Viyon no tsuma, conosciuto col titolo italiano La moglie di Villon, è un racconto dello scrittore giapponese Dazai Osamu, pubblicato nel 1947. È una delle opere più significative dell’autore, nonostante la sua brevità e la semplicità della trama, in quanto al suo interno contiene elementi significativi della produzione letteraria di Dazai.
Il significato del titolo La moglie di Villon: un parallelismo letterario
Il titolo fa riferimento alla figura dello scrittore francese François Villon, vissuto nel XIV secolo. Non si sa molto sulla sua vita, ma era molto probabilmente uno scapestrato, con uno stile di vita dissoluto: facendo un volo pindarico, lo si potrebbe ritenere un antenato di coloro che saranno i poeti maledetti dell’Ottocento. Tuttavia, il racconto non riguarda Villon, ma egli viene solo menzionato: la protagonista vede per strada il volantino di un articolo, scritto da suo marito, sull’autore francese e attraverso un’ellissi immaginiamo che ella si immedesimi nella figura di sua moglie. È sottinteso nel racconto che lei abbia col marito un rapporto un po’ come quello che la moglie di Villon ha avuto con lui: entrambe sposate con un personaggio colto, quindi valido dal puto di vista intellettuale, ma disastroso dal punto di vista umano.
La trama del racconto: tra ipocrisia intellettuale ed emancipazione femminile
L’opera è scritta in prima persona dal punto di vista di una donna. Si tratta di una caratteristica che troviamo in altre opere di Dazai, come Shayō (Il sole si spegne). In entrambi i casi l’esperimento è ben riuscito, dimostrando una grande capacità di immedesimarsi in figure femminili. È ambientata nella seconda metà degli anni ’40. Ella è sposata con uno scrittore intellettuale del periodo e ha un figlio. Una notte, dopo aver sentito il marito, che spesso si assentava per giorni, tornare a casa di soppiatto, vede piombare nell’abitazione una coppia, gestori di un bar. I due stavano inseguendo l’uomo, loro cliente abituale, ma da parte del quale hanno subito un grande torto: ha sottratto dei soldi dalla cassa del negozio. Il marito scappa via di corsa, mentre sua moglie, incredula, chiede spiegazioni: viene a sapere che egli, i primi tempi in cui frequentava il bar, era stato accolto benevolmente poiché, essendo un uomo di cultura, era di maggiore levatura sociale rispetto agli altri clienti e ciò era un piacere per i due proprietari. Lui si recava lì sempre con donne diverse e prima lasciava degli acconti, poi aveva iniziato a non pagare… e adesso era addirittura arrivato a rubare soldi dalla cassa. Già da tempo marito e moglie si erano resi conto che questo intellettuale era in realtà un uomo poco serio e un ciarlatano.
La modernità della figura femminile nell’opera di Dazai
La protagonista vorrebbe ripagare il debito del marito, ma non avendo soldi, propone di farsi assumere nel bar, portando con sé il suo bambino. La coppia accetta e lei inizia a lavorare, riscoprendo fin da subito la sua abilità nel relazionarsi con i clienti, da tempo rinchiusa, come lei, tra le mura domestiche, in un matrimonio infelice. A un certo punto entra nel locale nientedimeno che il marito, accompagnato da una donna, ma lei reagisce trattandolo con indifferenza, segnando un importante cambiamento nel personaggio. Si è creata per lei un’inattesa variazione nella solitaria routine della sua vita: nel bar trova una sua dimensione, è una sorta di emancipazione in una vita che sembrava priva di significato. Notiamo che è una visione della donna molto all’avanguardia per il periodo in cui il racconto è stato pubblicato e dimostra una certa modernità da parte dell’autore.
Elementi autobiografici e alter ego ne La moglie di Villon
Possiamo ipotizzare che Dazai abbia voluto calarsi all’interno nell’opera attraverso il personaggio del marito della protagonista. Si tratta di uomo decisamente simile a lui: uno scrittore, intellettuale, ma anche dallo stile di vita dissoluto e infedele allo stesso tempo, però, la sua capacità di osservare il punto di vista femminile ci fa pensare che egli abbia voluto presentare, attraverso la figura della protagonista, il modo in cui una donna poteva vederlo: egli dimostra così la capacità di distinguere tra come lui è e come può essere percepito da una delle sue compagne: è infatti risaputo che Dazai ha avuto diverse relazioni nel corso della sua vita, ma nessuna giunta a lieto fine.
Un invito a sospendere il giudizio: l’analisi finale del racconto
Benché il racconto ci presenti una figura negativa come quella del marito, in realtà Dazai ci invita a sospendere il giudizio nei suoi confronti. Per quanto possiamo essere invogliati a giudicare moralmente le sue azioni, leggendo il racconto l’autore ci fa entrare nella personalità di entrambi e percepire nella figura di lui una sorta di inevitabilità: c’è un qualcosa nei suoi comportamenti che sfugge al controllo, che non tutti i gesti vengono svolti da un punto di vista morale. Si tratta un pensiero anticonformista rispetto agli ideali della cultura giapponese, ma questo dimostra ancora una volta l’unicità della figura di Dazai Osamu nel panorama letterario del Paese del Sol Levante.
Fonte immagine: Wiki Commons
Fotografo: Hayashi Tadahiko