La Sirenetta. Il live action Disney più atteso

La Sirenetta. Il live action Disney più atteso

Il 24 maggio 2023 l’attesa finalmente si dissolve: La Sirenetta irrompe nelle sale cinematografiche italiane in veste live action.

Per i fan della Disney, grandi e piccini, si tratta del remake più atteso e desiderato, pronti a farsi cullare nuovamente, dopo 34 anni, dalla soave e calda voce di Ariel.

Diretto dal già candidato Premio Oscar nel 2003 per Chicago, nonché regista dello straordinario Memorie di una Geisha, Rob Marshall, e prodotto dalla Walt Disney Pictures, La Sirenetta nasce proprio dall’omonimo film d’animazione Disney, tra i classici più amati in assoluto, del 1989, fondato a sua volta sulla fiaba di Hans Christian Andersen. Il primo teaser trailer viene pubblicato nel settembre 2022, con una fantastica première tenuta a Los Angeles l’8 maggio 2023.

Il compito di Marshall non sarà stato certo dei più semplici, avendo dovuto confrontarsi con il lavoro epocale di John Musker e Ron Clements, che han reso La Sirenetta un classico d’eccezione, grazie alla storia tutta nuova, e già rivoluzionaria per quegli anni, di una principessa che non accetta acriticamente posizioni di comodo, ordini genitoriali, regole e limiti, in quanto fermamente e genuinamente dedita alla libertà e alla scoperta. La giovane Ariel si presenta al pubblico, incatenandone negli anni il cuore, come una splendida adolescente ribelle, coraggiosa e volitiva. Ariel è una principessa “contemporanea”, attiva e non più passiva, tenace, intraprendente e non più indifesa al punto da essere pura emanazione amorosa di un principe, che solo può salvarla dalle grinfie del male.

Pertanto La Sirenetta può considerarsi una pietra miliare del racconto d’animazione Disney, consacrando quello che verrà definito come “Rinascimento Disney degli anni Novanta”.

Il live action avrebbe dovuto essere distribuito nelle sale cinematografiche qualche anno prima, anche per consentire la celebrazione dei trent’anni dalla prima originale uscita. Purtroppo la produzione venne temporaneamente interrotta nella primavera 2020 a causa della pandemia di COVID-19, riprendendo il ciak all’inizio del 2021.

Ebbene, con un successo, come quello de La Sirenetta del 1989, che incombe come un’ombra alle spalle, Marshall riuscirà ad accontentare, o addirittura stupire il pubblico così fedelmente affezionato alla storia della dolce e talentuosa sirena dai capelli rossi?

La Sirenetta. Trama

Non che ci sia la necessità di descrivere nei particolari la trama di una storia così tanto nota ed amata, ma, giusto per allenare un po’ la memoria, ricordiamo che la protagonista Ariel è la più giovane delle sette figlie di Re Tritone, il sovrano del mare.

Affascinata dal mondo umano, si ritrova continuamente a scontrarsi con la proibizione del padre di qualunque tipo di contatto con l’altra specie, e nel live action – per chi non avesse visto il sequel del 2008, che in realtà si presenta come il prequel stesso, ossia La Sirenetta- Quando tutto ebbe inizio, in cui viene esaustivamente spiegato al pubblico il motivo dell’ingerenza di Re Tritone nei confronti degli umani, accusandoli di essere i responsabili della morte della moglie e madre delle sue splendide figlie – vengono chiaramente sottoposte al pubblico le gravi motivazioni di tale accanimento e durezza, divulgando anche la natura e il ruolo della famosa e malvagia strega del mare Ursula, sorella del sovrano. Salendo per l’ennesima volta in superficie e salvando l’umano principe Eric da un naufragio, se ne innamora perdutamente. Determinata ancor più a stare accanto a lui nel suo mondo, scende a compromessi con Ursula, stringendo con lei un subdolo accordo, offrendo la sua incantevole voce in cambio di gambe umane.

Ci saranno ovviamente delle condizioni, e qui nel live action anche un ulteriore sortilegio da parte della strega, rubando ad Ariel non solo la voce, ma anche la memoria circa i termini dell’accordo. Le azioni di Ariel sembreranno mettere in pericolo la sua vita, insieme al trono di suo padre.

La Sirenetta. Cast, riprese e controversie

Un cast d’eccezione quello de La Sirenetta live action, pur attirando critiche e controversie fin dai primi annunci, in particolare proprio quello della protagonista, scelta per interpretare Ariel. L’attrice è Halle Bailey, che fa storcere il naso ai fan Disney per il colore della pelle: Ariel non avrà incarnato bianco, bensì scuro, innescando critiche e commenti di natura razzista. Ecco che l’hashtag #NotMyAriel inizia a spopolare sugli account dei social media, accusando il film, prima ancora dell’uscita, di praticare “blackwashing” (una pratica dell’industria cinematografica in cui un attore di origine africana ottiene il ruolo di un personaggio storicamente di un’altra etnia).

In realtà, più che politica, la perplessità probabilmente nasce proprio da una sorta di delusione da parte dei fedeli disneyani, in merito ad una scelta che non corrisponderà esattamente all’originale. E si sa, in questo tipo di prodotto, come un live action, il confronto è spontaneo e legittimo.

Tuttavia, è bastato il primo teaser trailer a scandagliare il cuore proprio di quei fan più riluttanti, ammaliati dalla soave e portentosa voce della graziosa Bailey. Certo, per un disneyano abituato a pronunciare “arricciaspiccia”, piuttosto che “forchetta”, o “cucno” in luogo di “cucchiaio”, la scelta ricaduta su Halle ha per forza lasciato col fiato sospeso, e la politica razzista in questo caso non fa nemmeno capolino. Tuttavia, basterà poco, qualche nota e qualche strofa di Parte del tuo mondo a rendere Halle Bailey la Sirenetta, forse con una chioma meno fluente e più rasta style, in linea con lo stile afroamericano e caraibico, che Marshall propone, ma con una voce non meno importante di quella a cui il pubblico è stato abituato.

Meno discutibili sicuramente le scelte degli altri personaggi: Melissa McCarthy – che l’affezionatissimo pubblico della serie televisiva Una mamma per amica conosce ed apprezza nella simpaticissima veste di Sookie – nel ruolo di una formosa, diabolica e persino affascinante Ursula; Javier Bardem nell’azzeccatissimo ruolo di Re Tritone, data la sorprendente somiglianza; e Jonah Hauer-King nei panni del bellissimo, intrepido e qui più ribelle che mai principe Eric.

Le riprese si sono svolte tra i Pinewood Studios nel Regno Unito e l’incantevole e amena costa settentrionale della Sardegna, offrendo all’occhio del pubblico alcune delle località più meravigliose e mozzafiato del Bel Paese.

Ma addentriamoci, o meglio tuffiamoci ora nel vivo del remake più atteso e discusso dell’anno.

Il live action

Occorre innanzitutto chiarire subito il concetto per cui un live action è un universo cinematografico completamente diverso da un film d’animazione: si tratta infatti di un film recitato da attori in carne ed ossa, non più dunque una pellicola realizzata tramite disegni e computer grafica. In pratica, un live action è un adattamento all’originale film d’animazione, e come tale non è scevro delle difficoltà di realizzazione, rischiando infatti di deludere un pubblico affezionatissimo e pertanto ancor più critico.

Ecco che il regista, e Marshall nella fattispecie, deve esplorare ogni possibile sfaccettatura, decisione e scelta per trasporre nel migliore dei modi possibili la storia dell’originale nel live action.

Non è affatto scontata la riuscita del prodotto, in quanto occorre tener conto del parere di giudici intransigenti quasi al limite della rigidità, ossia gli appassionati d’animazione, i disneyani doc. Questi accettano con fatica l’idea di adattamento, sostituzione o “evoluzione” dei classici intoccabili nelle nuove “versioni 2.0”.

Per quanto nobili e avanguardiste possano essere le intenzioni e le decisioni di un regista di live action, queste potrebbero comunque e in ogni caso ledere la suscettibilità di quel pubblico “tradizionalista”.

Nel caso de La Sirenetta, infatti, le tematiche sociali ed inclusive affrontate – attraverso soprattutto la scelta del cast, di tagli, aggiunte e sostituzioni di alcuni personaggi, scene e canzoni – vengono un po’ adombrate dall’innesto dell’”innovazione” su un capolavoro preesistente, così ormai ampiamente radicato nell’immaginario collettivo. Per un disneyano l’avanguardia risiede più nelle nuove formule proposte, come una caratterizzazione dei personaggi maggiormente volta ai concetti di emancipazione di genere, sete di libertà e indipendenza, ingerenza di limiti, costrizioni e passività. E queste nuove formule vengono mirabilmente presentate al pubblico attraverso prodotti nati successivamente già con la firma avanguardista e contemporanea, quali ad esempio La Bella e la Bestia, Aladdin, fino a Frozen. In questi classici successivi a La Sirenetta si assapora tutta la bellezza e la genuinità evolutiva di caratteri e personaggi. Ed è cosa ben diversa rispetto ad innestare un’evoluzione forzata su un prodotto già ampiamente assaporato, amato e radicato.

Detto questo, si comprende bene tutta la difficoltà, e la missione quasi impossibile, che sottende la realizzazione di un live action. Tuttavia, nonostante lo scetticismo, il pubblico appassionato d’animazione appare comunque interessato ed emozionato a riscoprire e rivivere le vicende che da piccini hanno entusiasmato e fatto vibrare il cuore, al ritmo di incredibili e intramontabili colonne sonore e in compagnia dei personaggi più strampalati e divertenti.

Un film d’animazione, tra l’altro, ha anche il pregio d’essere più colorato e musicato, con sequenze cinematografiche che appaiono così legate ed ininterrotte, come se una scena successiva fosse già così pronta e preparata da quella precedente, ciò per le espressioni dei personaggi, disegnati con quegli occhioni da cui si legge chiaramente la loro anima con la miriade di sfumature emozionali, dalla vivacità al terrore, fino alla determinazione; e per quelle azioni così animate, che, per forza di cose, non potranno mai essere eguagliate dalle medesime sequenze cinematografiche, riprodotte da personaggi che appaiono paradossalmente più finti e inverosimili dei loro antesignani “disegni”.

Un live action dunque può riuscire mirabilmente, deludere totalmente o piacere in maniera non però entusiasmante. E negli anni, diversi live action sono già stati proposti.

La Sirenetta live action: tra trionfi e perplessità

Il live action La Sirenetta si presenta innanzitutto con una durata maggiore, rispetto al film d’animazione, ma non è questo che ne inficia la riuscita. Il film viene apparentemente allungato con l’inserimento di tre nuovi brani, che in realtà si sostituiscono semplicemente ad altri tre canonici: Le figlie di Tritone, Agli uomini le chiacchiere non vanno e Les Poissons.

La decisione per la prima è motivata da Marshall con l’intento di introdurre subito il pubblico nel regno marino, più strutturato e meno festoso, dal momento che la delegazione delle figlie di Tritone, rappresentanti ognuna dei sette mari, si sostituisce al concerto in onore del Re, diretto nel film d’animazione da un Sebastian musicista, ora relegato alla meno divertente figura di consigliere reale.

La seconda canzone di Ursula sembra oggi urtare la suscettibilità dell’ideologia che difende l’emancipazione femminile, insieme allo spessore culturale della donna, apparentemente spodestati dalla strofa “Agli uomini le chiacchiere non vanno”, cliché della donna di bell’aspetto ma povera d’erudizione, priva di sostanza. Forse però si perde di vista così la natura malvagia di Ursula, dalla cui bocca non possono certo fiorire complimenti!

Che dire della scena dello scontro tra il divertentissimo chef di corte e il povero Sebastian in procinto d’essere preda dei fornelli. Completamente inabissata, insieme alla coloratissima canzone, nell’intento del regista di tagliare qualcosa di estemporaneo e scollegato rispetto al filo conduttore narrativo!

Ma soffermiamoci un istante sulla strategia dell’inclusività realizzata da Marshall, che, per quel che concerne la scelta di una protagonista di colore, pesa molto meno di quanto ci si aspettasse: la voce della Bailey incanta e ammalia come quella di un’autentica sirena protagonista dei miti dell’antichità. Tra l’altro, l’ambientazione del film in superficie, dal sapore giamaicano e odore di New Orleans e Santo Domingo, e la diversa etnia di ognuna delle sette figlie di Tritone (e ovviamente dal live action si deduce chiaramente come non possano essere le medesime figlie della madre di Ariel uccisa), immerge il pubblico in una dimensione tutto sommato armonica, entusiastica e coinvolgente.

Come già nel film d’animazione, anche qui Ariel è accompagnata e aiutata nelle sue avventure dal simpatico pesciolino Flounder, qui però reso magro e con colori più spenti e smorti rispetto ai definiti giallo e azzurrone, influendo un po’ anche sulla sua vivacità. Per quel che concerne il granchio Sebastian invece, doppiato nel live action da Mahmood, dal ruolo affidatogli trapela una meno spiccata simpatia, intraprendenza ed emotività, risultando anche più esagerato nella sua inflessione linguistica troppo marcata, alla Mami di Via col Vento, tra l’altro privo dei labbroni e di quegli occhioni così espressivi a cui il pubblico era abituato.

In quanto a somiglianza, Re Tritone è senza dubbio il personaggio più riuscito, arroccato nella sua austerità e in quella tendenza iperprotettiva per Ariel, derivante dall’insofferenza per la specie umana. Probabilmente nel live action conosciamo un Re Tritone meno irascibile e più contenuto emotivamente nei rimproveri a sua figlia, specie nella scena della punizione, che vedeva nel film d’animazione un Re Tritone in preda ad un’ira così fragorosa e scevra di raziocinio, ma per questo così realistica e coinvolgente.

A suscitare particolare entusiasmo è la malvagia Ursula, interpretata da una brillante Melissa McCarthy. Portentosa, super curvy, ma più affascinante dell’Ursula dalle fattezze marcate e malvagie disegnata nel film d’animazione. A dispetto della strategia inclusiva, la formosità della strega del mare è contrapposta alle snelle siluette delle sirene, marcandone il ruolo negativo, per antonomasia coincidente con un aspetto non propriamente “perfetto”, se non raccapricciante. Ma Ursula affascina per la sua presenza imperante, memorabile per le sue canzoni, anche se più castigata nella coreografia del live action, rispetto alla sua predecessora. Fa storcere un po’ il naso però la potenza meno eccentrica e distruttiva della scena dell’incantesimo/sortilegio: un disneyano, nella cui mente è tatuata la strofa “Ora Canta, Canta…”, reiterata come un’autentica maledizione, spegne un tantino l’entusiasmo di fronte ad una sequenza cinematografica un po’ scevra del pathos innescato dalla malvagità dell’Ursula originale. Tra l’altro nel live action manca il contratto che suggella l’accordo tra Ursula ed Ariel, sostituito da una sorta di “patto di sangue”, o meglio “patto di squame”! Un nuovo sortilegio inoltre, ossia la perdita di memoria per Ariel, sembra quasi inibire la capacità della sirenetta di lottare in superficie per quel determinato scopo, obliando le condizioni impostegli da Ursula, ossia il bacio del vero amore prima che il sole tramonti il terzo giorno. Infine l’alter ego della strega, Vanessa, risulta esteticamente forse anche più graziosa di Ariel. Ma questo è da considerarsi un giusto e sano messaggio: la perfezione e la bellezza estetica assoluta non è sempre indice di vera bellezza, e in questo la dolce Ariel non conosce rivali. Drastico il taglio caratteriale delle murene di Ursula, braccio destro della strega, nell’arma e nello spionaggio, nel corrispondente animato.

Interessante nel live action il personaggio del principe Eric, dotato qui di una più consapevole e ribelle personalità, rispetto al personaggio animato. Particolare l’apparente primato di Ariel su Eric, della donna sull’uomo, specie nella sequenza della sconfitta di Ursula, con un climax crescente tutto nuovo. Emerge qui la volontà di Marshall, in realtà, di porre ancor più in auge l’unione, il trovarsi al medesimo livello, in nome del vero amore. C’è aiuto e rispetto reciproco nella coppia, il tutto impreziosito dall’atmosfera caraibica delle danze e dagli interessi esplorativi e conoscitivi che accomunano la principessa sirenetta e il principe umano, come un riscatto della possibilità di rendere vero e possibile l’amore impossibile e l’unione di mondi così diametralmente opposti, per genere ed etnie. Tra l’altro, Eric sarebbe stato adottato, ritrovato proprio in quelle terre vivaci e musicali, a detta della regina madre di colore, completamente assente nel film d’animazione.

L’aspetto più autentico del binomio Ariel-Eric, sta nell’innamoramento: Ariel, e dopo Eric, si innamora non tanto e solo perché ne resta visivamente incantata ed attratta, ma, ascoltando i suoi discorsi e la sua sete di libertà e di scoperta, oltre i limiti genitoriali imposti, avverte che quell’umano è così in sintonia con i suoi stessi desideri, più di un qualunque altro tritone in fondo al mare. Nell’Eric in carne ed ossa, infine, emerge più realismo, a dispetto di una magia avvolta da completa fantasia, che ben caratterizza invece alcune scene del film d’animazione, tra cui quella in cui Ursula ammalia Eric utilizzando la voce di Ariel, immobilizzandolo nella dinamica dell’incantesimo. Nel live action conosciamo invece un Eric ancora capace di intendere e volere, seppur frastornato e a tratti inconsapevole delle sue scelte. Un incantesimo tra l’altro visivamente un po’ latente, non immediato agli occhi del pubblico.

Rispetto ai precedenti remake live action dei classici Disney, La Sirenetta stravince per l’aderenza fedele ai testi delle canzoni. Salvo qualche lieve e riuscito nuovo arrangiamento, i testi sono identici a quelli della versione italiana del 1989. I fan della Disney ne sono senza dubbio entusiasti, potendo tornare a canticchiare le fantastiche In fondo al mar (scena caleidoscopica e ben riuscita nel live action), Parte del tuo mondo e La canzone di Ursula. A proposito di canzoni e voci, quella della protagonista Halle Bailey recita e canta, a differenza del doppiaggio italiano, scisso tra la voce recitata di Sara Labidi e quella cantata di Yana_C. Sorprendente constatare invece che la doppiatrice di Ursula nel live action è Simona Patitucci, lei che nell’89 ha dato la magnifica voce ad Ariel.

Insomma, sostanzialmente La Sirenetta live action può considerarsi un prodotto cinematografico non proprio brillantemente riuscito. Non manca qualche falla e delusione, ed è normale che ci siano, ma tutto sommato risulta piacevole rituffarsi in un passato fiabesco, a tratti fedele, a tratti “rivoluzionario”, inevitabilmente uno dei classici Disney più intramontabili, che ci lascia comunque un sorriso e un dolce e nostalgico brillio negli occhi e nel cuore.

Per dirla alla Andersen, «Ma una sirenetta non ha lacrime, per questo soffre molto di più», eppure anche con La Sirenetta live action il lieto fine si impone con entusiastica commozione, suscitando qualche lacrima, specie nel commiato padre figlia.

Entusiasmo? Delusione? La Disney costituirà sempre e comunque un forziere di emozioni e saudade, forte di una genuinità ineclissabile. E questo forse renderà anche possibile perdonare qualche errore e qualche licenza avanguardista di troppo!

Foto di: Vanity Fair

A proposito di Emilia Cirillo

Mi chiamo Emilia Cirillo. Ventisettenne napoletana, ma attualmente domiciliata a Mantova per esigenze lavorative. Dal marzo 2015 sono infatti impegnata (con contratti a tempo determinato) come Assistente Amministrativa, in base alle convocazioni effettuate dalle scuole della provincia. Il mio percorso di studi ha un’impronta decisamente umanistica. Diplomata nell’a.s. 2008/2009 presso il Liceo Socio-Psico-Pedagogico “Pitagora” di Torre Annunziata (NA). Ho conseguito poi la Laurea Triennale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel luglio 2014. In età adolescenziale, nel corso della formazione liceale, ha cominciato a farsi strada in me un crescente interesse per la scrittura, che in quel periodo ha trovato espressione in una brevissima collaborazione al quotidiano “Il Sottosopra” e nella partecipazione alla stesura di articoli per il Giornalino d’Istituto. Ma la prima concreta possibilità di dar voce alle mie idee, opinioni ed emozioni mi è stata offerta due anni fa (novembre 2015) da un periodico dell’Oltrepo mantovano “Album”. Questa collaborazione continua tutt’oggi con articoli pubblicati mensilmente nella sezione “Rubriche”. Gli argomenti da me trattati sono vari e dettati da una calda propensione per la cultura e l’arte soprattutto – espressa nelle sue più soavi e magiche forme della Musica, Danza e Cinema -, e da un’intima introspezione nel trattare determinate tematiche. La seconda (non per importanza) passione è la Danza, studiata e praticata assiduamente per quindici anni, negli stili di danza classica, moderna e contemporanea. Da qui deriva l’amore per la Musica, che, ovunque mi trovi ad ascoltarla (per caso o non), non lascia tregua al cuore e al corpo. Adoro, dunque, l’Opera e il Balletto: quando possibile, colgo l’occasione di seguire qualche famoso Repertorio presso il Teatro San Carlo di Napoli. Ho un’indole fortemente romantica e creativa. Mi ritengo testarda, ma determinata, soprattutto se si tratta di lottare per realizzare i miei sogni e, in generale, ciò in cui credo. Tra i miei vivi interessi si inserisce la possibilità di viaggiare, per conoscere culture e tradizioni sempre nuove e godere dell’estasiante spettacolo dei paesaggi osservati. Dopo la Laurea ho anche frequentato a Napoli un corso finanziato da FormaTemp come “Addetto all’organizzazione di Eventi”. In definitiva, tutto ciò che appartiene all’universo dell’arte e della cultura e alla sfera della creatività e del romanticismo, aggiunge un tassello al mio percorso di crescita e dona gioia e soddisfazione pura alla mia anima. Contentissima di essere stata accolta per collaborare alla Redazione “Eroica Fenice”, spero di poter e saper esserne all’altezza. Spero ancora che un giorno questa passione per la scrittura possa trovare concretezza in ambito propriamente professionale. Intanto Grazie per la possibilità offertami.

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