Gorehabba: cos’è l’insolita festa indiana

Cosa è la Gorehabba: l’insolita festa indiana

Nel villaggio di Gumatapura, al confine tra Karnataka e Tamil Nadu, subito dopo Diwali si celebra una festa davvero singolare e insolita: la Gorehabba. Il termine significa letteralmente festa del letame, e non a caso: durante la celebrazione, uomini e ragazzi si sfidano in una battaglia rituale a colpi di letame di mucca. Una tradizione curiosa, ma profondamente radicata nella cultura locale. Scopriamo insieme cos’è la Gorehabba, da dove nasce e come si svolgono le varie fasi di questa particolare festa.

Le origini della Gorehabba

Questa festa affonda le sue radici in antiche credenze religiose e tradizioni rurali dell’India meridionale. In particolare, si ritiene sia legata al culto locale del dio Beereshwara Swamy che, secondo una leggenda, avrebbe benedetto il suo villaggio proprio attraverso il letame di mucca, subito dopo la fine del Diwali.

Va ricordato che, nelle principali religioni indiane, la mucca è un animale sacro, simbolo di abbondanza, pace e benedizione divina. Non solo l’animale stesso è venerato, ma anche tutto ciò che produce: latte, burro chiarificato (ghee), yogurt, urina e feci sono considerati dotati di potere sacro, proprietà protettive e capacità di purificare corpo e anima. Per questo motivo, il letame di mucca non è visto come sporco, ma anzi come un elemento purificatore.

Come si celebra: le varie fasi della festa

La festa, che si celebra a novembre, inizia di prima mattina con la raccolta del letame: tutto quello proveniente dalle mucche del villaggio viene caricato su dei dumper e trasportato nel cortile del tempio di Beerappa, a Gumatapura. Una volta scaricato, i mucchi di letame vengono decorati con fiori e ortaggi e benedetti da un sacerdote, segnando così l’apertura ufficiale della celebrazione.

Terminata la benedizione, ha inizio il momento più atteso: uomini e ragazzi si lanciano addosso palle e manciate di letame, immergendosi nella battaglia fino a esserne completamente ricoperti.
La lotta continua per tutto il pomeriggio, in un clima di gioco e condivisione.

Al termine della battaglia, si passa al rito centrale: viene scelto uno dei partecipanti per impersonare il Chadikora, che viene adornato con baffi e barba d’erba, posto su un asino e condotto in processione fino al tempio.
Successivamente, viene realizzata un’effigie del Chadikora, che viene trasportata su una collina e bruciata in un grande falò. Questo gesto rappresenta la purificazione finale: bruciare l’effigie significa simbolicamente liberare la comunità da impurità, malattie e negatività accumulate durante l’anno.

La giornata si conclude con un bagno collettivo nel lago locale, ultimo passo del rito di purificazione, attraverso cui i partecipanti si liberano dal letame e completano l’intero ciclo della festa.

Perché solo gli uomini possono partecipare

La partecipazione esclusiva degli uomini alla Gorehabba non va interpretata come una discriminazione di genere, ma piuttosto come il riflesso di un’antica suddivisione dei ruoli all’interno della religiosità popolare. Secondo la tradizione, infatti, le donne svolgono funzioni legate alle preghiere domestiche e ai rituali di protezione familiare, mentre agli uomini spettano i rituali più fisici e pubblici, come le battaglie simboliche e i momenti collettivi di purificazione.
In questo contesto, la battaglia di letame è vista come un atto rituale “maschile”, espressione di forza, resistenza e protezione della comunità.

Il potere purificatore della Gorehabba: la battaglia che cura

Cosa è la Gorehabba, quindi? È molto più di una semplice festa: rappresenta un rito di purificazione collettiva, un momento in cui la comunità si libera simbolicamente da impurità e negatività.
Molti abitanti del villaggio credono fermamente che chiunque partecipi alla battaglia, soprattutto se malato, possa ottenere guarigione e protezione. La festa diventa così anche un simbolo di rinascita, rigenerazione e speranza per tutti coloro che vi prendono parte.

Fonte immagine: Da YouTube di South China Morning Post

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A proposito di Chiara Pia Giugliano

Classe '00, studentessa di lingue e culture africane e asiatiche all'Orientale. Scoprire e vivere nuove culture e tradizioni è ciò che più mi rende felice! Motivo per cui, appena posso, sono in viaggio! Compagna inseparabile delle mie avventure è la macchina fotografica, una delle mie più grandi passioni insieme all'arte, al cinema e alla lettura.

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