I Pink Floyd sono uno dei complessi rock più famosi del mondo, che ad oggi ha lasciato indubbiamente una vastissima eredità musicale.
Chi sono i Pink Floyd?
I Pink Floyd sono una band londinese che nasce nel 1965 dall’incontro fra tre studenti di architettura e uno studente di pittura: quest’ultimo, Syd Barrett, chitarra e voce, ma soprattutto mente creativa dietro al progetto, Roger Waters, basso e voce, nonché cantautore, che suonava in un complesso con altri due colleghi universitari: Nick Mason, batteria, e che è stato presente in tutti i periodi della band, ed infine Richard Wright, tastiera e voce, idea dietro i rinomati suoni psichedelici dei testi.
È così che nascono i Pink Floyd, derivante dai nomi di battesimo di due bluesmen americani: Pink Anderson e Floyd Council.
David Gilmour, invece, diventerà chitarra e voce, quando entrerà per sostituire il primo dei membri nel 1968.
I primi anni, difatti, sono indubbiamente marcati dalla guida di Syd Barrett, grazie al quale il gruppo comincia ad esibirsi nei club della Londra underground, nei quali fin dall’inizio riescono a distinguersi grazie alle composizioni strumentali del fondatore. È proprio durante le prime esibizioni che verranno notati da due manager: Andrew King e Peter Jenner. In particolare, nel club Ufo Club, i Pink Floyd tenevano i primi light-show, nei quali oltre l’esperienza musicale si tentava di catturare l’attenzione del pubblico attraverso immagini, diapositive ed effetti luminosi.
Dopo pochi mesi, il gruppo ottenne i primi successi grazie ai singoli Arnold Layne e See Emily Play, che segna la partecipazione per ben tre volte a Top of the Pops: il risultato è l’album The Piper at the Gates of Dawn, introduttivo al genere psichedelico del gruppo.
Pink Floyd: I brani
L’album The Piper at the Gates of Dawn è innovativo per chiunque lo ascolti: esso travolge per il suo sound particolare e soprattutto i testi unici, nei quali sono numerosi i riferimenti ambo all’atmosfera celeste e allo spazio, per esempio con Astronomy Domine o Interstellar Overdrive, tanto al mondo delle fiabe, con The gnome o Lucifer Sam.
Il primo testo, infatti, racconta dell’esperienza di Barrett a seguito dell’uso dell’lsd: la canzone è suddivisa per scenari: il basso rappresenta la connessione con la terra, la chitarra ad un canto solenne e la batteria come enfatizzazione delle scene più drammatiche.
Syd Barrett, da sempre appassionato di scienza e universo, rievoca immagini quali Giove e Saturno, in cui il termine Domine rievoca il Signore.
I nomi dei pianeti, infatti, sono recitati a inizio brano col sottofondo di un eco, con le voci dei membri che creano un effetto corale al tutto.
Il brano ha aiutato a definire il genere space rock, di cui i Pink Floyd sono diventati indubbiamente i precursori, e difatti l’interpretazione dal vivo portava alla presentazione di lunghe jam psichedeliche.
Interstellar Overdrive, è invece un brano dalla durata di nove minuti che ripete lunghe improvvisazioni e ritornelli; è, difatti, uno dei primi esempi del rock psichedelico che i Pink Floyd volevano presentare al pubblico: essi utilizzano feedback ed effetti di delay che creano un’atmosfera a dir poco spaziale.
La capacità d’improvvisazione del gruppo, così, divenne un proprio marchio di fabbrica.
Tale brano, racconta il viaggio umano nell’universo attraverso una scelta basilare: almeno uno strumento deve mantenere il ritmo sul quale si andranno a sommare suoni di asteroidi e astronauti.
Esso, nelle esibizioni live, spesso si trasformava in una performance di ben quindici minuti, e ad oggi si ricorda come uno dei primi brani rock ad esplorare appieno temi intergalattici, nonché il culmine della vena sperimentale di Syd Barrett.
Entrambi i brani sono stati registrati nei leggendari Abbey Road Studios dove i Beatles lavoravano a Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.
Ancora, The Scarecrow racconta la vita di uno spaventapasseri solitario, apparentemente sereno, che rappresenta la metafora della vita, o comunque della condizione umana: gli studiosi la ricollegano, infatti, allo stato mentale di Barrett, in crescente difficoltà a gestire la fama e contemporaneamente la sua vita privata.
Al contrario dei due testi precedenti la canzone dura circa due minuti, segue una melodia semplice e lineare composta da chitarra, organo, un tamburello e suoni di campane.
Essa, risultato dell’inclinazione per le immagini oniriche del suo creatore, rappresenta l’inizio della transizione verso un suono più complesso che il gruppo avrebbe continuato a sviluppare dopo l’abbandono di Barrett.
Lucifer Sam, invece, è la seconda traccia dell’album, e racconta del gatto domestico di Barrett. Ancora una volta l’annotazione è rivolta a toni misteriosi e giocosi in cui l’animale può essere considerato una metafora per essere qualcosa di sfuggente o come uno spirito guida.
Anche qui, quindi, i Pink Floyd sfruttano il contrasto tra atmosfere eteree ed oniriche per dare vita al rock psichedelico tipico del proprio sound.
Quest’album, comunque, permetterà alla band di partire per il tour negli Stati Uniti, il quale tuttavia non risulterà essere come sperato: Barrett, infatti, cominciò ad accusare i primi sintomi della schizofrenia, il che lo ostacolò dalle performance live, e che quindi scatenò lo sdegno di fan provenienti da tutto il mondo.
Il momento della transizione
Barrett fu sostituito da David Gilmour, non prima di produrre The Madcap Laughs e Barrett, suoi album solisti.
A saucerful of Secrets, così, rappresenta del tutto tale transizione: è un album che mantiene saldo lo stile degli esordi del gruppo, e soprattutto in cui emerge in prima linea il bassista, che si fa capo della maggioranza dei brani. Essi sono caratterizzati da atmosfere misteriose e sperimentali, in cui gli strumenti preponderanti sono la batteria, suoni caotici di chitarre e tastiere, l’organo Farfisa, bassi e crescendo orchestrali.
Tale lavoro rappresenta una transizione per la band, in quanto segna un contributo significativo di David Gilmour, sia nelle esibizioni live che per il progressivo avvicinamento ad un sound progressivo e sperimentale, per esempio attraverso l’uso della batteria non solo al fine di scandire il ritmo, bensì di creare veri e propri effetti sonori.
Il 1969 è un anno particolare, in cui i Pink Floyd sperimentano progetti nuovi: nasce l’approccio all’arte cinematografica nello scrivere la colonna sonora per il film di Barbet Schroeder, More, per Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni e Music from the Body di Roy Battersby.
Inoltre, sul finire di quest’anno, i quattro pubblicano Ummagumma: tale album è diviso in due parti, in cui la prima è registrata dal vivo, per ripercorrere i primi successi, a Birmingham e Manchester, e l’altra in studio, per dare spazio al lavoro dei membri come solisti in base ai singoli strumenti di appartenenza.
Il titolo deriva da uno slang gergale di Cambridge che significa: fare s*sso, anche se non si esclude che il motivo di tale scelta ricada sul suono curioso che suscita tale parola.
Il disco viene aperto da Wright, col brano Sysyphus, ispirata al mito di Sisifo; successivamente segue Waters con due testi: Grantchester Meadows e Several Species of Small Furry Animals Gathered Together in a Cave and Grooving with a Pict, incentrata sulla simulazione degli animali nel bosco; Gilmour, invece, si concentra sul suono della chitarra acustica con The Narrow Way e Mason lo termina con The Grand Vizier’s Garden Party, in cui brillano le percussioni.
La copertina raffigura i Pink Floyd seduti in una stanza, ma con un effetto di ripetizione infinita; essa è, infatti, un classico esempio di arte surrealista.
Tale album rappresenta indubbiamente il tentativo più audace dei quattro membri di riconoscere la libertà d’espressione di ognuno di loro, e soprattutto il riconoscimento della diversità di stile che tuttavia li ha resi uno dei gruppi musicali più famosi della storia.
Pink Floyd: anni ‘70
Gli anni ‘70 si aprono con un nuovo progetto, The Amazing Pudding, composizione strumentale nata per unire ad essa effetti orchestrali mai presentati prima d’ora.
È curioso sottolineare, come in realtà quest’ultimo sia connesso al fondatore del gruppo, Syd Barrett, il quale, amante di concetti bizzarri, cominciò ad utilizzare tale espressione per descrivere le improvvisazioni musicali del gruppo durante i primi anni di formazione.
The amazing pudding indica, così, il processo creativo della band, che non trova limiti tra musica e fantasia, ma anzi, la vede come libera da qualsiasi restrizione.
Esso, difatti, è un brano che non è mai stato ufficialmente completato, e quindi pubblicato, anzi, è il risultato di prove di registrazioni ed esibizioni live che vennero progressivamente inclusi in raccolte della band. Esso è la dimostrazione dell’immensa capacità creativa dei Pink Floyd, la cui innovazione musicale si sviluppa in modo fluido e progressivo.
È così che il 2 ottobre 1970 viene pubblicato Atom Heart Mother, risultato del distacco dalla musica interamente psichedelica.
Il brano di apertura, che riprende lo stesso titolo dell’album, dura ben 23 minuti, ed unisce rock progressivo, musica classica e sperimentazioni sonore di vario genere. Sono proprio questi elementi a riflettere la novità nel quale i quattro membri si stavano addentrando, e quindi un’elaborazione sonora più concettuale.
I temi affrontati spaziano dalla guerra, alla tecnologia, alla società, e la copertina, invece, raffigura una mucca al pascolo: tale scelta ricade sulla volontà di creare un contrasto tra i suoni complessi delle tracce e la semplicità dell’immagine.
Atom Heart Mother è il primo album in cui non ci sono tracce di Syd Barrett, il che apre definitivamente un nuovo inizio per la band. A tale progetto seguono Meddle, con sonorità più rock, Relics e Obscured by Clouds. Iconica l’esibizione dei Pink Floyd tra le rovine di Pompei, in cui i quattro si esibirono con vecchi e nuovi brani, suscitando un successo clamoroso, ripreso dal film Live at Pompei di Adrian Maben.
Nel 1973, invece, un nuovo progetto, inizialmente presentato col nome Eclipsed – A Piece For Assorted Lunatics, si trasforma in The Dark Side Of The Moon.
Tale album affronta temi universali e profondi tra cui la follia e la salute mentale, che indubbiamente risulta prorompente dati i legami con l’ex membro Syd Barrett; il tempo viene inteso come un concetto variabile ed astratto, l’alienazione, che può essere tanto fisica quanto mentale o sociale, la morte, come destino ultimo della vita, e il denaro, con a seguito la lotta per il potere e il conseguente materialismo.
Il gruppo abbandona la musica sperimentale e si riavvicina a quella rock, soprattutto grazie all’uso del sintetizzatore.
Anche in questo caso la copertina è memorabile: essa presenta un prisma che riflette la luce in un arcobaleno di colori su sfondo nero, proprio a rappresentare il tema fulcro di tutto il progetto musicale: il contrasto tra il buio e la luce, la vita e la morte.
The Dark Side Of The Moon è considerato uno degli album più influenti nella storia della musica, perché dimostra un nuovo modo di percepirla.
Esso ha occupato per 741 settimane consecutive la Billboard 200, è stato uno dei primi a sfruttare il formato quadrifonico, che permette di percepire il suono da quattro canali audio separati.
Non è un caso, quindi, che esso abbia raggiunto un incasso di 45 milioni di copie vendute nel mondo.
Dopo qualche anno di fermo, i Pink Floyd prima pubblicheranno Shine on You Crazy Diamond e Animals, in cui riadatteranno vecchi brani inizialmente scartati: da You gotta be crazy e Raving and Drooling, nasceranno Dogs e Sheep, nati per criticare alcune figure famose.
La fine di un viaggio
L’ultimo album della band nacque a seguito di un tour mondiale in cui i quattro membri, in particolare Roger Waters, vissero numerosi episodi di screzi tra il pubblico, ad esempio il culmine raggiunto durante un concerto in Canada nel quale un ragazzo superò la transenna e cercò di raggiungere il bassista.
È così che verrà pubblicato The Wall, in due parti: il 30 novembre 1979 la prima, lato A e lato B, e il 23 dicembre 1979, lato C e D.
The Wall, così, elabora l’immagine del muro come un isolamento da cui il personaggio di Pink, alter ego del bassista, emerge per esprimere i suoi sentimenti attraverso la musica.
La copertina anche in questo caso è emblematica per spiegare l’intento del suo contenuto: essa rappresenta un muro di mattoni e la scritta Pink Floyd The Wall come graffito; il suo creatore, Gerald Scarf, affermò di averla disegnata: sul tavolo da cucina di Roger Waters.
Tale progetto musicale affronta una varietà di temi, tra cui sicuramente l’educazione infantile; Roger, infatti, affermò: il brano non vuole essere una condanna generale di tutti gli insegnanti, ma quelli cattivi possono davvero influenzare i ragazzi, e ciò si traduce in un inno di protesta verso il sistema scolastico: we don’t need education, we don’t need thought control.
Another Brick in the Wall, infatti, è uno dei brani più importanti della musica internazionale, che si caratterizza per un suggestivo coro di bambini, per l’esattezza 23 studenti, che in solo mezz’ora decisero di partecipare.
Tale brano è solo un esempio di quelli che sono in toto tutti i temi che affronta tale album: la psicologia umana, la solitudine, l’alienazione, la difficoltà di crescere, essere e diventare. Il muro sta a simboleggiare le barriere sociali che ognuno di noi costruisce per isolarsi dal mondo esterno, a volte troppo spaventoso.
Nella prima parte, Pink affronta i suoi traumi, mentre nella seconda esplora la vita adulta, e studia come essa sia dettata dal modo in cui è cresciuto.
Waters, infatti, riprende spesso episodi realmente accaduti, come la perdita del padre durante la Seconda Guerra Mondiale, la madre iperprotettiva, il sistema scolastico repressivo, la ribellione nell’adolescenza, il crollo psicologico e la ricerca di redenzione.
Il rinomato muro verrà effettivamente costruito per ogni singola performance live, per poi essere abbattuto nel corso di quest’ultima.
Saranno i continui dissidi tra i due membri Waters e Gilmour a sancire la fine della band, in particolare con l’album The Final Cut, che indubbiamente risulta profetico.
Pink Floyd: record
Per realizzare a fondo chi sono i Pink Floyd bisogna sottolineare l’impronta indelebile che hanno lasciato nella storia della musica: con oltre 250 milioni di dischi in tutto il mondo, tra cui The Dark Side Of The Moon definito dalla rivista Rolling Stones come: uno dei migliori album di tutti i tempi, e che ha continuato la sua eredità anche nell’epoca digitale.
Il gruppo, ancora una volta, si fa pioniere del mercato del vinile, in cui i propri dischi diventano vere e proprie esperienze immersive, come una mostra d’arte.
Sono numerosi i premi di cui la band è titolare: essa è stata inserita nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1996, e ha vinto il Grammy Award per il migliore album rock nel 1995.
Ad oggi, infatti, i Pink Floyd sono tra gli artisti più citati nel panorama musicale internazionale, a dimostrazione che la propria eredità continua ad influenzare artisti di tutto il mondo.
Fonte Immagine Articolo “Pink Floyd: un’eredità senza tempo”: Wikipedia, Adrian Maben