Il fucile da caccia di Inoue Yasushi | Recensione

Il fucile da caccia di Inoue Yasushi | Recensione

Un uomo che cammina su un sentiero ghiacciato, un setter che gli corre davanti, un pregiato fucile da caccia che gli preme sul fianco: bastano questi pochi elementi per mettere in moto una storia più grande, per scrivere una poesia in grado di legare le vite di due sconosciuti. 
Il fucile da caccia di Inoue Yasushi (titolo originale “Ryōjū”) fu pubblicato nel 1949 ed è il primo romanzo dell’autore. In Italia è stato pubblicato nel 2004 dalla casa editrice Adelphi.

L’autore de Il fucile da caccia: Inoue Yasushi

Inoue Yasushi nacque ad Asahikawa nel 1907. Si laureò alla facoltà di Lettere nel 1936 e dopo la laurea intraprese la carriera giornalistica. In seguito fu anche critico d’arte e poeta. Quando scrisse Il fucile da caccia aveva già quarantadue anni, eppure riuscì ad affermarsi anche come scrittore. Scrisse diversi romanzi storici ambientati in varie epoche del Giappone e della Cina. Tra le sue opere più note ricordiamo Vita di un falsario (1951), La corda spezzata (1956) e Ricordi di mia madre (1975). Morì a Tokyo nel 1991. 

La trama: la poesia e le tre lettere

A un poeta viene chiesto di scrivere una poesia per la rivista dell’Associazione venatoria giapponese, per cui egli compone una poesia intitolata “Il fucile da caccia ispirandosi alla figura del cacciatore che aveva incrociato per un attimo in un piccolo villaggio termale. Un paio di mesi dopo la pubblicazione della poesia, il poeta riceve una lettera da un certo Misugi Jōsuke, il quale afferma di essere l’uomo descritto nella poesia. Il cacciatore, preso dal bisogno di “essere conosciuto da qualcuno”, chiede al poeta di leggere tre lettere a lui indirizzate e poi distruggerle. Il resto del libro è composto dalle tre lettere, che sono state trascritte dal poeta-narratore: la lettera di Shōko (nipote di Jōsuke), la lettera di Midori (moglie di Jōsuke), la lettera di Saiko (madre di Shōko e cugina di Midori). 

I temi: la solitudine e il desiderio di essere conosciuti

C’è un filo che lega i quattro personaggi principali de Il fucile da caccia di Inoue Yasushi, e non è il filo della passione, dell’amore o del tradimento (che pure sono elementi importantissimi), ma è il filo della solitudine: non essendo riusciti a comunicare onestamente i loro sentimenti, ogni personaggio si è rinchiuso nella sua fortezza di segreti, costringendosi ad una vita solitaria. Nel leggere le lettere delle protagoniste si potrebbe pensare “Se non si fossero tenuti i loro segreti, se non fossero stati in silenzio così a lungo, forse le cose sarebbero andate meglio”. Eppure è stato proprio il silenzio a permettere che l’incantesimo che aveva tenuto in equilibrio le loro vite funzionasse, un incantesimo che può essere spezzato solo con la morte.  
Nonostante ciò, alla fine tutti sentono la necessità di togliersi la maschera e svelare la verità in un addio decisivo. Ma è davvero possibile esprimere a parole la vera versione di se stessi? Forse sapere veramente cosa ci sia nel profondo dell’animo degli uomini è impossibile, possiamo solo immaginarlo. 

Considerazioni finali su Il fucile da caccia di Inoue Yasush

Trovandosi di fronte all’ultima pagina de Il fucile da caccia di Inoue Yasushi si potrebbe sentire il bisogno di sapere di più, come se non tutti i segreti fossero stati svelati. Chi è realmente Misugi Jōsuke? Qual è stata la sua reazione nel leggere le lettere? Tuttavia è proprio attraverso ciò che non dice che riusciamo a comprendere le vere intenzioni di un personaggio, ed è compito del lettore leggere tra le righe, tra il detto e il non detto, per costruire la realtà (che non necessariamente è unica e oggettiva). 
Il fucile da caccia è una storia raccontata quasi esclusivamente dal punto di vista di donne, e il lettore riesce a sentire le emozioni delle protagoniste in tutta la loro profondità, anche se l’autore è un uomo: è indubbiamente la bravura di certi scrittori che gli permette di superare questo tipo di barriere, eppure amore, tristezza, gelosia, rabbia e disperazione (i sentimenti di cui è pervaso questo romanzo) sono sentimenti universali che tutti gli esseri umani sono in grado di percepire, indipendentemente dal genere, dal luogo o dall’epoca in cui nascono. 

Fonte immagine in evidenza: Adelphi

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