Sense8, serie di Netflix | Recensione

Sense8, la serie Netflix | Recensione

Rilasciata su Netflix dal 2015 e creata dalle sorelle Wachowski e da J. Michael Straczynski, Sense8 è una serie sci-fi più unica che rara – a partire dai temi, alla trama, all’estetica. La sua cancellazione, dopo la seconda stagione, è ancora un tasto dolente per le migliaia di fan della serie. Per fortuna, dopo svariate petizioni, è stato rilasciato un episodio speciale per poter, almeno, dare una conclusione ad una storia così tanto amata. Purtroppo, una trama così complessa non si può risolvere con un solo episodio e ha lasciato, comunque, un retrogusto amaro nel finale della serie. Retrogusto particolarmente amaro perchè Sense8 è la serie televisiva, non solo una serie televisiva. 

I sensates 

Qual è allora la trama? Chi sono i protagonisti? Vediamolo.

La serie si apre con otto persone, ognuna in una parte del mondo diversa e sconosciute tra loro che, improvvisamente, sviluppano una connessione di tipo telepatico, emotivo, ed anche fisico, riuscendo a condividere emozioni, esperienze, ed abilità. Questo legame è alla base della serie Sense8, mostrando quanto una connessione fra persone e culture diverse possa aiutare a migliorarsi. 

Ogni personaggio ha qualcosa di speciale da mostrare: a partire da diversità sessuali, identità di genere, etnia, stato sociale – sono colmi di pregi e difetti, di paure e problemi. Le tematiche affrontate, dall’omofobia alla misoginia, dal razzismo alla corruzione, sono tutte trattate con una sensibilità spettacolare, celebrando la volontà indomita dello spirito umano. 

Vediamo brevemente i protagonisti:

Will (Brian J. Smith) è un poliziotto di Chicago, un leader naturale senza timori; Riley (Tuppence Middleton) è una DJ islandese, ora trasferita a Londra, con un passato nascosto; Lito (Miguel Ángel Silvestre) è un famoso attore messicano, segretamente omosessuale; Capheus (Aml Ameen, poi Toby Onwumere) è un autista di Nairobi, profondamente ottimista; Sun (Doona Bae) è una ricca donna sud-coreana, esperta di arti marziali; Kala (Tina Desai) è una farmacista di Mumbai, promessa sposa ad un uomo che non ama; Wolfgang (Max Riemelt) è un criminale di Berlino, sarcastico e temerario; Nomi (Jamie Clayton) è una donna trans di San Francisco, perseguitata dalla famiglia che non l’accetta.

Sense8 è una serie che dedica ad ogni personaggio uno sviluppo unico, condizionato ovviamente dalle connessioni con gli altri sensates, e fra alcuni di loro nascono anche legami speciali. 

Il nemico

La trama, però, non è solo un grande inno all’umanità, ma ha anche sviluppi macabri. I sensates sono, infatti, perseguitati da un’organizzazione chiamata BPO (Biologic Preservation Organization) che desidera catturarli e usarli come oggetto di studio, per poi usare le loro capacità. Il capo della BPO, Whispers (Terrence Mann) un tempo era come loro: un sensate che, però, ha tradito la specie e desidera sfruttarne i poteri. Scopriamo dunque che esistono altri clusters, ovvero gruppi di sensates, e che sono un’effettiva specie a sé, conosceremo ad esempio Lila Facchini (Valeria Bilello), una sensate napoletana appartenente ad un altro cluster. Quest’ultima, però, è legata a Whispers, facendo parte degli antagonisti che andranno affrontati.

Il finale

La conclusione di Sense8, che esiste grazie al supporto e alle petizioni dei fan della serie, vede i protagonisti per la prima volta tutti riuniti. Ci troviamo a Parigi e i sensates stanno escogitando un piano per sconfiggere la BPO. Unendo le loro abilità, sia fisiche che mentali, i sensates riescono nell’impresa, concludendo il tutto con una cerimonia.

Per quanto Sense8 sia stata una serie sfortunata, è comunque riuscita a far breccia nel cuore di migliaia di fan, e resta un pilastro nelle opere originali di Netflix: i temi che racconta sono sempre più attuali, e ci ricorda l’importanza dei legami umani e delle differenze.

Ricordando, sempre: io sono noi.

Fonte immagine: Netflix

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