Nato nel 1956, Leslie Cheung è stata una delle più grandi star di Hong Kong, prima nell’era d’oro del Cantopop e poi nel panorama cinematografico. Straordinariamente affascinante e talentuoso, ha catturato il cuore di milioni di fan in tutta l’Asia. Ma Cheung era anche un’icona queer: con i suoi costumi androgini, la sua relazione omosessuale dichiarata e i suoi indimenticabili personaggi LGBT, ha sfidato la conservatrice industria dell’intrattenimento, diventando un simbolo di coraggio e autenticità.
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I primi ruoli controversi: tra stereotipo e commedia
Sebbene oggi sia celebrato per i suoi ruoli iconici, l’approccio iniziale di Cheung alla rappresentazione LGBT+ rifletteva i pregiudizi dell’epoca. Nella commedia del 1992 All’s Well, Ends Well, interpreta un personaggio effeminato la cui presunta omosessualità viene trattata come una malattia da “curare” con l’elettroshock. Questo era lo stato della rappresentazione queer nei primi anni ’90 a Hong Kong: nel migliore dei casi, una gag; nel peggiore, una devianza. Anche in The Eagle Shooting Heroes dell’anno successivo, le battute sull’omosessualità come disturbo mentale non mancano.
La svolta: “Addio, mia concubina” e l’attenzione internazionale
Il punto di svolta arriva nel 1993 con Addio, mia concubina. Basato su un libro di Lilian Lee, il film porta Cheung alla fama internazionale con la sua interpretazione di Cheng Dieyi, un attore dell’opera di Pechino addestrato fin da bambino a interpretare ruoli femminili. La sua difficoltà nel recitare la battuta “Sono per natura una ragazza, non un ragazzo” non è un semplice errore, ma la rappresentazione della sua lotta interiore. Il film lega l’identità queer all’arte tradizionale, rendendo l’argomento accessibile e permettendo al pubblico di empatizzare con il dolore e la persecuzione subiti dal personaggio. La performance di Cheung è così potente perché non si percepisce finzione, ma la sua vera lotta personale. Il film cambia il discorso sulla comunità LGBT a Hong Kong e ispira una nuova ondata di cinema indipendente più inclusivo, come He’s a Woman, She’s a Man, in cui Cheung stesso reciterà.
Film chiave | Impatto sulla rappresentazione lgbt+ |
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All’s well, ends well (1992) | Rappresenta lo stereotipo dell’epoca: l’omosessualità come una condizione comica e anormale da “curare”. |
Addio, mia concubina (1993) | Umanizza un personaggio queer legando la sua identità all’arte e alla sofferenza, generando empatia nel grande pubblico. |
Happy together (1997) | Normalizza una relazione gay, rappresentandola non come un “problema”, ma come un complesso e universale dramma romantico. |
La maturità artistica: “Happy Together” di Wong Kar-wai
Se si parla di cinema LGBT di Hong Kong, un film spicca su tutti: Happy Together (1997). Il film, che valse a Wong Kar-wai il premio per la Miglior Regia al Festival di Cannes, è un dramma romantico su due amanti gay (Leslie Cheung e Tony Leung) persi in Argentina. La pellicola non si concentra sulla discriminazione, ma tratta la loro storia come un normale e tormentato rapporto d’amore. I personaggi sono umani e complessi: quello di Cheung è a tratti tossico, ma anche capace di portare immensa gioia. Questa complessità lo rende reale. Nonostante il successo di critica, il film fu deriso agli Hong Kong Film Awards, a testimonianza di quanto la realtà fosse ancora lontana da un’accettazione piena, come ricorda un articolo della BBC.
L’eredità oltre lo schermo: impatto culturale e memoria
Purtroppo, Happy Together sarebbe stata l’ultima grande interpretazione queer di Cheung. Morì suicida il 1° aprile 2003, dopo una lunga battaglia con la depressione. Il suo compagno, Daffy Tong, fu riconosciuto pubblicamente dalla famiglia come “l’amore della sua vita”, un gesto di enorme significato in una città dove il matrimonio egualitario non è ancora legale. La scomparsa di Leslie ha immortalato la sua immagine e ha normalizzato la sua identità agli occhi del pubblico. Oggi, le discussioni su temi LGBT a Hong Kong e nella Cina continentale sono molto più aperte, e questo è in gran parte merito suo. Cheung ha usato la sua arte per mostrare che non c’è differenza tra noi, dimostrando perché la rappresentazione sia così importante: educa, apre al dialogo e unisce le persone.
A oltre 20 anni dalla sua scomparsa, il mondo ricorda un uomo che aveva compiuto l’atto più rivoluzionario di tutti: essere sé stesso.
Immagine di copertina: IMDB
Articolo aggiornato il: 10/09/2025