Un’isola, delle persone e il disagio della civiltà. Sono questi gli elementi fondanti su cui Ron Howard decide di strutturare la trama e le forme del suo nuovo film, “Eden” uscito al cinema questo 10 Aprile qui in Italia. Una storia, quella di alcuni coloni europei che si trasferirono sull’isola di Floreana nelle Barbados col fine di sfuggire alla guerra adottando un nuovo stile di vita, ascetico ed in contatto con la natura vera, che pone le basi in termini narrativi per una costruzione di soggetto degno di nota. Un survival movie dalle tinte fosche, che vorrebbe essere un thriller avvincente, ma risulta poco più dell’ antologia di una storia grottesca e a tratti strampalata, rifinita tuttavia da un’ottima fotografia, una scenografia coerente, una buona regia e delle prove attoriali, talvolta soprendenti, da parte di un interessante assortimento di attori e attrici.
Regia e Cast di Eden
Sebbene Ron Howard si dimostri ancora abile e attento dietro la cinepresa mantenendo una precisione che definisce la linea generale della pellicola che, tutto sommato, si rivela una visione piacevole e rilassante, il film non eccelle o spicca sul piano visivo, dimostrandosi poco impattante (nonostante le suggestive e sempre eccellenti musiche di Hans Zimmer), e risultando inevitabilmente un’esperienza di peso medio. Solo la qualità delle performance del cast dà un po’ di luce al tutto, con un Jude Law sempre professionale, un Daniel Brhul coerente ed impegnato con il suo personaggio, ed una Sydney Sweeney che sorprende riuscendo a cogliere il dramma di una giovane donna invischiata in una faccenda più grande di lei. Degne di nota anche Ana de Armas che, seppur a tratti troppo caricaturale, fa un buon lavoro e Vanessa Kirby che, nonostante spesso sia sottotono, fa il suo dovere.
Giudizio complessivo
Nonostante la presenza di tutti i presupposti per la realizzazione di un buon prodotto, di un’ottima disposizione formale di tutti i tasselli che determinano la struttura dell’opera, il film manca di forza e di capacità di coinvolgimento dello spettatore, non tanto per il ritmo a suo modo coerente e lineare in cui gli eventi si svolgono con una scadenza sensata e mai fuori luogo, ma più per la mancanza di un contenuto ed un’idea di fondo precisa e realizzata, di un humus che avrebbe dato un’identità al film, anche quando questo trae libera ispirazione da eventi realmente accaduti (come nel caso di Rush, sempre per rimanere al libretto di Howard); soprattutto, sembra che il concept che sta alla base del film non sia stato approfondito a dovere e che quindi risulti superficiale e banale, cosa che si traduce materialmente nel comparto dialoghi. Nonostante ciò, la visione di Eden è raccomandata qualora si voglia passare un paio d’ore tranquille e senza pretese.
fonte immagine in evidenza: Vogue Italia