Proverbi maori: 3 da conoscere

intaglio in legno cultura maori

Come accade per la maggior parte dei popoli nativi, anche il popolo maori possiede una cultura ricca di tradizione orale (detta “whakapapa e kōrero tuku iho”). Parte di essa è rappresentata dai proverbi, chiamati “whakataukī”: come accade per tutti i popoli del mondo, anche in questo caso, leggendoli possiamo capire ciò che reputano importante e cosa li rende unici.

L’importanza della natura nei proverbi maori

Il primo dei proverbi maori è particolarmente significativo per comprendere uno dei concetti fondamentali di questa cultura:

Ko te mauri, he mea huna ki te moana.

Letteralmente si traduce con “La forza della vita è nascosta nel mare”. Notiamo già da qui che la presenza dell’elemento naturale è profondamente radicato nella cultura di questo magnifico popolo. Il suo significato ci fa capire come gli aspetti “potenti” della vita sono nascosti in bella vista, è un vero e proprio invito a cercare la saggezza e l’energia vitale nelle profondità della vita e di se stessi. Quindi, se letteralmente ci fa capire che, sebbene il mare in superficie sembri vuoto, nelle sue profondità brulica di vita, metaforicamente spiega che le verità essenziali e le forze vitali non sono sempre immediatamente visibili. 

Possiamo notare che il mare  è visto non solo come fonte fisica di cibo e viaggio, ma come un regno profondo e misterioso, dimora di taniwha (esseri potenti) e simbolo del subconscio e dell’ignoto. Il concetto di “mauri” è centrale: è la forza vitale, l’energia intrinseca, lo spirito vitale che anima tutte le cose viventi e persino alcuni elementi naturali. 

Il rapporto con gli altri 

Altro aspetto importante per il popolo sono senza dubbio i rapporti interpersonali. Qui di seguito troviamo due esempi:

E toa ai a Whiro, me noho puku noa a Kou tāngata

Questa frase si traduce con “Tutto ciò di cui il male ha bisogno per trionfare è che le persone buone non facciano nulla”. Ma cosa vuol dire? Che l’apatia, il menefreghismo delle persone, non genera altro che “male”. Si propone come vero e proprio monito sia etico che sociale. Fa capire che se il male “trionfa” non è dovuto necessariamente alla sua forza, ma la vittoria può essere data dalla passività e il silenzio delle “persone buone”. Bisogna essere attivi, bisogna combattere per i propri valori e per le persone a cui teniamo.

Si riferisce alla mitologia maori della creazione e alla lotta eterna tra luce e oscurità, ordine e caos. Whiro-te-tipua è il dio delle tenebre, della malattia, della morte e di tutte le forze distruttive e malvagie. Kou rappresenta la luce, la vita, la foresta, la bontà e l’ordine creato. Noho puku significa rimanere in silenzio, passivo, senza reagire. 

 

Ko ō tātou whakapono ngā kaiwehewehe i a tātau. Ko ō tātau moemoeā me ō tātau pākatokato ngā kaiwhakakotahi i a tātau.

Anche qui, in modo ancora più diretto, s’invita ad un’unione per il bene comune. Non a caso, la traduzione in questo caso è “Sono le nostre verità ad essere attori della separazione. Sono i nostri sogni e le nostre difficoltà che agiscono per unirci”. C’è un evidente analisi delle dinamiche umane che divide le convinzioni e le ideologie rigide, che creano muri tra le persone, e le esperienze condivise che, al contrario, le uniscono. Spiega che le speranze e le sofferenze affrontate insieme, ci allontanano dalle nostre ideologie superficiali (forse sottintendendo anche gli stereotipi che nascono in alcuni gruppi), ricordandoci ciò che ci accomuna tutti: la nostra umanità. Ed è proprio per quest’ultima che invita ad essere uniti, creando obiettivi comuni e superando le avversità senza basarsi su pregiudizi.

Questa affermazione riflette l’esperienza sociale del popolo, dove la forza del whānau (famiglia allargata), hapū (sottotribù) e iwi (tribù) è fondamentale per la sopravvivenza e il benessere. Whakapono qui va oltre la semplice “fede religiosa“; include credenze radicate, ideologie, dogmi e le “verità assolute” a cui le persone si aggrappano. I Moemoeā sono, invece, sogni, aspirazioni, visioni condivise. Infine, Pākatokato (o “pākakatanga”) sono le difficoltà, avversità, e quindi le sofferenze comuni.

Questi tre proverbi maori, nati dalla profonda relazione del popolo con l’ambiente, la spiritualità e la vita comunitaria, offrono una saggezza senza tempo, invitando alla riflessione profonda, all’azione responsabile e all’unità oltre le differenze.

Fonte immagine: da Pixabay (di Peter Pruzina)

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