Leggende horror giapponesi: 2 da conoscere

Leggende horror giapponesi: 2 da conoscere

Il Giappone è molto conosciuto per le sue leggende che fanno parte della tradizione giapponese . Molto famose sono le leggende horror giapponesi che intrattengono grandi e piccini. Sono storie che appena lette fanno sì che nell’animo umano nasca un senso di paura, ma anche attrazione. Le leggende horror giapponesi presentono al loro interno creature spaventose come spiriti, demoni, apparizioni inquietanti e tanto altro.

Un dettaglio molto importante da dire, prima di presentare alcune delle leggende horror giapponesi più conosciute al mondo, è che molte di queste leggende sono state raccolte e fatte conoscere da un professore e giornalista molto importante chiamato Lafcadio Hearn.
Quest’ultimo era di origine greco-irlandese, molto conosciuto per aver introdotto la cultura e la letteratura del Giappone all’Occidente. Inoltre è famoso per le sue raccolte di leggende e in particolare quelle di fantasmi.

Leggende horror giapponesi 

“Il ragazzo che dipingeva gatti”

Tre le leggende horror giapponesi più conosciute abbiamo “Il ragazzo che dipingeva gatti”. Quest’ultima parla di un ragazzo, figlio di una coppia di contadini molto poveri. Aveva molti fratelli e sorelle che sin da subito hanno aiutato i genitori con il lavoro nei campi e quello domestico. Solo lui, ultimo tra i fratelli , essendo molto fragile non sembrava molto adatto ai lavori pesanti. Però era dotato di grande intelligenza rispetto agli altri fratelli. I genitori decisero di conseguenza di portarlo in un tempio, sotto la guida di un buon vecchio prete che si sarebbe preso l’incarico di educarlo con il fine di farlo diventare prete. Il ragazzo era molto promettente a ciò che il prete gli insegnava. Aveva però un solo difetto, cioè dipingeva gatti dappertutto . Il prete un giorno gli consigliò di lasciare il tempio per diventare un artista e poi lo avvertì di una cosa, cioè di evitare a tutti i costi gli spazi grandi e stare in quelli piccoli. Il ragazzo non capì molto l’avvertenza del prete, ma decise lo stesso di abbandonare il tempio.

Non sapeva dove andare, sicuro non dalla famiglia perché aveva disubbidito ai loro ordini. Quindi decise di andare in un altro tempio per soggiornare per un po’ di tempo. L’unico problema è che il ragazzo non era a conoscenza del fatto che i religiosi di quel tempio avevano abbandonato quest’ultimo perché spaventati da un folletto. Inoltre alcuni guerrieri erano andati alla caccia del folletto, solo che non si sono più visti. Quindi all’ignoto di tutto ciò, il ragazzo decise si avviò alla ricerca del tempio. Arrivò a destinazione. Si era fatto buio, ma il ragazzo vide lo stesso il tempio da cui proveniva una luce. Una cosa che va detta è che era tipico del folletto accendere le luci per attirare i viaggiatori. Ritornando alla storia il ragazzo bussò più volte, ma nessuno rispose. Aprì la porta e notò una lampada accesa e l’interno del tempio pieno di ragnatele e polvere.

Dei preti non c’era ombra. La cosa di cui lui fu più felice era la presenza però di paraventi bianchi sui cui lui poteva disegnare tantissimi gatti. Si armò di pannello e iniziò a dipingerne tantissimi. Mentre si stava preparando per dormire, si ricordò dell’avvertenza del prete , cioè di evitare gli spazi ampi. Lui in quell’esatto momento stava proprio dormendo in uno spazio molto ampio, iniziò ad avere paura e decise di dormire in un piccolo stanzino.

Ciò che lo svegliò furono delle urla agghiaccianti che spaventarono molto il ragazzo che rimase immobile per tutta la notte. Si fece giorno e finalmente uscì dallo stanzino, ma la prima cosa che notò è che il pavimento era ricoperto di sangue con al centro la carcassa di un enorme ratto-folletto, più grande di una mucca. Non capiva chi l l’avesse ucciso, ma poi notò che i gatti che aveva disegnato la sera precedente avevano tutti la bocca piena di sangue e capì che erano stati i gatti la causa della morte del folletto. Quindi alla fine il ragazzo capì il consiglio del prete. La storia si conclude che il ragazzo diventò poi un artista molto conosciuto.

“Sulla montagna di crani umani”

Un’altra molto conosciuta tra leggende horror giapponesi è “Sulla montagna di crani umani”. Questa leggenda parla di un bodhisattva che in compagnia di un giovane compagno si ritrovò ai piedi di una montagna, in un luogo desolato in cui l’unica cosa presente era la desolazione. Iniziarono ad arrampicarsi, ma intorno a loro c’era solo buio. Iniziarono a scalare e il bodhisattva incoraggiava il giovane compagno dicendogli di non aver paura. Durante la loro scalata, il giovane posò la sua mano su una pietra al quanto liscia. Rivolse il suo sguardo verso di essa e notò che era un teschio umano. Il ragazzo iniziò ad urlare, ma il bodhisattva lo incoraggiò a non avere paura e a non mollare.

Ad un certo punto una fiamma d’oro proveniente da oriente si accese e rivelò ciò che erano le vere sembianze di quella elevata montagna che di roccia aveva bene poco. Era completamente ricoperta di crani umani, frammenti di teschi e polvere di ossa. Iniziò a sorgere il sole e il ragazzo decise di non poter farcela più. Il bodhisattva iniziò a dire al giovane di affrettarsi e che la sommità era molto lontana. Il ragazzo sostenne di avere tanta paura perché ciò che lo circondava erano solo teschi umani e che era pietrificato. Il bodhisattva successivamente iniziò a ridere dicendo che alla fine quei teschi umani erano tutti del giovane, sostenendo che ciascun teschio è stato il nido dei suoi sogni e desideri. Erano non altro che i teschi di tutte le sue vite passate.

Fonte immagine: Pexels

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