Lune di miele di Chuck Kinder per Fazi Editore: gli uomini di carta (Recensione)

Lune di miele di Chuck Kinder: gli uomini di carta

Chuck Kinder, pubblicata la seconda edizione di Lune di miele

Lune di miele, pubblicato per la prima volta nel 2002 dopo un ventennale lavoro di limatura da parte di Chuck Kinder, è un romanzo in pieno stile americano proposto in Italia da Fazi editore.

L’autore, originario del West Virginia, è attualmente professore emerito di Inglese presso l’Università di Pittsburgh.

Come in un gioco di scatole cinesi, è difficile separare l’autore dai suoi personaggi, e i personaggi – a loro volta scrittori – dai loro alter ego letterari: Kinder fu amico intimo di Raymond Carver, e a lui si ispira nel tratteggiare la figura di Ralph Crawford; l’altro grande protagonista, Jim Stark, vale invece come voce dello stesso Kinder. L’impressione che si ha leggendo Lune di miele è perciò quella di trovarsi di fronte ad un immenso tributo alla letteratura americana di tutti i tempi: da Hemingway a Philip Roth, da Jack London a Fitzgerald, tutti i grandi a stelle e strisce hanno il loro cameo nell’opera di Kinder, che li inserisce nel più generale quadro del rapporto tra lo scrittore e la propria opera.

La deresponsabilizzazione in nome dell’arte: Ralph e Jim

Ralph e Jim, legati da una duratura amicizia e dalla professione comune, non “scrivono” semplicemente: sono scrittori. Quello che la lunga tradizione di autori che li hanno preceduti ha restituito loro è lo stereotipo dell’artista dalla vita colma di eccessi e sopra le righe, trascinata tra alcol, droghe e sesso, tra estasi e ribellione. Per questo i due amici si persuadono a vivere il più intensamente possibile, accumulando esperienze folli da cui puntualmente traggono le loro storie. Restano però inevitabilmente invischiati nel ruolo che si sono costruiti.

Convinti che solo attraverso il rifiuto di una vita “borghese” e convenzionale potranno raccontare le loro storie, si gettano in una spirale di tradimenti, prime e seconde mogli, risse e sbronze da cui ogni volta, raggiunto l’apice del parossismo, cercheranno di liberarsi con fughe, “nuove vite” e nuove “lune di miele”.

Per quanto scappino lontano, però, i due restano in balìa del caos. Si lasciano travolgere dagli eventi senza riuscire a porvi un freno e senza considerare le ricadute sulle persone che li circondano; è l’indimenticabile “teoria dei tacchini”:

“La pioggia comincia a cadere sulla testa di uno stupido tacchino e lui guarda in aria a bocca aperta completamente sbalordito. Poi qualche volta si dimentica di chiudere quella stupida boccaccia e glu, glu, glu, è bello che andato”.

Chuck Kinder e le sue descrizioni realistiche di scenari allucinati

Lo stile è diretto e spesso colorito, con la tipica vena scatologica attraverso cui viene sdoganato tutto ciò che è tradizionalmente considerato impudico e vergognoso. Tutto il testo è attraversato da una sottile ironia e da una leggerezza che ci fa sorridere anche delle situazioni più disastrose. Resta tuttavia con un velo di malinconia che funge da eco lontana di quella vita genuina verso cui i protagonisti segretamente tendono.

Ralph e Jim dovranno quindi fare i conti con l’unica massima in grado di salvare le loro vite e quelle delle sfortunate comparse che affollano i loro anni:

“Tu non sei i tuoi personaggi, sono i tuoi personaggi ad essere te”.


Chuck Kinder, libri

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