Chiunque abbia mai sentito parlare di spirali inquietanti, donne immortali o paesini avvolti nell’angoscia, forse non lo sa, ma è già entrato nel mondo di Junji Ito. Maestro incontrastato del manga horror giapponese, Ito ha trasformato le paure più sottili in incubi disegnati con precisione chirurgica. Molti divoratori dei suoi manga hanno atteso con ansia l’uscita della serie tv Junji Ito Maniac, per poi con molta probabilità rimanerne delusi.
L’inquietante mondo di Junji Ito: dal manga all’animazione
Junji Ito è universalmente riconosciuto come uno degli autori più disturbanti del panorama horror giapponese. Il suo tratto minuzioso e la sua capacità di trasformare il quotidiano in un incubo hanno dato vita ad opere uniche nel loro genere, facendo appassionare milioni di lettori. Tuttavia, questa sua capacità espressiva, così viscerale su carta, sembra perdersi ogni volta che viene animata.
Junji Ito Maniac su Netflix: un’analisi critica
Stiamo parlando di Junji Ito Maniac: Japanese Tales of the Macabre, l’ultima serie animata targata Netflix e pubblicata nel 2023, che si rifà ai disegni del ‘maestro del terrore’.
L’antologia horror è composta da 12 episodi che raccolgono in totale 20 racconti brevi, adattati dagli omonimi manga. La produzione affidata allo Studio Deen, con Shinobu Tagashira alla regia e Kaoru Sawada alla sceneggiatura, già responsabile nel 2018 della malriuscita di Junji Ito Collection, non sembra aver fatto un lavoro migliore questa volta.
Una collezione disordinata e poco incisiva
Maniac si presenta come una collezione disordinata e priva di mordente. La scelta dei racconti appare casuale e incapace di restituire quell’inquietudine stratificata che caratterizza i manga dell’autore.
L’animazione piatta: il tallone d’Achille della serie
Ma ciò che delude di più i fan è proprio l’aspetto visivo: piatto, ripetitivo, privo di profondità. Vengono sacrificati tutti quei dettagli che rendono il tratto di Ito così disturbante, annullando gran parte del suo potere espressivo. Inoltre, il doppiaggio e i dialoghi tendono a far sembrare la serie tv più adatta ad un pubblico di minori piuttosto che di adulti.
Promesse non mantenute: storie iconiche senza tensione
Eppure il materiale di partenza era più che promettente: all’interno della raccolta, infatti, sono presenti alcune delle storie più iconiche dell’autore. Ritornano figure come l’enigmatica Tomie, già adattata in numerosi live action, e il dispettoso e perverso Soichi.
Alcuni racconti nascono da incubi fatti dallo stesso autore, altri invece omaggiano gli scrittori che lo hanno formato. Ciò che accomuna queste storie è un crescente senso di disagio e inquietudine dato dalla narrazione e dalle cupe atmosfere anni ’90. Senza tener conto di protagonisti crudeli, mossi da impulsi sadici e irrazionali, quasi demoniaci.
Purtroppo, però, questo senso di angoscia non sopravvive al passaggio in animazione. Anzi, si è veramente lontani dalla tensione palpabile dei manga, dai cui dettagli sfocia l’orrore che si insinua come veleno nella mente del lettore.
Qualcosa da salvare? Gli episodi migliori (e perché)
Qualcosa da salvare c’è, ma non basta: tra i venti racconti adattati, due episodi riescono ad emergere dal grigiore generale e a restituire, almeno in parte, l’inquietudine tipica delle opere del mangaka. Palloncini appesi racconta di una cittadina in cui enormi palloncini con il volto delle persone iniziano a fluttuare nel cielo e, dotati di un cappio, impiccano la loro versione umana. Questo episodio si distingue per la sua atmosfera claustrofobica e surreale, conservando una sorta di tensione visiva, nonostante i limiti dell’animazione.
Mentre I bizzarri fratelli Hikizuri, colpisce per la sua ambientazione familiare distorta, dominata da dinamiche tossiche tra fratelli, dove l’arrivo di un medium risveglia tensioni latenti. In questa circostanza, tramite colori cupi e qualche dettaglio in più rispetto agli altri episodi, le animazioni riescono a restituire un’atmosfera grottesca, caratteristica dei manga di Ito.
Occasione sprecata: il verdetto su Junji Ito Maniac
Nel complesso, però, Junji Ito Maniac: Japanese Tales of the Macabre resta un’occasione sprecata. Se l’universo di Ito è un labirinto di follia, Maniac ne restituisce solo muri vuoti.
fonte dell’immagine: screen trailer Youtube