Il periodo PlayStation 2 è stato un periodo parecchio travagliato per Capcom, pur avendo fruttato diversi titoli che ancora oggi sono dei grandi cult, come Resident Evil, pur col suo sviluppo travagliato, Devil May Cry, Okami e chi più ne ha più ne metta. Di tutti gli universi della casa giapponese però, Ghosts ‘n Goblins era rimasta in sordina per un po’, con Demon’s Crest del 1994. Dopo un passaggio da una console Nintendo, a una SEGA, infine Maximo, conosciuto in America col titolo Maximo: Ghosts to Glory, fu rilasciato nel 2001 in Giappone e nel 2002 nel resto del mondo su PlayStation 2.
Trama: un patto con la morte per salvare il regno

Sviluppato da Capcom Digital Studios, conosciuto oggi come Capcom Studio 8, e pubblicato da Capcom, è un videogioco hack ‘n slash con forti elementi platform. In questo gioco prenderemo il controllo del personaggio titolare, Maximo, che farà un patto con Grim, il tristo mietitore, perché lo aiuti a salvare la sua amata Sophia e riprendere controllo del suo regno dalle grinfie del re Achille, che utilizza le anime per guidare il suo esercito di non-morti. Maximo dovrà cercare l’aiuto di quattro sacerdotesse per poter salvare Sophia.
Gameplay: un’eredità segnata dalla difficoltà

I comandi di gioco sono molto elementari: potremo saltare, colpire con la spada con un attacco debole o forte, parare con lo scudo o lanciarlo contro i nemici. Il suo essere parte dell’universo di Ghosts ‘n Goblins si fa notare non solo dallo schema dei comandi molto semplice e intuitivo, ma anche dalla infame difficoltà dei livelli. Oltre ad alcune sezioni ostiche, la fisica del salto è uno dei suoi talloni d’Achille, dove Maximo sembra quasi scivolare per aria.
Ogni livello ha una certa percentuale di completamento, che aumenterà in base agli oggetti presi, distrutti, nemici sconfitti e tesori nascosti trovati. Il problema è che non ci sono dei veri indizi su dove trovare questi tesori nascosti, quindi spesso bisognerà colpire punti abbastanza a casaccio per trovarli.
Un altro paio di componenti strane riguardano il game over e il salvataggio. Nel gioco, oltre alle normali vite, avremo anche le monete di Grim, che rappresenteranno quante volte potremo fare game over e potremo ottenerle dopo aver raccolto 50 anime. I punti di salvataggio sono negli hub di gioco e sono delle fontane, alle quali potremo affacciarci e pagare 100 monete per poter salvare o caricare la partita, o per spostarci da un hub all’altro. Questo elemento è forse più strano delle monete di Grim, considerando che se nell’hub non avremo abbastanza monete, dovremo per forza andare in un livello e completarlo con addosso 100 monete prima di poter salvare. In alternativa potremo salvare dopo aver sconfitto un boss e salvato una delle sacerdotesse.
La musica orchestrale del gioco ha diversi brani che sono dei rifacimenti ai classici brani della serie di Ghosts ‘n Goblins che faranno tornare bambini i giocatori più anziani.
Anche il design dei personaggi e dei nemici hanno un feeling molto old school, specie le orde di scheletri e altri fantasmi e demoni che verranno ad attaccarci ricordano molto lo stile dei nemici classici della serie, così come molte zone e livelli, tipici di questo genere tendente a un mix tra il cartoon e il gotico.
Conclusione: un esperimento riuscito?

Questo gioco era uno strano esperimento, un hack ‘n slash vecchio stile già per il tempo, basato su una IP che non si vedeva da sette anni. La critica lo accolse positivamente, bacchettando appunto la difficoltà eccessiva del titolo e la strana scelta del sistema di salvataggio.
Maximo è parte di un universo che già ai tempi stava a riposo e nel 2004 fu cancellato un terzo capitolo, che avrebbe seguito Maximo vs. Army of Zin. Nel 2021 abbiamo avuto un remake dell’originale Ghosts ‘n Goblins e Demon’s Crest è apparso in uno dei recenti sondaggi Capcom su quali giochi di quali loro serie vorremmo rivedere, quindi chissà, forse un giorno potremo riprendere il controllo di Maximo e magari portare al termine il suo viaggio.
Fonte immagini: Screenshot presi dal gioco.