Brucia la notte di Tiffany Vecchietti e Michela Monti | Recensione

Brucia la notte, la distopia femminista di Tiffany Vecchietti e Michela Monti

Brucia la notte è la prima pubblicazione a quattro mani di Tiffany Vecchietti e Michela Monti, edito da Mondadori il 24 ottobre. Un romanzo di formazione che può essere tranquillamente definito come distopia -con elementi fantasy- femminista. 

Le due autrici, Tiffany Vecchietti e Michela Monti (che conta già tre pubblicazioni precedenti tutte edite Mondadori), racontano di un mondo che ha prosciugato tutte le sue risorse naturali e l’unica fonte di energia rimasta è quella che viene definita oro bianco: il sale. Nelle Saline, il campo di raccolta molto più simile ad una prigione, vivono le Raccoglitrici, tutte donne, che arrivano -o meglio ci vengono portate- spogliate di tutto: dai legami ai propri averi materiali. Perché è così che il Governo le vuole: sole, alienate, terrorizzate da quello che vivono al campo, ma anche e soprattutto da quello che c’è fuori. 

«Almeno qui si mangia, e siamo protette». È quello che si ripetono continuamente, alimentando quell’aria di terrore e sottomissione che il Governo ha instillato in ognuna di loro.

È in questo clima infernale di lavoro duro, solitudine e ansia che Ani e Bianca (Bi, per le amiche) riescono a creare un legame di profonda amicizia, l’una il sostegno dell’altra, in quel girone infernale delle Saline, tenute sempre sotto il controllo maniacale delle Stecche. Un’amicizia che diventa anche alleanza per trovare la forza, fisica e psicologica, per fuggire da quella prigionia. Ma le protagoniste che prestano la loro voce e il loro sguardo al romanzo sono quattro in totale, ognuna con la sua storia alle spalle, spesso fatta di dolore e abbandono, la propria rabbia verso il Governo e il proprio carico emotivo. Ognuna di loro legata a doppio filo alle altre e alla Congrega.

«Nessuno entra, nessuno esce. Noi siamo nessuno. Qualcuno, sotto a quella scritta, ha aggiunto una terza frase: Noi siamo nessuno. […] Bruciava la notte, e il nostro dolore con lei.» 

Brucia la notte non è un romanzo fine a se stesso, ma è ricco di messaggi significativi, anche molto attuali, che vengono presentati con l’aiuto di tutte le donne che muovono la narrazione attraverso i loro punti di vista diversi, alternati capitolo dopo capitolo. 

Amore, amicizia, sorellanza, lotta, resistenza cose che prese tutte insieme possono rovesciare il sistema – che sia esso di “finzione” oppure no- per questo le due autrici ricorrono al concetto di streghe o meglio di strighe; legate alla natura e al folklore nostrano, all’amore e il rispetto per la natura dalla quale traggono forza e sostegno. 

Brucia la notte: pregi e difetti

Brucia la notte è un libro forte, che ha dietro due autrici valide, ma presenta altrettanti difetti. C’è tanto, forse troppo, a cui fare attenzione; tanti argomenti che forse andavano approfonditi di più. Molte cose, quindi, vengono presentate e basta lasciando al lettore il compito di esplorare ogni sfumatura della storia e delle sue protagoniste. Le voci di queste ultime si danno il cambio tra i vari capitoli rendono l’immersione e la compartecipazione del lettore alla storia difficile e a tratti anche un po’ confusa, poiché sembra che alcune protagoniste siano più costruite di altre.

La storia tutta si svolge in Italia ed è riconoscibile dai nomi delle città che vengono nominate, ma per il resto il worldbuilding è povero di ulteriori contenuti o di spiegazioni -anche sommarie- sull’utilizzo del sale come unica fonte di energia. 

È pur vero che il libro si chiude con un «continua…» carico di tensione ed è molto probabile che tutto quello che mancava in questo primo volume -di quella che dovrebbe essere una dilogia– verrà ben sviluppato nel secondo.

Nel frattempo attendiamo, facendo attenzione alle Stecche, sempre.

Immagine in evidenza: Mondadori.it

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