“Ricordi?” è un film del 2018, scritto e diretto dal regista romano Valerio Mieli, già noto per il suo esordio con Dieci inverni (2009). La pellicola si presenta come un’opera intensa e profondamente riflessiva, che si pone l’obiettivo di esplorare l’amore in relazione alla memoria e alla soggettiva percezione del tempo.
Il film è stato presentato alla 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, guadagnandosi il merito di essere stato l’unico film italiano in concorso alle Giornate degli autori.
Trama del film Ricordi?
Il film racconta le dinamiche di una coppia di fidanzati, i cui nomi non sono resi noti, ma vengono presentati come Lui (interpretato da Luca Marinelli) e Lei (interpretata da Linda Caridi), come a voler intendere che non si tratti di una vicenda specifica, poiché somiglia a quella di chiunque altro. “Ricordi?” non segue una narrazione cronologica classica ma, al contrario, si sviluppa attraverso frammenti di memoria, soggettivi e spesso contraddittori, vissuti dai due protagonisti in modo diverso. Ogni scena è un ritorno al passato, filtrato dalla memoria di uno dei due amanti: prima si assiste ad un momento felice, poi la stessa scena viene riproposta in maniera più cupa, malinconica, poiché viene ricordata dall’altro partner.
Lui tende al ricordo in modo più triste, pessimista, è incline alla malinconia, al senso di perdita. Lei, invece, ha una visione più romantica e idealizzata del passato, ricorda i momenti allegri e i dettagli più luminosi.
Il film fa vivere due volte la relazione, o meglio infinite volte, come accade nella mente: vengono ripercorsi il primo bacio, una cena, i litigi, la quotidianità, che spesso si configura attraverso i momenti di normalità. Ognuno di questi momenti è rivissuto da angolazioni emotive diverse, rivelando la verità della memoria, un elemento fluido e fallace della mente umana, che scandaglia ciascun ricordo in base alla percezione soggettiva.
Analisi del film
“Ricordi?” è, dunque, un viaggio all’interno dell’aggrovigliato agire dei ricordi, che, abbellendo o imbruttendo un istante, comunque lo distorce. Nei rapporti umani, la relazione tra il tempo e l’amore è scandita dal ticchettio di un orologio immaginario, una sorta di ombra che accompagna i giorni fino alla loro inevitabile scadenza. Qui, il passato e il futuro vanno a braccetto, eliminando qualsiasi parvenza di presente e, dunque, di realtà. Il presente non è descritto dall’istante in cui viene vissuto, ma dal futuro che lo ricorderà, attraverso le più variegate mediazioni della mente. È il tempo che si prende gioco del sentimento umano: l’amore comincia a finire nell’istante in cui nasce, preceduto e succeduto da tanti altri amori, rendendo tutto passeggero e somigliante.
Il film non offre un finale convenzionale, ma una riflessione aperta su ciò che resta dopo l’amore, su cosa conserviamo o perdiamo nei nostri ricordi. Non c’è un giudizio, non c’è un colpevole, resta solo la constatazione di quanto sia difficile condividere davvero un passato con qualcun altro.
La fotografia è di un’estrema delicatezza, in grado di regalare allo spettatore un’emozione forte, pur senza invaderlo; l’interpretazione magistrale dei protagonisti completa la riuscita di una bellissima pellicola.
Fonte Immagine in evidenza: copertina del film su Prime Video