Dragon Ball Super: Super Hero, Toriyama alla riscossa

Dragon Ball

Dragon Ball Super: Super Hero ha debuttato nelle sale cinematografiche giapponesi lo scorso giugno, ma fa ancora parlare tantissimo di sé a distanza di mesi. 
I motivi sono semplici e lampanti: il maestro Toriyama Akira è tornato alla riscossa, dopo un periodo di supervisione alquanto pigra (d’altronde è sempre stato uno dei suoi tratti più caratteristici) degli ultimi prodotti legati al nuovo universo di Dragon Ball Super. 
Se, infatti, il suo nome compare su tutta la nuova linea di fumetti, lungometraggi ed episodi dell’adattamento animato, il film “Super Hero” è il primo della serie in cui si vede chiaramente la sua mano.
C’è un evidente ritorno ai vecchi fasti: riappare l’organizzazione criminale paramilitare del Red Ribbon (armata del Fiocco Rosso in italiano), presa direttamente dalle prime avventure dell’allora giovanissimo Son Gokū; viene adottato un tipo di umorismo tipico del primo Toriyama; c’è uno shift significativo nella messa a fuoco dei personaggi principali: i tanto amati Gokū Vegeta infatti, lasciano il posto a Piccolo Gohan, le vere stelle di questo lungometraggio.

Con Dragon Ball Super: Super Hero, sembra che Toriyama abbia voluto prendersi anche delle piccole rivincite personali sulle scelte passate del pubblico votante di Weekly Shōnen Jump, la celebre rivista di Shūeisha su cui il manga veniva serializzato periodicamente, che influenzarono lo sviluppo narrativo della serie.
Dopo la Saga di Cell, infatti, il ruolo di personaggio protagonista sarebbe dovuto passare da Gokū a suo figlio Son Gohan, apparentemente destinato a diventare il nuovo essere più forte dell’universo di Dragon Ball. 
Purtroppo questo cambio di direzione, insieme ad altre scelte, tra cui il design rozzo e muscolare tanto caro a Toriyama di Cell semi-perfetto (conosciuto anche come Second Form), non andarono giù ai lettori che, tramite il sistema di votazione a cartoline di Jump e lettere inviate all’editor, resero cristallino il loro malcontento.

A distanza di 27 anni dalla fine della serializzazione del manga, questo lungometraggio si è dimostrato uno splendido omaggio al vero Dragon Ball; libero dall’influenza dei lettori, con cui Toriyama è riuscito a esprimere al meglio il suo volere e il suo estro.
Il prodotto finale, infatti, è uno dei film  più belli mai dedicati alla serie giapponese e grande campione di incassi su piano globale.
L’evoluzione di Piccolo, il ruolo che gli è stato dato nella pellicola e il modo in cui gestisce le relazioni con personaggi cardine come Gohan e Pan (la figlia di Gohan e Videl), fanno stringere il cuore di chi ha seguito la sua storia dal principio, nel migliore dei sensi. 
Gohan, ormai dedicatosi completamente alla vita accademica, torna a splendere nell’emozionante scontro finale del film (sulla trasformazione avremmo ovviamente qualcosa da ridire, ma chiudiamo un occhio per il maestro Toriyama), ed è davvero difficile non versare nemmeno una lacrimuccia durante l’ultimo scambio di battute tra il giovane mezzo saiyan e il suo mentore namekkiano (diciamo anche papà spirituale, dato che fare il genitore non è mai stato il forte di Gokū).

Ricapitolando: Piccolo è diventato il padre tsundere che noi tutti desideriamo; Gohan ha finalmente alzato la testa dai libri; Pan è una potenziale nuova protagonista coi fiocchi e degna erede di nonno Gokū e papà Gohan; il Cell nerboruto e possente amato da Toriyama è tornato, assieme a un’altra delle sue invenzioni preferite che ha partorito nella saga di Majin Bū: la fusione
C’è bisogno di altro per convincervi a guardarlo o a rivederlo per la decima volta?

Se non riuscite ad avere abbastanza di Dragon Ball e non l’avete ancora fatto, vi consigliamo di leggere il manga, che Star Comics sta raccogliendo in una versione di lusso con uscita a cadenza mensile: la nuovissima Ultimate Edition!


Fonte immagine copertina: Pixabay

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A proposito di Christian Landolfi

Studente al III anno di Lingue e Culture Comparate (inglese e giapponese) presso "L'Orientale" di Napoli e al I anno di magistrale in Chitarra Jazz presso il Conservatorio "Martucci" di Salerno. Mi nutro di cultura orientale in tutte le sue forme sin da quando ero piccino e, grazie alla mia passione per i viaggi, ho visitato numerose volte Thailandia e Giappone, oltre a una bella fetta di Europa e la totalità del Regno Unito. "Mangia, vivi, viaggia!"

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