Il Mediatore, l’esordio di Francesco Fortunato è un romanzo di fantascienza pubblicato in e-book nel 2014 e definito dall’autore stesso: «Fantascienza Napoletana o più rigorosamente Cyberpunk pseudo-partenopeo».
La storia è ambientata in una generica città del sud Italia, indefinita ma facilmente riconoscibile grazie ad alcuni dettagli lasciati qua e là dall’autore, quasi distrattamente ma fondamentali e soprattutto significativi perché permettono al lettore di individuare la città e darle un volto: gli hotel di via Caracciolo, il Gambrinus, il Palazzo Reale che governa Piazza del Plebiscito, gli inconfondibili vicoli del centro storico e il Vesuvio che scende a picco sul mare, un “mostro” di bellezza che al tempo stesso toglie il fiato e spaventa perché potrebbe risvegliarsi e distruggere Napoli, «ci ha provato tante volte nei secoli. Si sono impegnati in tanti a distruggerla: epidemie, eserciti, invasori, perfino i suoi abitanti scriteriati, ma nessuno ci è riuscito. La città risorge sempre, come l’erba cattiva […] Ma ha un’anima questa città: non muore mai, risorge sempre dalle sue ceneri, ogni volta più risplendente e più stracciona di prima».
Francesco Fortunato e l’invasione aliena
È una Napoli che vive nell’era della scienza, della tecnologia, del progresso, in un periodo in cui gli alieni, chiamati bonariamente Amici, hanno manifestato la loro esistenza, eppure la loro presenza nell’opera è soltanto un diversivo poiché tutto si concentra intorno al mondo umano, alla sete di conoscenza e di potere che invade l’uomo, una brama distruttiva ma anche autodistruttiva perché si sa, è storia vecchia: il potere logora sempre colui che lo possiede, in un modo o nell’altro. Il controllo e l’avidità di giungere a conoscere l’inconoscibile mostrano la vera natura dell’uomo, disposto a tutto: a vendersi, a corrompere la sua anima, ad uccidere ed è proprio «nei momenti in cui la normalità crolla che emerge la vera natura delle persone».
I personaggi sono vari, di questi tre sono coloro che compiono atti di eroismo, il quale potrebbe distinguersi in attivo e passivo: nel primo caso si ha la figura di Susanna Webber, una parrucchiera che salva il mondo grazie alla sua forza e al suo coraggio; si contraddistinguono, invece per l’eroismo passivo, Alex e Boisen.
Alex è il mediatore, colui che dà il titolo al romanzo. Il mediatore che ha perso sé stesso e non è riuscito a ritrovarsi nemmeno nella sua città natale, quella città che è cambiata così tanto da quando l’ha lasciata per diventare il mediatore, che appare diversa ma in fondo è sempre la stessa; Boisen è un investigatore che si ritrova invischiato in una storia che ha dell’assurdo, senza saperlo e senza volerlo.
Il mediatore e l’investigatore sono collegati tra di loro, sia nel mondo reale che in quello “cibernetico”: due uomini, due storie, due vite che ad un certo punto si sono intrecciati, per destino, per caso, per forze superiori.
I ventinove capitoli che compongono Il Mediatore di Francesco Fortunato, scritti in una trama fluida e scorrevole, si basano sull’intreccio tra fantascienza e poliziesco e sullo sfondo si affaccia una storia d’amore, quella tra Alex ed Elena, destinata a non avere futuro e a morire tra quei vicoli eterni di Napoli.