, Quei Bravi Ragazzi.

1955. Nel quartiere newyorkese di Brooklyn vive Henry Hill, un giovane di natali irlandesi ed italiani. Attratto fin dalla tenera età dal mondo della mafia e dai presunti vantaggi che potrebbe ricavarne Henry entra subito nelle grazie del boss locale Paul Cicero e stringe un forte legame con i soci e amici Jimmy Conway e Tommy DeVito. I soldi, il potere e le donne arriveranno presto, ma con essi anche la crudeltà di un mondo votato all’egoismo puro.

Rispetto alla gran parte dei crime movies, Quei bravi ragazzi si presenta più come un documentario sugli usi e i costumi del mondo della malavita italoamericana, a cui viene unita una narrazione grottesca e quasi comica. Pur soffrendo di una leggera tendenza allo stereotipo, il film di Scorsese riesce ad essere una godibile epopea su una famiglia italoamericana pur essendo dissimile sul lato narrativo da capolavori come Il padrino. Tra gli interpreti l’immancabile Robert de Niro nel ruolo di Jimmy Conway e Joe Pesci nel ruolo di Tommy deVito (interpretazione che gli varrà l’oscar come miglior attore non protagonista).

https://youtu.be/oho2Y5rFMbk

5. Ladri di biciclette – Vittorio de Sica (1948)

In una classifica film non può di certo mancare un film italiano e la scelta è ricaduta su Ladri di biciclette, caposaldo del neorealismo girato da Vittorio de Sica.

In una Roma in pieno secondo dopoguerra il disoccupato Antonio Ricci trova lavoro come attacchino comunale. Un giorno, mentre sta appendendo un manifesto, vede la propria bicicletta rubata da un ladro. Disperatosi per la perdita del mezzo che gli serve per lavorare assieme al figlioletto Bruno si lancia nella sua ricerca, girando in lungo e in largo la capitale.

Nato da un soggetto di Cesare Zavattini, Ladri di biciclette è entrato di diritto nella storia del cinema in quanto ha proposto al mondo un nuovo modo di girare film: attori non professionisti, la strada che sostituisce gli studi di posa come palcoscenico e una regia che si concentra sui tempi morti della narrazione per far risaltare la psicologia dei personaggi

4. La finestra sul cortile – Alfred Hitchcock (1954)

Tra tutti i capolavori girati dal “maestro del brivido” inglese un posto di particolare rilievo è occupato da La finestra sul cortile, film tratto dall’omonimo racconto di Cornell Woolrich.

Il fotografo e reporter Jeff Jefferies è costretto a stare su una sedia a rotelle in seguito ad un incidente sul lavoro. Egli trascorre così le giornate ad osservare i vicini di casa che abitano nel palazzo di fronte al suo, spiandoli con il teleobiettivo della sua macchina fotografica. La routine viene però interrotta quando proprio uno degli inquilini di quel palazzo, la signora Thorwald, scompare. Aiutato dalla fidanzata Lisa e dall’infermiera Stella, Jeff dovrà cercare di fare luce sul mistero.

Con questo film Alfred Hitchcock ha letteralmente giocato con il mezzo cinematografico e con la sua forza attrattiva. La finestra sul cortile interroga, in fin dei conti, noi stessi e il rapporto che abbiamo con il cinema, il cui emblema è la viva partecipazione di Jeff alle vicende dei suoi vicini seppur in una posizione di immobilità (similitudine a dir poco geniale per descrivere la partecipazione dello spettatore che, immobile sulla poltrona della sala, partecipa con vivo interesse alle vicende del film). A ciò contribuisce anche la prevalenza che Hitchcock fa dell’uso della soggettiva, enfatizzando ancor di più l’immedesimazione dello spettatore. A recitare in questo film sono poi due attori feticcio del regista londinese: James Stewart e Grace Kelly.

3. Lawrence d’Arabia – David Lean (1962)

Siamo giunti sul podio della nostra classifica film e ad occupare il gradino più basso (ma non per questo meno importante) è il kolossal di David Lean Lawrence d’Arabia.

Il film ripercorre la vita e le imprese di Thomas Edward Lawrence, il tenente inglese che durante il primo conflitto mondiale riuscì a riunire sotto un’unica bandiera le varie tribù arabe per sottrarre ai Turchi la città di Aqaba sul Mar rosso, punto di interesse per la politica espansionistica dell’impero britannico. Tuttavia “Lawrence d’Arabia”, il nome adottato dal tenente, è poco incline ai doveri della Corona e la propria impresa è dettata più da motivi romantici che dal puro desiderio di potere.

Vincitore di sette premi Oscar, Lawrence d’Arabia è da molti considerato uno dei film più belli di tutti i tempi. I motivi per ritenere valida questa affermazione sono tanti: la magistrale interpretazione di Peter O’Toole nel ruolo di Lawrence (senza dimenticare Omar Shariff), i lunghissimi campi con cui viene inquadrato il deserto del Cairo e l’epica colonna sonora firmata da Maurice Jarre.  Lawrence d’Arabia è tutto questo e molto altro, nonché l’ultimo grande kolossal del cinema hollywoodiano classico.

2. Quarto Potere – Orson Welles (1941)

Altro film che nelle classifiche ufficiali e non si trova sempre in vetta a tutti gli altri è Quarto Potere, lungometraggio con cui il regista Orson Welles debuttò all’età di venticinque anni.

Il magnate dell’editoria Charles Foster Kane si è rinchiuso nella fortezza personale che ha rinominato Candalù. È oramai in punto di morte ma, prima del trapasso, fa cadere a terra una palla di vetro e pronuncia un’ultima parola: «Rosebud», tradotto in italiano come «Rosabella». A cercare di scoprire il significato di questa parola viene inviato il giornalista Jerry Thompson e tramite quest’indagine viene ripercorsa (attraverso un lungo flashback) la vita di Kane, tramite le testimonianze delle persone che lo hanno conosciuto. Ne viene fuori il ritratto di un uomo ambizioso ma infantile, tanto capace di manipolare i media a proprio piacimento quanto di perdere le uniche persone che provano affetto per lui.

L’American Film Institute, la BBC e tante altre associazioni cinematografiche nonché critici del settore ed appassionati, sono tutti quanti concordi nel considerare Quarto Potere uno dei film migliori di tutti i tempi. Il suo regista Orson Welles convinse la Radio Keith Orpheum, la casa di produzione per cui lavorava, a concedergli carta libera per il suo film (in un’epoca come quella tra gli anni ’30 e gli anni ’50 in cui i registi dovevano sottostare alle direttive delle case per cui giravano). Il risultato fu quello di un film tecnicamente innovativo per l’epoca: pensiamo solo all’uso del piano-sequenza (introdotto, secondo molti critici, proprio da Orson Welles), la profondità di campo, l’uso del grandangolo e la struttura temporale frammentaria e non lineare, quest’ultima caratteristica considerata un tabù per il cinema classico hollywoodiano che esigeva la linearità della narrazione. A tutto ciò va aggiunta anche quella che sembra essere una chiara critica nei confronti del potere, in particolare di come i mass media vengano usati da personaggi di prestigio per aumentare il proprio status. Che piaccia o meno, Quarto Potere ha segnato profondamente la storia del cinema com’era conosciuta fino a quel momento e si merita un posto anche in questa classifica film.

https://youtu.be/JPa2_znKDsk

1. C’era una volta in America – Sergio Leone (1984)

Ad occupare il primo posto di questa classifica film c’è l’ultima opera di un grande regista, una leggenda del cinema: Sergio Leone con C’era una volta in America.

Siamo nella New York degli anni ’30, in piena epoca del proibizionismo. Noodles, bandito ebraico, si trova in un teatro cinese a fumare oppio. Due gangster lo stanno cercando, ma Noodles riesce a scappare e si reca in una stazione ferroviaria dove apre una cassaforte. Passano gli anni e Noodles, invecchiato, torna in città per incontrare l’amico Moe nel bar da lui gestito. I ricordi così riaffiorano e Noodles si ricorda dei suoi amici Max, Patsy, Cockeye e Dominic con i quali forma un piccolo gruppo dedito a crimini di ogni natura. Dalla fanciullezza all’età adulta scopriamo come i nostri protagonisti riescano ad allargare il loro campo di potere e di affari, dagli anni ’20 agli anni ’30.

Ultimo tassello della “trilogia del tempo” assieme a C’era una volta il west e Giù la testa, C’era una volta in America non incontrò subito il favore del pubblico (addirittura nelle sale americane uscì una versione mutilata di un sacco di minuti e rimontata in modo differente da quanto pensata da Leone) e solo più tardi è stato rivalutato fino a divenire il cult che tutti noi conosciamo. Quello girato dal regista romano non è un semplice film sulla mafia. È un’opera in cui predomina la nostalgia, lo scorrere inevitabile del tempo e i ricordi, elementi che vengono mostrati tramite una cronologia frammentaria e non lineare. Il film, che oltre all’immancabile colonna sonora di Ennio Morricone vanta la presenza di Robert de Niro, Joe Pesci e James Wood, vinse il David di Donatello nel 1985 come miglior film straniero e due Golden globe per la migliore regia e la migliore colonna sonora.

Fonte immagine copertina: 

A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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