Candy Crush: una dolce dipendenza

Candy Crush

Nell’ampio universo dei videogiochi per cellulari, pochi sono stati i titoli in grado di creare un fenomeno culturale della stessa grandezza di Candy Crush. Questo facile gioco, nel quale il giocatore deve semplicemente abbinare delle caramelle colorate per vincere i numerosissimi livelli, ha reso milioni di persone giocatori ossessionati e compulsivi, sviluppando pian piano una vera e propria dipendenza nei confronti di questo dolce videogioco.
Cos’è che lo rende così accattivante per il pubblico? Le risposte spaziano nel design colorato, la natura stessa delle attività da completare nel gioco e ciò che è solito essere chiamato Tetris Effect.

La nascita del regno più dolce che ci sia

La storia di Candy Crush inizia nel 2012, quando la King Digital Entertainment, azienda di software britannica, rilascia il gioco, mai immaginando il fenomeno culturale che sarebbe diventato. Candy Crush non fu il primo gioco della compagnia: la King Digital Entertainment venne fondata nel 2003 da Riccardo Zacconi e altri due partner; si trattava quindi di un’azienda con esperienza nel settore di giochi, nonostante non ne avesse mai pubblicato uno così popolare.
Il gioco è, nella sua essenza, molto basilare: bisogna abbinare tre caramelle o più dello stesso colore per farle scomparire dal tabellone e guadagnare punti – tuttavia bisogna riconoscere che questo tipo di meccaniche di gioco, note come “match-three”, non erano una novità nel panorama videoludico. Molti si sono chiesti cosa differenziasse Candy Crush da tutta la sua concorrenza, e le ragioni possono essere svariate: ciò che ha fatto questo gioco per distinguersi dagli altri risiede nella sua estetica accattivante, ricca di colori e caramelle scintillanti con un tocco vintage e cartoon che gli dona uno stile unico e sognante, ma ciò che ha accattivato e catturato infine i giocatori è stato il suo storytelling, con missioni funzionali alla storia e personaggi simpatici che hanno le proprie caratteristiche e che aiutano il giocatore nel proseguire dell’esperienza di gioco.

Le motivazioni della dolce dipendenza da Candy Crush

Per fare in modo di comprendere il successo di Candy Crush, bisogna analizzare i meccanismi psicologici che si azionano quando ci giochiamo,
Il primo elemento individuale è quello delle ricompense variabili: ogni volta che completiamo una combinazione efficace o terminiamo il livello, il gioco ci premia con delle esplosioni spettacolari, suoni ed effetti visivi, e infine un counter di molti punti. Questo metodo di rinforzo intermittente è lo stesso utilizzato dalle slot machine e che le rende fortemente avvincenti: non si sa mai quando arriverà la ricompensa, e il momentum di tensione per la prossima vincita mantiene alta la nostra motivazione.
Altro dato da analizzare è la questione “self efficacy”: il gioco comincia da livelli estremamente semplici che chiunque sarebbe in grado di completare, una tattica utilizzata per persuadere i giocatori, creando in loro l’illusione di essere competenti abbastanza da riuscire a completare il gioco, fino a quando non arrivano i livelli difficili, e poi quelli difficilissimi – in quel momento il giocatore, spinto dalla convinzione di 50 livelli completati con facilità, tenterà di completare fino a quando non avrà raggiunto l’obiettivo, che questo richieda 5, 10, o 15 tentativi.

Il Tetris Effect, e come le caramelle pervadono la nostra mente

Uno degli aspetti più interessanti di Candy Crush, e non solo, è un fenomeno comunemente chiamato Tetris Effect, che è un meccanismo psicologico che è stato studiato abbastanza recentemente in relazione all’omonimo puzzle russo Tetris, che tuttavia ha effetto anche nel caso di altri giochi – il Tetris Effect si manifesta quando un’attività viene praticata così assiduamente da influenzare i nostri pensieri anche quando non la stiamo direttamente svolgendo, come magari il vedere la schermata di gioco anche quando si chiudono gli occhi per andare a dormire. Molti giocatori affetti dal Tetris Effect in relazione a Candy Crush hanno ammesso di vedere caramelle colorate di sfuggita anche quando non c’erano, di sognare il gioco e le combinazioni e di immaginare di giocare quando erano sovrappensiero. Il fenomeno è preoccupante: gli studi neuroscientifici sono riusciti a dimostrare che i giochi di puzzle sono in grado di rimodellare le connessioni neurali all’interno del nostro cervello, in quanto l’esposizione prolungata a pattern visivi ripetitivi e dai colori sgargianti può alterare la percezione spaziale. Nel caso di Candy Crush, il meccanismo match-three può installare un filtro percettivo, permanente o temporaneo che sia, che ci porta inconsciamente a ragionare in tripli, ricercando costantemente un rilascio di dopamina negli abbinamenti a tre.

Mentre continuiamo ad avanzare nella sfera videoludica, dobbiamo ricordare che Candy Crush rimane un esempio folgorante di come tattiche psicologiche, colori accesi ed esplosioni impressionanti possano creare fenomeni culturali solidi e duraturi. Dal gioco impariamo che nell’universo dei giochi, spesso la via più basilare è anche la più efficace nel rimanere impiantata nella mente del giocatore.

 

Fonte immagine: Amazon.it

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