Autori giapponesi meno conosciuti: una top 5

Autori giapponesi

La letteratura giapponese è diventata, nel corso degli ultimi anni, un fenomeno mondiale. Essa è salita alla ribalta grazie alle esorbitanti vendite dei romanzi di autori come Murakami Haruki e Yoshimoto Banana, ed oggi vi è un vivo interesse in tutto il mondo sia per la letteratura giapponese classica che moderna. Scrittori come Natsume Sōseki, Kawabata Yasunari, Dazai Osamu e Mishima Yukio sono stati abbondantemente studiati e tradotti in Occidente, e le loro opere occupano un posto nelle librerie di numerosi lettori. In questo articolo proponiamo una lista di autori giapponesi moderni e contemporanei meno conosciuti dei succitati, ma non per questo di valore letterario inferiore.

1. Hayashi Fumiko

Al primo posto nella classifica degli autori giapponesi meno conosciuti annoveriamo Hayashi Fumiko. Nata a Shimonoseki nel 1903 e attiva dagli anni Trenta agli anni Cinquanta del XX secolo, Hayashi è stata una delle scrittrici più importanti dell’epoca moderna, insieme ad autrici come Higuchi Ichiyō e Enchi Fumiko. Nelle sue opere ha spesso rappresentato donne trasgressive e alla ricerca della propria indipendenza; significativo nei suoi romanzi è l’elemento autobiografico, soprattutto nel suo esordio Horoki (“Diario di una vagabonda”), ispirato al suo diario Utanikki dove era solita annotare i propri pensieri e sentimenti. Hayashi ha messo in discussione i valori della famiglia tradizionale giapponese prendendo ispirazione dalla sua condizione di figlia illegittima (shiseiji), e grazie alla forza dirompente e rivoluzionaria dei suoi romanzi si è ritagliata un posto nella storia della letteratura giapponese moderna. In lingua italiana sono disponibili Lampi (Inazuma), pubblicato da Marsilio nella traduzione di Paola Scrolavezza, e La città della fisarmonica e del pesce (Fūkin to uo no machi), pubblicata all’interno della raccolta Cent’anni di racconti dal Giappone di Mondadori.

2. Inoue Yasushi

Attivo per tutta la seconda metà del Novecento, ha esordito nel 1947 – all’età di quarant’anni – con quello che è considerato il suo capolavoro: Ryōjū (Il fucile da caccia), che colpì pubblico e critica per il suo stile scorrevole e la sua grande intensità. Nel 1949 vinse il prestigioso Premio Akutagawa per il racconto Tōgyū, e nel 1969 venne candidato al Premio Nobel per la letteratura. È conosciuto principalmente per i romanzi di ambientazione storica come Honkakubō ibun, incentrato sulla figura del maestro del tè Sen no Rikyū, dal quale venne tratto un film diretto da Kumai Kei intitolato Morte di un maestro del tè e vincitore del Leone d’argento alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 1989. In Italia, oltre a Ryōjū e Honkakubō ibun, sono state pubblicate varie opere, tra cui Amore e Ricordi di mia madre, editi da Adelphi.

3. Murakami Ryū

Omonimo del più celebre Haruki, ha esordito nel 1976 con Kagirinaku Tōmei ni Chikai Burū (Blu quasi trasparente) che vince il Premio Akutagawa nello stesso anno e cambia radicalmente la letteratura giapponese e il destino degli autori giapponesi successivi e coevi. Nel romanzo, infatti, sono presenti vari riferimenti alla cultura pop occidentale e la vita decadente dei protagonisti, fatta di abusi di droga e promiscuità sessuale, viene descritta in maniera diretta e distaccata, rendendo l’opera quasi disumana. Lo stile adottato da Murakami spianò la strada ai successivi autori giapponesi, portando all’annullamento della differenza tra letteratura alta e letteratura bassa. Oltre che come scrittore, Murakami si è affermato come regista cinematografico, adattando spesso le proprie opere per il grande schermo, come nel caso di Tokyo decadence, divenuto celebre anche in Italia negli anni Novanta. In lingua italiana sono disponibili, oltre a Blu quasi trasparente, Sixty-Nine, Tokyo decadence, Piercing, Audition e Tokyo soup.

4. Ogawa Yōko 

Ogawa Yōko è una delle autrici più apprezzate degli ultimi quarant’anni. È riuscita a rappresentare in maniera lucida e precisa la crisi vissuta dal Giappone negli anni Novanta dopo lo scoppio della bolla economica formatasi a metà degli anni Ottanta, investigando a fondo la natura e la psicologia umana, con uno sguardo particolare ai rapporti amorosi visti in maniera cupa e pessimistica. Nel 2004 è diventata il terzo autore giapponese, dopo Ōe Kenzaburō e Murakami Haruki, a venire pubblicata sul The New Yorker, con il racconto Ninshin karendā (La gravidanza di mia sorella), con il quale vinse anche il Premio Akutagawa. In Italia sono state pubblicate varie sue opere, tra cui Una perfetta stanza d’ospedale (Kanpekina byōshitsu), L’anulare (Kusuriyubi no hyōhon) e La formula del professore  (Hakase no aishita sūshiki), il quale ha venduto più di un milione di copie ed ha ricevuto un premio dalla Società dei Matematici giapponesi per “aver rivelato ai lettori la bellezza di questa materia“.

5. Oyamada Hiroko

Nella classifica degli autori giapponesi meno conosciuti, Oyamada Hiroko è forse la scrittrice contemporanea più rappresentativa della “letteratura aziendale“, corrente letteraria che si concentra principalmente su storie ambientate all’interno del mondo del lavoro, e spicca tra gli autori giapponesi a lei contemporanei per il suo talento e il suo interesse per temi quali l’alienazione e la condizione dell’uomo nella società odierna. La fabbrica (Kōjō) – esordio dell’autrice – è ispirato alla sua diretta esperienza come operaia a tempo determinato in una fabbrica di automobili. Il romanzo è fortemente influenzato, nello stile e nelle atmosfere, dalle opere surreali e grottesche di Franz Kafka, e si concentra sulla vita lavorativa di tre persone. L’opera successiva di Oyamada, Ana (Il buco), è stata insignita del Premio Akutagawa nel 2013, ed entrambe sono state pubblicate da Neri Pozza tra il 2021 e il 2022 nella traduzione di Gianluca Coci

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia 

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