Gargoyle, di Andrew Davidson | Recensione

andrew davidson

Gargoyle è un libro di Andrew Davidson edito da Mondadori nel 2008. Nonostante sia l’unica opera pubblicata dall’autore, è stato definito dalla rivista letteraria statunitense “Kirkus Reviews” come un “debutto ambizioso in maniera delirante”.

«È un processo continuo che durerà per tutta la mia vita, e non mi permetterò di morire fino a quando lo scalpello non avrà sgretolato l’ultima traccia. A ogni frammento di roccia che si stacca da me riesco a sentire la sua voce. Ti amo. Aishiteru. Ego amo te. I love you. Ég elska þig. Ich liebe dich. Attraversa il tempo, venendo a me in tutte le lingue del mondo, e suona come puro amore.»

Andrew Davidson, biografia

Andrew Davidson è nato a Pinawa, in Canada. Si è laureato in letteratura inglese alla University of British Columbia nel 1991 e ha lavorato per anni come insegnante d’inglese in Giappone. Gargoyle è il suo unico romanzo ed è stato venduto in oltre venti paesi. Attualmente lo scrittore è tornato a vivere in Canada, a Winnipeg.

Gargoyle, trama

Gargoyle di Andrew Davidson racconta la storia del protagonista, il cui nome non verrà mai svelato, a partire dall’incidente automobilistico che lo porterà a trascorrere mesi di degenza ospedaliera a causa di innumerevoli ustioni e lesioni. È proprio durante una delle interminabili giornate in ospedale che una donna di nome Marianne entra nella sua stanza e inizia a parlargli come se si conoscessero già. L’uomo scopre che Marianne è una paziente del reparto di psichiatria, una scultrice specializzata in gargoyle di pietra che soffre di schizofrenia. Pian piano, nelle sue frequenti visite, Marianne racconta sempre più di sé stessa e del rapporto che sostiene avere con l’uomo. I due infatti sarebbero stati amanti nella Germania del tredicesimo secolo, ma la loro storia sarebbe finita in maniera negativa. A cadenze regolari Marianne torna a raccontargli storie d’amore avvenute in altre epoche come una moderna Sherazade di Le Mille e una notte e finisce per prendersi cura di lui una volta dimesso. Durante il periodo in cui lo ospita in casa sua, Marianne confessa al protagonista di avere un numero limitato di cuori nel suo petto, che corrispondono al tempo che le è rimasto da vivere prima di potersi finalmente liberare dalla sua forma terrena. Tramite la sapiente penna di Andrew Davidson, inoltre, il protagonista vive una sorta di viaggio ultraterreno nell’Inferno per liberarsi dalla sua dipendenza dalla morfina accompagnato dai personaggi di tutte le storie che ha ascoltato.

«Forte come la morte è l’amore, tenace come gli Inferi è la passione. La morte separa l’anima dal corpo, ma l’amore separa ogni cosa dall’anima» – Meister Eckhart

Dai riferimenti culturali, storici e linguistici si evince l’enorme impegno di Andrew Davidson nel documentarsi scrupolosamente prima di dedicarsi alla scrittura. È impossibile, infatti, non notare l’evidente riferimento alla Divina Commedia di Dante nella fase di disintossicazione del protagonista e nel numero dei capitoli (33), così come i numerosi richiami alle più svariate culture, da quella islandese a quella giapponese, alla Religione Cristiana e alla teologia. È un romanzo che, tramite i suoi intrecci temporali e amorosi, guida il lettore in un viaggio psicologico che sconvolge e libera.

 Fonte immagine: Mondadori

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A proposito di De Fenzo Benedetta

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