Giorgio Montanini gira un film. Sì, avete letto bene!

Giorgio Montanini gira un film. Sì, avete letto bene!

Prendete Giorgio Montanini. Immaginatevelo per nulla sudato. Senza una Tennent’s in mano. Che non ride e non “mazziea” la sua platea dal palco.

Mi pare di descrivervi una di quelle complesse e vivaci allucinazioni visive tipiche dell’LSD. E invece no.

Giorgio Montanini girerà un film!

Eh, avete letto bene. Un film!

Chiacchierando con Giorgio, è uscita fuori questa cosa che mi ha un attimo destabilizzata. Ho pensato, lì per lì, che i comici che hanno contribuito negli ultimi vent’anni a far tv, non sono sempre ben visti in Italia… E allora, il comico Giorgio Montanini che c’azzecca col cinema?

Il fatto è che il comico è sempre un attore, l’attore può non essere comico.

In tutti gli altri Paesi del mondo gli stand up comedians fanno questo tipo di percorso e, aprendo loro le porte del cinema, viene loro riconosciuta una qualità.

«Se prendiamo Alberto Sordi, non si può dire che non abbia avuto la possibilità di esprimersi anche in altri ruoli, in maniera egregia, eccellente. La nostra commedia italiana era una commedia fantastica. I film di Alberto Sordi sono esempi straordinari di quella che è la commedia italiana. Purtroppo ci si è persi in un oblio culturale che non poteva durare perché, alla fine, si riemerge dall’abisso. Speriamo che sia questo il momento!»

Giorgio Montanini, l’intervista

Chiacchierando, mi hai detto che avresti voluto imparare a suonare la chitarra, ma dopo due settimane di esercizio, ti sei reso conto di leggere lo spartito al contrario e hai lasciato perdere! Dimmi un po’ come stai con la prima canzone che ti viene in mente.

(Ride, ndr) Confusa e felice di Carmen Consoli. Facciamo Confuso e felice.

Hai definito la denuncia per blasfemia che ti è stata mossa un premio alla carriera. Tiriamo un po’ le somme dei tuoi ultimi spettacoli “con la fedina penale pulita”.

Sebbene si siano tenuti nel bel mezzo delle temperature estive, ho avvertito una presenza e una partecipazione diversa da parte del pubblico. Ho sentito una sorta di sostegno, attaccamento e piacere diverso nel vedere il mio spettacolo. Non che prima non ci fosse, ma ho sentito un entusiasmo più marcato. L’atmosfera che si è venuta a creare è stata più bella, come rinnovata. Io sul palco t’insulto, ma non ti prendo per il culo, e questa coerenza mi sta ripagando perché la gente conta su di me.

Da dove parte la tua comicità satirica? Perché Giorgio Montanini ha scelto di far ridere?

Trovo nella comicità satirica la mia capacità espressiva, ricalca perfettamente quello che io voglio dire. Parte da dove è sempre partita. Da duemilacinquecento anni fin qua. Parte da un’insoddisfazione, da una frustrazione, da una presa di coscienza tragica di quella che è la vita delle persone e di ciò che è la tua vita. Tragica nell’accezione anche positiva del termine. Rendendosi conto di quello che siamo, la satira diventa anche una forma egoistica da parte dell’artista per cercare di stare un po’ meglio. L’artista non fa nient’altro che tirare un sospiro di sollievo. Non ha nessuna velleità risolutiva la satira, soprattutto per quelli che sono i problemi della società. La conseguenza è che, magari, gli altri possono identificarsi in quella che è la mia esigenza di esprimermi in un determinato modo, che può essere condivisa da una parte del pubblico. E quella parte del pubblico prova l’effetto catartico che ho provato io prima di andare sul palco. Chi non lo condivide, invece, si alza e se ne va.

La satira non ha mai cambiato le cose. Tu senti di combattere una battaglia persa in partenza?

Ci tengo a precisare che io mi tiro fuori dalle lotte. Non combatto battaglie aventi missioni. Non combatto assolutamente per nessuna bandiera. Io sono un comico, sono egoista, sto sul palco unicamente per me stesso. È un effetto collaterale il fatto che ci sia il pubblico che te paga!
Definendomi “gladiatore” nella recensione di uno dei miei ultimi spettacoli che hai scritto, non hai sbagliato, perché il gladiatore non combatteva per nessuna bandiera, difendeva solo la sua vita.
La mia battaglia non è persa in partenza. Il gladiatore combatte una battaglia per se stesso, quindi ogni volta ne deve uscì vincitore in modo tale che ne ha salva la vita! La battaglia è persa quando si perde sul campo. Sarebbe persa in partenza se io avessi l’obiettivo, oltre quello de pensà a me stesso, de pensà anche agli altri, a una soluzione esterna a me. Che ne so, i diritti degli omosessuali! Io non ho intenzione di mettermi a battagliare politicamente. Non c’è un comma, né una legge che sia stata modificata o cambiata grazie a un comico satirico!
La mia battaglia è ‘na pippa mentale, ‘no sfogo.
Non c’è un punto di vista sociale. Non puoi perde contro te stesso!

Qual è il valore che sopra a tutti spinge Giorgio Montanini ad affrontarsi tra birra e sudore?

L’onestà intellettuale e la coscienza etica. Se io decido di salire sul palco ho un dovere, che è quello di essere coerente e onesto. L’essere umano sta su questo pianeta e ha sette miliardi de valori diversi. Sette miliardi interessi diversi. Sette miliardi de opinioni. Tutto è eterogeneo. Una cosa non può prescindere da ogni singolo essere umano, proprio perché l’essere umano è un essere senziente. L’essere senzienti comporta una responsabilità, non solo vantaggi. Comporta il rispetto rigoroso de quello che è il senso della vita. Ogni essere umano deve fare i conti con se stesso. Ogni essere umano sa ciò che è giusto o sbagliato, lo sa da prima, non se ne accorge dopo. Quindi, è necessario che ogni singolo individuo faccia delle scelte in base a quello che è giusto e non in base a quelli che sono i suoi interessi. Secondo me, fare una scelta in base alla propria coscienza, ai propri valori e alla propria coerenza è automaticamente anche quella che soddisfa i propri interessi, non in termini economici, ma in termini più profondi. Perché l’interesse dell’essere umano dovrebbe essere quello de morì sapendo che la propria vita ha avuto un senso.

Il monologo più sofferto.

Quello che dovrò fa. Sarà sempre il prossimo.

Tv, locali e club. Qual è la dimensione in cui Giorgio Montanini si sente davvero a casa?

Grazie per la domanda. Mi permetti de chiarì un aspetto che forse non è tanto chiaro a chi se vuole definì un artista, in tutti gli ambiti. L’artista (non è una mia opinione, ma è oggettivo dalla notte dei tempi!) è tale perché ha un’insopprimibile esigenza di esprimersi, di esprimere quello che ha dentro, a livello emotivo. Deve buttarlo fuori. Quindi, l’artista ha qualcosa da dire. Sicuro. L’artista che non ha nulla da dire non è un artista. Questo qualcosa da dire, se fai cinema, sta nel film, se sei un comico, sta sul palco. Non in tv! La tv è una forma pubblicitaria. È il biglietto da visita, perché puoi arrivare a più persone che dopo dovranno scegliere di venirti a vedere. Se tu fai tv e non fai live, non sei un comico, perché non stai facendo il tuo lavoro. Il comico sta nei club, punto. Perdio! È lì che è comico! Non c’è un compromesso, il comico può solo esprimersi live. A teatro, al massimo.

Durante la nostra chiacchierata, è uscito fuori che non sarai mai un musicista, ma che a breve girerai un film. Che sorprese ci riserva il nostro comico? Non lo metteranno mica a scivolare su una buccia di banana o su un gelato per farci ridere?

E che faccio, il remake de Stanlio e Ollio?
No, tutt’altro. Guarda, ne parlo con pudore perché io faccio il comico, quindi quando me chiamano in ambiti diversi ho sempre quell’umiltà de entrà in punta de piedi. Il film che andrò a girare non è un film comico, prima di tutto. E già questa è una cosa che me mette in tensione! È un film di genere drammatico. Il mio ruolo è un ruolo da coprotagonista, quindi un ruolo centrale, importante. Sono strafelice, sicuro, ma molto attento, perché non è il mio lavoro. Quindi sono lusingato, ma determinato a fare le cose molto bene.

Hai una rotella fuori posto, e questo è chiaro a tutti. Ciò mi rende curiosa di sapere che ruolo ti è stato cucito addosso. Non metterai, per caso, la testa a posto?

Una rotella fuori posto? Forse ne avrò una a posto! Le altre so tutte spostate, altrimenti non potrei fare quello che faccio. Non ci tengo tanto a essere uno normale. Anzi, è determinante il fatto che io non lo sia…Beh devo dire che il personaggio che interpreto è sufficientemente fuori de testa come me. È un personaggio che vive un po’ tutti i passaggi e le emozioni della vita, in questa vicenda. Ha un rapporto con la madre, col fratello fatto di amore e di rispetto. È un personaggio estremo, di estrema destra. Quella tradizionale, non quella di adesso, quella che se tramanda. È anche un subalterno, un succube. Sa amare, sa odiare, è cattivo, è buono. Diciamo che le vicende lo portano a vivere delle emozioni che gli fanno scoprire un po’ che la vita è diversa da quella che pensava.

Cosa ti piace del tuo personaggio e cosa non sopporti?

Wow. Bella domanda questa, eh. Quanto c’ho per rispondere?

Nessuno ci corre dietro.

Ok, mo m’accendo ‘na sigaretta.

Ho più difficoltà a dire quello che detesto. Allora… Quello che me piace è sicuramente il senso di dignità, dignità che il personaggio vuole mantenere e difendere sempre. E poi… No! Non detesto nulla. Sai perché? Perché lui è travolto dalle vicissitudini, non tiene le redini. Non posso imputargli un comportamento sbagliato. Anche il suo essere de destra è più legato alla tradizione, che alla persona in sé. Lo vedo come un poveraccio. Che posso detestà de un poveraccio?

Com’è nata l’idea di chiamare Giorgio Montanini?

Ehm… Bisognerebbe chiederlo alla regia, alla produzione! (Ride, ndr.)
Ho una duplice risposta, comunque. La prima è quella più immediata: hanno chiamato me nello specifico per questo film perchè mi hanno visto sul palco come comico e hanno captato delle qualità e potenzialità che erano adatte, secondo la loro opinione, all’interpretazione di quel ruolo. Ripeto, non è un ruolo comico. Naturalmente, il comico sul palco fa ridere come ultimo step del suo lavoro. Il comico parte sempre dalla tragedia, per poi trasformarla in comicità. Anzi, la comicità è la forma attraverso la quale riesce a far digerire le pietre che tira. Quindi, c’è una motivazione lusinghiera da questo punto di vista, perché hanno pensato che io possa avere le giuste qualità per poter interpretare un ruolo complesso, il personaggio di un film, che non è un film de Natale, ecco. Un cinepanettone. Questo, dal punto di vista più specifico e immediato. Poi, c’è il valore che forse per me è la cosa più importante, ed è il passaggio a una comicità nuova, che s’impone finalmente nel panorama nazionale culturale. Adesso questo cambiamento è in atto, proprio in maniera concreta, e diciamo anche quasi completato da un punto di vista culturale, proprio da un punto di vista de fatti, nel senso che oggi tutti fanno Stand Up. Ma qual è la cosa che fa capire che c’è una sorta de vera e propria presa di coscienza da parte di chi fa spettacolo e cultura in questo Paese? Il fatto che un comico venga chiamato per ricoprire dei ruoli che non sono propriamente da comico. È proprio la consacrazione del ruolo del comico!

Bene… Film preferito?

Pulp fiction!

La citazione di un film che ti è rimasta nel cuore?

«Quando si spara, si spara. Non si parla!» de Il buono, il brutto, il cattivo.

Sogni di recitare con…

Gian Maria Volontè. Ma è morto.

L’epoca che ti piacerebbe rivivere sul set?

L’epoca apocalittica. Vorrei essere il leader dei sopravvissuti che uccide zombie e TUTTUUUTTUU!!! (Ride, ndr)

Prossimi progetti?

Film, che girerò st’estate, e tour, che partirà subito dopo.

Grazie a Giorgio Montanini per la bella e interessante chiacchierata!

Fonte immagine: https://www.facebook.com/giorgio.montanini

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A proposito di Chiara D'Auria

Nata e cresciuta in Basilicata, si laurea in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Scrive per abbattere barriere e scoperchiare un universo sottopelle abitato da anime e microcosmi contrastanti: dal borgo lucano scavato nella roccia di una montagna avvolta nel silenzio alle viuzze partenopee strette e caotiche, dove s'intravede il mare. Scrive per respirare a pieni polmoni.

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