I videogiochi sono una fonte di intrattenimento che con il passare degli anni è riuscita ad evolversi sempre di più, regalando a tutti gli utenti esperienze di gioco di qualsiasi tipo. Basti pensare alla Wii con i suoi “controller dinamici”, alle console portatili, alla realtà aumentata e ai computer. Ciò che però molti hanno dimenticato è la categoria di videogames “Toys to life”, un genere tutto suo che purtroppo, a causa del suo stesso potenziale, ha avuto vita breve. Per chi non conoscesse il genere in questione, si parla di videogiochi il cui gameplay ruota attorno all’utilizzo di action figure che, con l’ausilio di tecnologie quali NFC mascherate da un portale, prendono vita all’interno del gioco. La serie di titoli facente parte di questo genere su cui vale la pena soffermarsi è Skylanders, saga che dal 2011 al 2016 ha riscosso grande successo.
L’inizio del successo
Siamo nel 2007 e Toys for Bob, azienda statunitense di sviluppo di videogiochi, venne incaricata dalla grande Activision di sviluppare un nuovo gioco che vedeva come protagonista un piccolo draghetto che tanti conoscono bene, Spyro. Vennero fatte molte proposte al riguardo ma si scelse di puntare ad un pubblico molto giovane, per mantenere l’aspetto cartoonesco del piccolo draghetto viola. Dopo pochi anni iniziò lo sviluppo di Spyro’s Kingdom, una sorta di prototipo ancora agli albori; la meccanica di utilizzo dei giocattoli era già in sperimentazione, ma la tecnologia di partenza non consente il salvataggio dei progressi del giocatore sulle action figure e la grafica era da rivedere. A solo un anno dall’uscita del prototipo, nasce il primo vero titolo della saga, “Skylanders: Spyro’s Adventure”, il quale riscosse grandissimo successo proprio grazie alla meccanica ideata dalla Toys for Bob, giocattoli che attraverso un portale prendevano vita all’interno di un videogame. Le vendite di Spyro’s Adventure superano enormemente le aspettative di Activision, portando il gioco in questione ad essere uno dei più venduti in Nord America e in Europa fino al 2012. Questo grande risultato diede forte spinta per lo sviluppo di nuovi sequel che si prolungano solo fino al 2016.
Skylanders: caratteristiche dei giochi e declino
La saga di Skylanders, come già accennato prima, è composta da ben sei giochi che dal 2011 al 2016 hanno invaso tutte le piattaforme di gioco. C’è da specificare che ogni titolo della serie presenta delle “peculiarità uniche” che in qualche modo li caratterizza senza dare troppa importanza allo sviluppo della trama. Vista la grande ricerca di nuove meccaniche nei giochi successivi al primo, salteremo quest’ultimo per trattare solo le caratteristiche aggiuntive all’idea originale.
Giants (2012)
Il secondo titolo della serie è caratterizzato dalla presenza di nuove statuine, i Giants, ovvero Skylanders più grandi e forti che possiedono qualità fuori dal comune. Ogni Giants, come ogni statuina, fa parte di una categoria dettata dal proprio elemento, per esempio acqua, terra, fuoco e vita.
Swap Force (2013)
Il gioco ruota attorno a una squadra speciale di Skylanders, la Swap Force, la cui caratteristica è quella di scambiarsi tra loro la parte superiore con quella inferiore del corpo, creando combinazioni uniche nel loro genere. Lo scambio delle parti corporee viene fatto fisicamente con le action figure in quanto, soltanto i membri della Swap Force, presentano al loro interno dei magneti per unire pezzi di Skylander diversi.
Trap Team (2014)
La peculiarità di questo titolo sta nell’aggiunta di contenuti a pagamento, le trappole. Queste ultime venivano vendute come gemme da inserire all’interno del portale e conferivano agli Skylanders poteri ancora più grandi. Questo titolo inaugurerà l’inizio della fine per la serie, viste le spese aggiuntive dettate dalla presenza di queste gemme.
SuperChargers (2015)
Questo è il gioco più odiato dalla fanbase dato che vennero introdotti i veicoli per ogni personaggio e dunque un’altra spesa per i portafogli. Unica chicca che diede in qualche modo importanza a questo gioco fu la collaborazione con Nintendo e dunque l’aggiunta di due personaggi molto conosciuti all’interno dei giochi dell’azienda videoludica giapponese, Bowser e Donkey Kong.
Imaginators (2016)
Ultimo della saga, Imaginators non ebbe grande successo, ma presentò delle peculiarità che in qualche modo fecero breccia nel cuore dei vecchi fan. La prima e più amata fu la possibilità, attraverso nuove gemme, vale a dire altri contenuti a pagamento, di creare il proprio Skylander personale partendo da zero; il giocatore andando avanti nel gioco riceveva nuovi poteri e pezzi da aggiungere al proprio personaggio, tutto questo in maniera digitale. La seconda peculiarità che invece non ebbe la stessa importanza della prima fu l’aggiunta dei Sensei, Skylanders dal grande potere magico che posseggono abilità fuori dal comune.
Conclusioni
Gli Skylanders persero il loro successo proprio a causa dell’aggiunta eccessiva di contenuti di gioco da acquistare, oltre alle action figures di base. Altre compagnie, come la Disney, la Nintendo e la LEGO tentarono di cavalcare la stessa onda di Activision fallendo insieme a tutto il genere dei Toys to Life. Una cosa però è certa, nonostante il triste destino, questa saga rimarrà per sempre una grande inventiva per il mondo dei videogames.
Fonte immagine in evidenza: activisionitalia, trailer di Youtube