Il libro del tè – un ponte tra antico e moderno Giappone

il libro del tè

Entra a far parte della collana I piccoli grandi libri di Garzanti “Il libro del tè”, tradotto da Giuseppe Maugeri.
Questo libro che, per il titolo, dà l’idea di essere un manuale su come preparare un buon tè, è in realtà un saggio con un intento ancora più grande: quello di mostrare in modo essenziale e diretto parte della grande cultura orientale, passando dal lascito dei grandi maestri cinesi fino ad approdare in Giappone.

Lo scrittore di questo saggio, Okakura Kakuzo, ha operato dai primi del ‘900 con lo scopo di divulgare la cultura del Giappone in risposta al processo di occidentalizzazione dell’Asia orientale.
Con l’arrivo sulle coste giapponesi delle fumose navi del Commodoro Perry, infatti, incomincia a dilagare sempre più la tendenza all’imitazione dello stile di vita e dei costumi dell’occidente, a discapito della cultura autoctona.
Okakura Kakuzo, discendente da una dinastia di samurai, sembra rappresentare l’anello di congiunzione tra l’antico e il moderno Giappone e “il libro del tè” è parte di questa congiunzione.

 

La filosofia del tè non costituisce un mero estetismo nella comune accezione del termine, dal momento che esprime, insieme con l’etica e la religione, il nostro modo di concepire l’uomo e la natura.

Dietro e dentro alla tazza di tè è possibile trovare molteplici significati, oltre che essere una bevanda con una tradizione antichissima. Kakuzo percorre a ritroso la storia del tè, la sua declinazione nelle varie epoche.
Inizialmente il tè viene utilizzato come medicina, igiene per poi diventare il veicolo attraverso il quale poter accedere al proprio io, un’introspezione che è andata a convergere con varie correnti di pensiero, quali il taoismo, per poi ancorarsi alla filosofia Zen.
La storia del tè abbraccia inconsapevolmente anche altri aspetti della cultura giapponese, quali l’architettura. La stanza in cui viene praticato lo Cha no yu, ovvero la cerimonia del tè, ha una conformazione abbastanza precisa, con degli elementi e uno stile imprescindibili.
Così lontano dall’opulenza delle regge e dei palazzi imperiali, della stanza del tè si celebra l’essenzialità, l’incompiuto e il vuoto. Questo perché nella totalità degli elementi che compongono una stanza, non deve perdersi l’opportunità di esprimere la propria individualità.

Mantenere la proporzione delle cose e concedere spazio agli altri senza perdere il proprio.

Il concetto della proporzione ricorre in tutto il libro e ho trovato di grande ispirazione la riflessione che l’autore fa circa il rapporto che intercorre tra l’uomo e la natura, e come anche questo abbia bisogno di proporzione, specialmente in merito ai fiori, decorazione presente nella stanza del tè e che conferisce il tono e il tema dell’incontro tra le persone.

“Il libro del tè” è l’assaggio perfetto per incominciare ad affacciarsi al mondo di una cultura così distante quale quella giapponese e la voce di Kakuzo risulta chiara in tutti i passaggi del libro. Accompagna il lettore verso riflessioni a tratti scomode, ma che arricchiscono notevolmente lo spirito con una visione estetizzante della realtà.

 

Fonte immagine: Pixabay

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