Quello che in apparenza può sembrare un semplice videogioco con due squadre, armi, abilità e una bomba da piazzare si rivela essere, in realtà, una partita che si gioca non solo su una mappa, ma anche mentalmente. Avere una buona mira non è tutto: serve sangue freddo, intuizione ed autocontrollo. Per i giocatori di Valorant, la vera guerra è mentale.
Il timing perfetto
Per i giocatori di Valorant, ogni secondo può rivelarsi fatale o salvifico, ogni rumore può rivelare la loro posizione, ogni angolo potrebbe nascondere un avversario con il mirino già piazzato (soprattutto se gioca con l’Operator, il cecchino più costoso del gioco). Queste costanti incertezze rendono il gioco una vera e propria sfida mentale a chi riesce a mantenere i nervi saldi e ad attuare le migliori strategie per aggirare il nemico e poter innescare o disinnescare la bomba (che nel gioco è chiamata spike). E, quando i tuoi alleati non riescono a sopravvivere e resti l’ultimo in vita, il tempo sembra rallentare, mentre la mente corre più veloce che mai. È proprio lì che Valorant diventa ancor di più un duello psicologico, una guerra mentale a cui, oltre che una buona mira, si unisce la necessità di avere nervi più saldi che mai.
Una guerra mentale per distorcere le informazioni
Così come in una vera guerra, le informazioni sono tutto; ma, nel caso di Valorant, queste informazioni possono essere facilmente distorte. Fare rumore in un site (una delle aree principali della mappa dove si piazza o si difende la spike; solitamente ogni mappa è divisa in due o tre site, indicati con le lettere A, B e C) per poi ruotare nell’altro sperando che il nemico non raggiunga in tempo, lanciare un’abilità solo per far credere di attaccare per poi cambiare site, creare rumore strategico per confondere, sono tattiche spesso utilizzate dai giocatori di Valorant per ingannare il nemico. Il miglior bluff è quello che non sembra tale, per cui c’è bisogno di coordinazione tra gli alleati. Una guerra come quella di Valorant va giocata non solo con le armi, ma con menti salde e collaborative.
Leggere l’avversario: la vera guerra mentale
Il segreto per vincere una guerra mentale risiede sicuramente nell’avere l’abilità di leggere l’avversario ed anticiparne le mosse. Ogni giocatore ha le proprie abitudini: alcuni mirano sempre dallo stesso angolo, altri ruotano appena sentono rumore. Essere in grado di leggerli permette di giocare un passo avanti rispetto a loro. Anticipare è forse l’arma più potente: se si costringe il nemico a cambiare stile, si è già vinto il primo scontro: quello mentale.
Play with your brain, not just your aim
“Play with your brain, not just your aim” è una frase che si sente spesso tra i giocatori professionisti (e non) di Valorant. Infatti, in giochi tattici come questo, non basta saper mirare bene o avere una buona mira (“aim”), ma bisogna anche pensare strategicamente: trovare il giusto timing, leggere i movimenti nemici, usare bene le abilità, comunicare col team, bluffare, gestire il proprio mindset al meglio.
Quando parliamo di Valorant, il miglior giocatore non è quello con la mira migliore, ma quello che capisci meno.
Fonte immagine: Riot Games