Globalizzazione secondo Bauman: turisti, vagabondi e modernità liquida

Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone per Zygmunt Bauman

Il termine “globalizzazione” descrive il fenomeno di intensificazione degli scambi economici e culturali a livello mondiale. Se per molti questo processo rappresenta un’opportunità di crescita, per il sociologo Zygmunt Bauman esso nasconde una realtà ben più complessa e stratificata. Nel suo saggio Dentro la globalizzazione (Laterza, 2007), Bauman analizza il fenomeno come una compressione spazio-temporale che, lungi dal creare un mondo unito, genera nuove e profonde disuguaglianze. Questa visione è intrinsecamente legata al suo concetto chiave di “modernità liquida“: una fase della società in cui ogni legame sociale e istituzione è diventato fragile, precario e in costante mutamento.

Turisti e vagabondi: la nuova stratificazione sociale

Per Bauman, la conseguenza principale della globalizzazione è una nuova forma di stratificazione sociale basata sulla mobilità. Il mondo si divide nettamente tra chi beneficia della libertà di movimento, i “globali“, e chi è costretto all’immobilità o a uno spostamento forzato, i “locali“. Questa divisione è illustrata magistralmente nel capitolo “Turisti e Vagabondi”.

Turisti (i globali) Vagabondi (i locali)
Vivono nel tempo (istantaneo, virtuale) e lo spazio per loro è irrilevante. Vivono nello spazio (fisico, pesante) e subiscono il tempo che scorre monotono.
Si muovono per scelta e per piacere, alla conquista di esperienze. Si muovono per necessità, perché il loro spazio locale è diventato inospitale.
La loro identità è fluida e si definisce attraverso il consumo e il viaggio. La loro identità è legata a un territorio dal quale vengono sradicati.
Il mondo è alla loro portata e non esistono confini invalicabili. Il mondo è un insieme di muri e confini che limitano la loro esistenza.

La società dei consumatori: il movimento come fine ultimo

La società globalizzata descritta da Bauman è una società di consumatori, dove essere in movimento è fondamentale. Lo scopo del consumo non è più il possesso di beni, ma il provare eccitazione durante l’acquisto o il viaggio. Il movimento stesso diventa la gioia. In questa società tutti desiderano essere consumatori, ma non tutti possono permetterselo. La libertà di scelta appartiene solo ai “turisti”, che si collocano al vertice della piramide sociale, mentre i “vagabondi” ne sono esclusi.

Globalizzazione, lavoro e la nascita dei “nonluoghi”

Questa stratificazione è evidente anche nel mondo del lavoro. Citando il dirigente Albert John Dunlap, Bauman sottolinea come l’impresa appartenga agli investitori, non ai dipendenti o al territorio. Gli investitori, in quanto “globali”, sono liberi da vincoli e possono spostare le produzioni senza preoccuparsi delle conseguenze sui “locali”: i fornitori e i dipendenti, legati al territorio e alla famiglia. Questo fenomeno, inquadrabile nel contesto del neoliberalismo, ha favorito il passaggio dal Welfare State (Stato sociale) al Workfare State, una società che subordina i diritti al possesso di un lavoro. Anche lo spazio fisico si adegua, creando i “nonluoghi” teorizzati da Marc Augé: aeroporti, centri commerciali, spazi di transito identici in tutto il mondo, accessibili ai “turisti” ma estranei alla vita dei “locali”.

L’illusione della connessione nel mondo dei social media

Tramite i social media, i “locali” hanno l’illusione di connettersi al mondo dei “globali”. Osservano le vite di celebrità e influencer, trasportandosi spiritualmente in quel mondo. Bauman è scettico su questo punto: «La globalizzazione ha dato agli ultraricchi maggiori occasioni per fare soldi più in fretta. […] Sfortunatamente, la tecnologia non ha alcun impatto sulla vita dei poveri». Il messaggio del saggio è una condanna verso una società che cristallizza le disuguaglianze, un tema confermato da dati istituzionali come quelli sulla distribuzione del reddito forniti dalla Banca d’Italia.

Zygmunt Bauman: biografia di un pensatore critico

Zygmunt Bauman (1925-2017) è stato un sociologo e filosofo polacco di origine ebraica. La sua vita fu segnata da eventi storici come la Seconda Guerra Mondiale, che lo costrinse a fuggire in Unione Sovietica, e le purghe antisemite in Polonia nel 1968, che lo portarono all’esilio definitivo, prima in Israele e poi nel Regno Unito, presso l’Università di Leeds. Come evidenziato dall’enciclopedia Treccani, è considerato uno degli intellettuali più influenti del Novecento, noto soprattutto per aver coniato la metafora della “modernità liquida”. Tra le sue opere principali, oltre a Dentro la globalizzazione, figurano Modernità liquida, Amore liquido e Vita liquida.

Fonte immagine in evidenza: Editori Laterza

Articolo aggiornato il: 07/10/2025

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