Anna Dalton: Tutto accade per una ragione | Recensione

Anna Dalton

Anna Dalton è nuovamente in libreria con il suo nuovo romanzo, Tutto accade per una ragione, edito da Garzanti, con il quale si conclude la trilogia che vede come protagonista Andrea Doyle. Nonostante faccia parte di una triade letteraria ben definita, il romanzo della Dalton può facilmente essere apprezzato anche da chi non abbia letto i due volumi precedenti e spingere ad andare a ritroso, per conoscere gli inizi della vicenda di Andrea e dei suoi amici.

Tutto accade per una ragione: il romanzo di Anna Dalton

Andrea Doyle è una studentessa dell’ultimo anno al Longjoy college di Venezia, una prestigiosa e selettiva scuola di giornalismo. Il terzo anno è quello più impegnativo da un punto di vista accademico, poiché prevede una settimana fuori sede in una capitale europea, per poter scrivere un articolo di fondamentale importanza ai fini della laurea, e  il superamento dell’esame più temuto, noto con l’acronimo di “P.E.S.A.N.T.E”. In palio, uno stage al prestigioso New Yorker Magazine. L’ambito premio sarà riservato ad un solo fortunato studente, e Andrea vuole ottenerlo con tutte le sue forze, per dimostrare a se stessa di essere all’altezza della sua defunta madre. Accanto a lei, in questo percorso, troviamo Andrea, Marilyn, Uno e soprattutto Joker, il ragazzo dalla chioma verde che finalmente, dopo tre anni, può chiamare “il mio ragazzo”. Il romanzo si sviluppa seguendo due filoni paralleli: da un lato, la storia burrascosa e tormentata tra Andrea e Joker, dall’altra la ricerca della verità su sua madre e sulla lettera che la donna, scomparsa da ormai dieci anni, le ha lasciato, alludendo a una misteriosa eredità. Per scoprire di cosa si tratta, Andrea decide di partire dall’unico luogo possibile: Dublino, la città dove ha trascorso la sua infanzia felice. Questo viaggio la porterà a fare delle scelte, ma soprattutto, a crescere. Alla fine del viaggio, Andrea scoprirà che, come preannuncia il titolo del romanzo, tutto accade per una ragione, e l’importante è perseguire con  il percorso che conduce alla meta.

Una storia di crescita e di coraggio

Anna Dalton ha costruito un racconto che trascina ed emoziona, portando un messaggio chiaro fin dal titolo. La parabola di vita di tutti i personaggi vuole appunto rendere evidente, nella maniera più chiara possibile, che nella vita bisogna fare delle scelte, si deve avere il coraggio di osare e che, anche quando sembra di star cadendo nel vuoto, in realtà tutto accade per una ragione. L’ultimo anno al Longjoy college diventa, per la protagonista, un momento di crescita, uno spartiacque tra l’adolescenza e la maturità. Questo passaggio, evidente in tutto il romanzo, è esemplificato dal viaggio, fisico e metaforico, che Andrea deve necessariamente affrontare per raggiungere il suo tesoro. Se, da un lato, questo lungo percorso sarà una sorta di “ritorno alle origini”, dall’altro la porterà a lasciare la tranquilla routine della sua vita al Longjoy college per affrontare una serie di sfide, mettendola di fronte all’ignoto: la crescita, infatti, implica il dover affrontare i bivi che la vita propone, spesso senza avere la sicurezza di star facendo la scelta giusta. D’altra parte, il coraggio di affrontare l’ignoto è ciò che distingue l’Andrea adulta dalla se stessa adolescente: il suo percorso di maturazione può effettivamente dirsi completato quando sarà in grado di saltare nel vuoto, nonostante la paura di cadere. A questo punto, Andrea è anche in grado di accettare quella che è la cifra fondamentale della vita, cioè la sua imprevedibilità. Come scrive la stessa Dalton «Pensiamo sempre che le cose debbano seguire il percorso che abbiamo scelto per loro. E invece la vita fa come le pare, scompiglia le carte e ti fa delle sorprese. Alcune belle e altre brutte». Certamente ognuna di queste “sorprese” porta con sé delle decisioni da prendere, ed esse, consapevoli o meno, costruiscono il nostro essere, ci rendono ciò che siamo, influenzando anche il futuro. Tutto accade per una ragione dimostra che affrontare le proprie debolezze e le proprie paure è l’unico modo per scovare la pentola d’oro che si nasconde alla fine del nostro arcobaleno.

Immagine: Garzanti

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