Il saggio di Jonathan Rowson sul senso degli scacchi: La mossa giusta

Il saggio di Jonathan Rowson sul senso degli scacchi: La mossa giusta

La mossa giusta” è l’interessante saggio di Jonathan Rowson sugli scacchi, edito da Garzanti editore, tradotto sapientemente da Giuliana Mancuso

La trama

«Gli scacchi illuminano la vita nel suo insieme, riportandoci a domande eterne: qual è il mio posto nel mondo? Cosa sto cercando di ottenere dalla vita? Quale sarà la mia prossima mossa?».

Perfezionati lungo millecinquecento anni di storia, gli scacchi sono stati a lungo la palestra ideale di tattica e strategia militare. Ma questo gioco è molto più di una guerra in miniatura: da una partita può trasformarsi in un imprevedibile enigma da risolvere, una storia da inventare o una sfida che richiede attenzione e creatività. In pagine caleidoscopiche e appassionanti, il filosofo e grande maestro Jonathan Rowson va oltre l’idea che per vincere serva solo la logica e rivela la saggezza profonda e senza tempo degli scacchi, dimostrando come in quelle sessantaquattro caselle bianche e nere sia in realtà racchiusa tutta la nostra esistenza: dall’importanza di imparare ad amare – e sfruttare al meglio – i nostri errori ai misteri dell’essere genitori.

Fin da subito si comprende che lo scritto di Rowson non intende essere il mero esercizio di tattiche e racconti gloriosi del passato. L’autore tende, infatti, a sottolineare come le dinamiche del gioco si intreccino di continuo con quelle della vita vera, rendendo di fatto le mosse “sulle caselle bianche e nere” quelle che in realtà si configurano nella vita di tutti i giorni. Rowson ci parla in maniera efficace di come gli scacchi imitino la vitae di come la vita sembri fare lo stesso, in uno scambio di ruoli, dove l’uno si confonde con l’altro, in una scacchiera fatta di pezzi e persone, senza replica alcuna.

Il saggio non manca di storia: in moltissimi punti, infatti, si racconta di come il gioco degli scacchi si sia evoluto nel tempo. In particolare, ci si sofferma su come esso sia stato condizionato da influenze sociali e geografiche, passando da mano a mano, da terra in terra, toccando luoghi persiani, arabi ed europei.

Rowson non tralascia l’aspetto personale, restituendo al saggio oltre che un valore formativo ed informativo, anche un aspetto sostanzialmente umano. Nelle sue pagine, ritroviamo un ragazzino interessato solo agli scacchi guardando da vicino le difficoltà scolastiche, il riscatto, il cambio frenetico delle figure di riferimento, che rende il futuro Roswon profondamente incentrato su un gioco che ha regole e schemi precisi. Questo attaccamento morboso al gioco a tratti sembra voler essere l’altra faccia della medaglia, laddove un ragazzino, non trovando un punto stabile nella sua vita, si aggrappa a qualcosa che in realtà esiste ed esisterà, come appunto gli scacchi. Si racconta di come nella sua vita l’attaccamento a suo nonno e la presenza del gioco degli scacchi siano stati elementi salvifici per lo sviluppo della sua persona e per una conduzione tranquilla della sua esistenza. Da qui parte il racconto emozionante di insegnamenti, sconfitte, vittorie e soprattutto scoperte.

Le metafore di Rowson sul gioco degli scacchi

Sono molte le metafore che l’autore intreccia al suo gioco preferito. Una delle prime tende a sdoganare la concezione legata agli scacchi. Rowson non vede nel gioco il tentativo di restare in una gabbia dorata, quanto piuttosto la possibilità di avere delle regole basilari, punti da cui iniziare a muovere mosse e figure, senza dimenticare l’esigenza di poter in qualsiasi momento abbandonare quella sorta di “cattività” cui il gioco sembra indirizzare. Rowson non racconta di gabbie e di vie preconfezionate ma di una serie di possibilità tutte da prendere o ignorare. Da qui, si arriva al concetto del tempo, altro punto cardine del saggio. L’autore racconta come il tempo sia variabile o statico a seconda di cosa si sta facendo o da chi si intende diventare, sottolineando l’importanza del ritardo come antidoto alla noia esistenziale.

Non mancano argomentazioni puramente tecniche: come il gioco lampo, esercizi di ragionamento e le riflessioni sulle intelligenze artificiali.

Vulnerabilità e patta

Due dei concetti più emozionanti del saggio sono senz’altro quelli legati alla vulnerabilità e al concetto di “patta”. Per Rowson se si decide di vivere o giocare, ci si espone inevitabilmente ad un rischio intrinseco. Maggiore sarà l’attaccamento per qualcuno o qualcosa, maggiore sarà l’eventuale ferita che esso produrrà in noi in futuro. Il concetto di vulnerabilità sottolinea in diverse maniere come chi ama si espone romanticamente ad una caduta libera, tipica di chi si lascia andare.

Il concetto di patta è di sicuro più idealistico. Secondo Rowson, infatti, a volte si avverte l’esigenza di dichiarare “patta”, concetto secondo il quale, scacchisticamente parlando, i due giocatori si mettono d’accordo, avendo terminato le mosse o il tempo, concludendo la partita in una condizione di estrema parità. L’uomo, nonostante sia esposto di continuo a battaglie o condizioni avverse, non riesce ad ottenere la stessa patta nelle situazioni di vita quotidiana, restando di fatto o frustrato o ferito.

Non mancano i racconti sulle sfide scacchistiche o quelle del cosiddetto “torneo B”. Tali sfide, nel gergo degli addetti ai lavori, sono quelle riguardanti gli aspetti sentimentali. Attraverso le sue prime esperienze Rowson impara lezioni fondamentali sui primi amori, sulla concezione del per sempre e sulla disfatta finale, in cui ormai una storia tocca il punto di non ritorno. Commoventi le parti riguardo la sua attuale moglie, Siva. Nel saggio di Rowson, Siva è molto più che una partner di vita: la donna è, infatti, la sua migliore consigliera, la sua più grande fan, una premurosa madre, incantevole figura, oltreché una professionista nel suo campo. Ciò che ne ritorna è l’immagine di un amore maturo e perfetto nei suoi disequilibri di vita, un sentimento capace di reggere ad ogni sorta di sfida, pur mantenendo la stessa bellezza di sempre.

Non è da dimenticare il concetto di paternità. L’autore, attraverso i suoi due figli, tende a vedere le cose in maniera differente, riconquista l’ingenuità e la spensieratezzae persino la voglia di rimettersi in gioco attraverso l’insegnamento degli scacchi a suo figlio e a molti altri bambini.

Non mancano importanti citazioni, e teorie, come quelle di Nietzsche, Einstein, Tolstoj e molti altri.

Interessanti gli squarci di vita e tattiche di gioco di numerosi professionisti che Rowson cita: Magnus, Fischer, Kasfarov e ancora altri. Attraverso la loro vita e le loro strategie, è possibile ricostruire intere casistiche e pezzi temporali che rendono il saggio ancora più stimolante ed educativo.

È molto più che una semplice storia personale, il libro di Jonathan Rowson è una guida informata sul mondo degli scacchi ma, soprattutto, un tomo sulla filosofia della vita, incapace di prescindere da tutte le cose che conosciamo.

È un libro adatto per chi conosce gli scacchi, per chi intende impararli o per chi è amante delle metafore e ha voglia di chiedersi e chiedere quale sia la similitudine che associa le 64 caselle bianche e nere ai passi che muoviamo nel mondo.

Immagine in evidenza: https://www.illibraio.it/libri/jonathan-rowson-la-mossa-giusta-9788811000068/

 

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