Giochi Capcom: i 5 consigliati

Giochi Capcom

Capcom (acronimo di Capsule Computer) è un’azienda produttrice e sviluppatrice di videogiochi con sede a Osaka, fondata nel 1979 da Kenzo Tsujimoto. A partire dal 1983, fino ad oggi ha sviluppato e prodotto una moltitudine di videogiochi che hanno fatto la storia, con saghe che hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo e che si sono estese ad altri media, come il cinema.

Ecco i videogiochi che un fan deve consigliare a chiunque si approcci a questa compagnia:

1. Resident Evil (1996)

Uno dei giochi Capcom più famoso di sempre e punta di diamante della compagnia (conosciuto anche con il nome BioHazard in Giappone), Resident Evil è un gioco d’avventura, nello specifico un Survival Horror, sottogenere coniato dal padre della saga – Shinji Mikami che immerge il giocatore in un ambiente ostile, abitato da terrificanti creature, con lo scopo di sopravvivere, difendendosi con armi o fuggendo risparmiando preziose risorse. Per proseguire è anche necessario risolvere dei difficili enigmi, che spesso richiedono un determinato oggetto chiave o una risposta a degli indovinelli. Rilasciato nel 1996 su PlayStation, Resident Evil mette i giocatori nei panni di Jill Valentine o Chris Redfield, due agenti della STARS (Special Tactics And Rescue Service), un  speciale della polizia di Raccoon City, mandati a investigare sulle recenti sparizioni ed episodi di cannibalismo verificatosi nei dintorni di Villa Spencer, nelle Arklay Mountains. Un branco di cani zombie separerà i due protagonisti, che cercheranno rifugio in una villa infestata da zombie e creature di ogni genere, prodotte dalla Umbrella Corporation e proprio da qui avrà inizio la loro avventura. È possibile giocare a Resident Evil abbonandosi al servizio Playstation Plus Premium, ma è possibile giocarci anche in una versione più moderna, rilasciata nel 2002 su Gamecube e rimasterizzata per tutte le console moderne nel 2014. Inoltre il titolo più recente della serie, il remake di Resident Evil 4 è disponibile su PlayStation, Xbox, PC e sistemi Apple.

2. Devil May Cry (2001)

Rilasciato nel 2001 per PlayStation 2 e diretto da Hideki Kamiya, Devil May Cry è un gioco Action Stylish che permette al giocatore di eseguire spettacolari attacchi, combinando l’uso di armi bianche e armi da fuoco, cercando di tenere alto lo Style Meter, determinando di conseguenza un punteggio alto alla fine delle 23 missioni presenti nel gioco. Devil May Cry (abbreviato in DMC) segue le vicende di Dante, mezzo demone figlio del leggendario demone Sparda che in passato esiliò i demoni nel loro regno, impedendogli di entrare nel mondo umano.

Dante è un tuttofare che gestisce la Devil May Cry, un’agenzia specializzata nel cacciare demoni scappati dagli inferi. Proprio qui una donna dalle sembianze identiche a quelle di Eva, l’amata madre del protagonista, chiederà al proprietario dell’agenzia di salvare il mondo dalla minaccia incombente di Mundus, il re dei demoni che millenni prima suo padre Sparda aveva esiliato. Dante intraprende un viaggio a Mallet Island, dove farà i conti con orde di demoni e con la sua natura da mezzo demone data dal suo retaggio familiare. Come si evince dal nome del protagonista, la maggiore ispirazione del videogioco e della saga è la Divina Commedia di Dante Alighieri. Inizialmente nacque come sequel di Resident Evil 3, ma divenne un brand a sé grazie a Shinji Mikami, che fu un mentore per Hideki Kamiya ai tempi del loro impiego in Capcom. È possibile recuperare Devil May Cry con la Devil May Cry HD Collection, disponibile per tutte le piattaforme attuali, che contiene i primi tre capitoli, originariamente rilasciati per PS2, rimasterizzati in HD per le nuove generazioni.

3. Street Fighter II (1991)

Non c’è bisogno di fare presentazioni ad uno dei giochi Capcom più famosi e di successo. Rilasciato per la prima volta nel 1991 per i cabinati arcade, Street Fighter II è un picchiaduro a incontri, che permette ai giocatori di scegliere svariati personaggi dalle diverse nazionalità. Tramite diversi input con i tasti direzionali (o nel caso originale, l’arcade stick) è possibile eseguire speciali mosse, come l’iconico Hadouken o il calcio rotante Tatsumaki Senpukyaku, che ad oggi è ancora impronunciabile per molti. Tra i personaggi più iconici che è possibile scegliere per queste scazzottate da strada sono Ryu e il suo migliore amico Ken, Chun Li, Guile, Blanka e Zangief. È tra i giochi Capcom che conta più riedizioni e porting tra tutti. È possibile giocare Street Fighter 2 nella Street Fighter 30th Anniversary Collection, rilasciata nel 2018 per tutte le piattaforme, in cui è presente nella sua forma originale The World Warrior e nelle sue varianti più aggiornate, tra cui Super Street Fighter II Turbo.

4. Mega Man (1987)

La mascotte principale dei giochi Capcom, conosciuta nel Sol Levante come Rockman, è  approdata per la prima volta sul Nintendo Entertainment System (NES) nel 1987. Mega Man è un videogioco platform composto da sei livelli, in cui il giocatore combatte contro armate di robot per raggiungere il boss finale del livello, un Robot Master più forte che se sconfitto ci donerà la sua arma speciale. L’arma principale di Mega Man, il Mega Buster, ha munizioni illimitate, ed è possibile sparare raffiche di colpi o caricare un colpo più potente che ha la possibilità di spazzare via la maggior parte dei nemici più deboli. Le armi dei Robot Master invece hanno munizioni limitate che è possibile ripristinare con delle celle di energia, ottenibili dagli altri robot minori sconfitti. La storia di Mega Man vede il Dr. Light creare dei robot umanoidi per aiutare la razza umana, ma che vanno fuori controllo attaccando gli stessi umani per opera del suo rivale Dr. Wily. Il piccolo assistente robot del Dr. Light, Rock, si offre di essere convertito in robot da combattimento per sconfiggere gli altri fuori controllo e salvare il mondo, diventando quindi Mega Man. Mega Man è giocabile nella Mega Man Legacy Collection 1 insieme ai primi 6 capitoli della saga principale, disponibile su tutte le piattaforme.

5. Dino Crisis

Banalmente conosciuto dai giocatori come Resident Evil con i Dinosauri, Dino Crisis è purtroppo il meno fortunato dei giochi Capcom menzionati nell’articolo, ma che non è da meno per quanto riguarda qualità e giocabilità. Dino Crisis è un survival horror, diretto niente di meno che dal papà del genere Shinji Mikami, che come detto prima è anche creatore del più fortunato Resident Evil.

Rilasciato nel 1999 per PlayStation, mette i giocatori nei panni di Regina, un agente del Secret Operation Raid Team (S.O.R.T.), mandata su un’isola insieme ad un team per recuperare un agente infiltrato in un laboratorio segreto, le cui comunicazioni si sono interrotte. Regina scoprirà fin dall’inizio che l’isola è infestata da preistorici dinosauri, tra cui il temibile Tyrannosaurus Rex, che mangerà uno dei membri del team. La protagonista dovrà sopravvivere ai dinosauri, cercando l’agente scomparso e fuggire dall’isola per completare la sua missione. Dino Crisis è molto simile per giocabilità al suo fratello Resident Evil, ponendo il giocatore in un ambiente tridimensionale ostile, difendendosi dai nemici o sfuggendo a essi, in questo caso i resistenti e temibili dinosauri, che è possibile uccidere con armi da fuoco o addormentare con dardi tranquillanti. Come la sua controparte con gli Zombie, anche Dino Crisis chiede ai giocatori di risolvere enigmi per aprire porte e proseguire nell’avventura. Inoltre in determinati punti dell’avventura Dino Crisis pone il giocatore davanti a determinate scelte e vie da percorrere, le quali daranno diverse diramazioni nella storia. Il modo più semplice per giocare il primo Dino Crisis è nella sua versione digitale, scaricabile dal PlayStation Store su console PlayStation 3. I fan della saga sperano venga aggiunto da Capcom e Sony al catalogo del Playstation Plus il prima possibile, insieme al sequel Dino Crisis 2.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

A proposito di Claudio Facenna

Appassionato di videogames, film e cultura giapponese. Studia lingue e culture orientali e africane all'Università degli Studi di Napoli L'Orientale,

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