Gwen Strauss: Le nove donne di Ravensbrück

Le nove donne di Ravensbrück. Il più terribile campo di concentramento femminile (titolo originale: The Nine) è stato scritto da Gwen Strauss, nipote di Hélène Podliasky, una delle nove donne che riuscirono a scappare dal campo di concentramento di Ravensbrück, all’epoca della Seconda Guerra Mondiale. Il libro, edito da Newton Compton editori, tradotto da Marta Lanfranco e Anna De Vito, è un inno al coraggio e alla vita, che malgrado la guerra e le sue atrocità, vissute soprattutto nei campi di concentramento nazisti, riesce sempre ad emergere, con tutta la sua umanità.

Le nove donne di Ravensbrück – Sinossi

Il romanzo è la raccolta delle testimonianze di nove giovani donne (tutte di meno di trent’anni) che hanno vissuto l’inferno della Seconda Guerra Mondiale e dei campi di concentramento nazisti, non perché fossero ebree ma perché avevano preso parte alla Resistenza francese. Dopo essere state torturate dalla Gestapo, furono deportate in Germania, dove furono portate in vari campi di concentramento, tra cui quello di Ravensbrück, che si narra, fosse il più duro. Le nove donne, malgrado tutto, riuscirono a diventare amiche e, incredibilmente, riuscirono a scappare. La loro fuga durò dieci giorni fino a raggiungere Parigi.  

Le nove donne di Ravensbrück è la narrazione di nove esperienze, vissute da ciascuna donna (Helene, Zaza, Nicole, Lon, Guigui, Zinka, Josee, Jacky, Mena) ognuna con il proprio carattere, desideri ed aspirazioni, spazzate vie dall’esperienza della guerra. Tutte donne in gamba, capaci di parlare più lingue, ricche di esperienze di vita e con coraggio da vendere. Violenze fisiche, soprusi, stupri associati ad uno stato fisico di perenne debolezza e malattie, causate dal duro lavoro e dalle condizioni abitative in cui vivevano nei campi,  portavano alla morte la maggioranza dei detenuti e, spesso anche alla pazzia.  Ma le nove donne ce l’hanno fatta, malgrado abbiano, come gli altri, patito sofferenze immani sia fisicamente che psicologicamente, ma che, facendo leva sulla loro amicizia, sono riuscite a non farsi sopraffare e a usare la rabbia per combattere e venirne fuori dall’inferno in cui vivevano. L’umanità vince sempre. 

Con le braccia strette l’una all’altra e i loro cuori che battevano all’impazzata, aspettarono che lo scalpiccio degli zoccoli sul terreno si affievolisse. 

Le atrocità vissute da ciascuna di loro, descritte in dettaglio nel libro, rendono la narrazione molto vivida ed emotivamente forte. 

«”Tienila ferma!”, ordinò all’altro uomo. Sentì le braccia sudate del soldato più piccolo che l’afferrava e la teneva giù, mentre il dente le veniva strappato dalla bocca, e l’esplosione acuta del dolore, seguita dal caldo zampillo che le riempì la bocca di sangue. Sentì il dolore freddo e la nausea sopraffarla.»

 

Fonte Immagine: Ufficio Stampa 

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A proposito di Rita Giordano

Sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche e mi occupo di progettazione sociale per il No Profit. Mi definisco curiosa e appassionata verso l’arte in tutte le sue forme: amo scrivere, dipingere ma soprattutto leggere, tanto da andare in astinenza se non leggo per più di un una settimana. Ho collaborato con varie riviste specializzate (Storie, Cevitasumarte, Guerra e Pace, Eco delle città).

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