Quasi sempre le storie dei prodotti di intrattenimento giapponesi si ispirano alla realtà, al folklore che viene trasmesso da generazioni e generazioni e la protagonista di uno dei cult horror giapponese non è da meno. Lo spirito vendicativo di Sadako di The Ring (in giapponese リング – Ringu) proviene dalla storia di Banchō Sarayashiki, storia dalla quale anche la penna di Kōji Suzuki prende ispirazione prima del riadattamento del film di Hideo Nakata.
La storia di Sadako di The Ring

Il film segue la storia della giornalista Reiko Asakawa che, indagando sullo strano decesso della propria nipote, si imbatte in una videocassetta maledetta che provoca inspiegabilmente la morte delle persone che la guardano nel giro di sette giorni. Le immagini contenute in essa sono disturbanti e surreali, ed alla fine mostrano una giovane donna che fuoriesce lentamente da un pozzo e successivamente dal televisore stesso: Sadako. Nel film Ring 0: The Birthday viene approfondita la storia della diciannovenne dai lunghi capelli corvini davanti al volto, e viene spiegata l’origine della maledizione. Sadako ha vissuto tutta la sua giovane vita con il terribile peso di possedere poteri soprannaturali che l’hanno portata ad essere odiata e temuta da tutti (anche dalla sua stessa madre, la quale possedeva poteri simili) fino a diventare vittima di un vero e proprio omicidio. Creduta morta, verrà gettata brutalmente in un pozzo, dove ripresa conoscenza vedrà come ultima immagine il buco del pozzo richiudersi per sempre sopra la propria testa (da qui il nome The Ring / Ringu). L’odio ed il dolore per quello che le è stato fatto convergerà nella creazione della videocassetta, perpetrando la maledizione per sempre.
Infatti, come in quasi tutte le storie di fantasmi giapponesi che si rispettino, è impossibile spezzare le maledizioni semplicemente provando pena per il fantasma e/o dandogli una degna sepoltura come accade nel film, perché le maledizioni sono fatte dell’energia negativa che permane nel luogo in cui il fantasma è legato. L’odio, il rancore e la sofferenza si trasformeranno sempre in sete di vendetta con un unico finale possibile: la morte.
Le origini di Sadako: Banchō Sarayashiki ed il pozzo di Okiku

Banchō Sarayashiki è una storia di fantasmi giapponesi della quale esistono svariate versioni, che differiscono più o meno significativamente tra di loro, ma hanno un filo conduttore comune e sempre presente: l’ingiusta morte della donna Okiku ed il pozzo nel quale è stata fatta precipitare.
Una delle versioni più rappresentate anche nel teatro giapponese è quella della giovane Okiku al servizio del signore Hosokawa Katsumoto, nel castello Himeji. La giovane è segretamente innamorata del suo signore, ed un giorno viene a conoscenza del piano di Asayama Tetsuzan, capo delle guardie a protezione del Daimyo. Questi vuole spodestare e fare del male al signore del castello, e quindi Okiku avverte Hosokawa Katsumoto prima che il piano possa essere attuato. Quando il capo delle guardie scopre che dietro al fallimento del proprio piano c’è proprio Okiku, decide di escogitare una vendetta: rubare uno dei piatti più preziosi del Daimyo ed incolpare la ragazza. Quest’ultima conterà e riconterà il set di piatti che ne aveva dieci, ma arriverà sempre e solo al numero nove. Per questo, il Daimyo la lascerà proprio nelle grinfie di Asayama Tetsuzan, il quale, per vendetta, la violenterà, torturerà ed infine ucciderà, per poi gettarla in un pozzo.
Da quel momento in poi lo spirito di Okiku apparirà ogni notte tra le due e le tre, quando il velo tra vivi e morti si assottiglia, per contare perennemente i piatti fino al nono ed infine piangere, urlare e disperarsi per non riuscire ad arrivare al decimo piatto.
Il Daimyo, venuto a conoscenza dell’innocenza di Okiku e tormentato dalla sua maledizione, chiederà aiuto ad un monaco buddista, il quale durante l’apparizione del fantasma, subito dopo il numero nove, esclamerà: “Dieci!” liberando finalmente lo spirito ed i vivi dalla sua maledizione.
In un’altra versione della storia, Okiku è al servizio di un samurai che la desidera come amante in vano ed escogita anch’egli un piano: nascondere uno dei 10 piatti dando la colpa a lei. Siccome rubare o rompere questi oggetti era punibile con la morte, il samurai dirà lei che avrebbe sorvolato sul furto se lei fosse diventata la sua amante. Okiku rifiuta nuovamente pagando con la morte e venendo gettata in un pozzo. E così lei apparirà ogni notte alla stessa ora per contare i piatti prima di piangere, lamentarsi e gridare al numero nove, senza mai arrivare a contare il decimo piatto.
Punti in comune
Di base, l’origine folkloristica non è uguale a quella di Sadako di The Ring e del romanzo, ma ne condivide sicuramente gli elementi essenziali: il pozzo come mezzo tra il mondo dei vivi e dei morti, la maledizione nata da una morte ingiusta e violenta e la compassione verso di loro che la storia suscita verso chi l’ascolta.
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