François Villon è stato un poeta francese, attivo nel XV secolo. La sua figura è avvolta nel mistero, nonostante siano stati pubblicati, nel corso degli anni, una mole di studi critici sui suoi lavori e anche una biografia, a cura di Jean Favier, nel 1982. La data di nascita è incerta, per alcuni il 1431, per altri il 1432, e la data della morte è sconosciuta, in quanto di Villon si persero le tracce dopo l’8 Gennaio 1463, quando lasciò definitivamente Parigi dopo essere sfuggito ad una condanna a morte.
Poche e incerte notizie
Di François Villon abbiamo poche notizie certe: venne affidato, poco dopo la nascita, a mastro Guillaume de Villon, da cui prese il cognome, e studiò lettere all’Università di Parigi. Nel 1455, la sera del 5 Giugno, Villon uccise, accidentalmente, un prete in una rissa. Dopo questo episodio, si nascose per sette mesi lontano dalla capitale, salvo tornare dopo aver ottenuto il condono grazie all’intercessione di mastro Guillaume; gli fu però impossibile tornare alla vita agiata che aveva condotto fino a quel momento, e iniziò a guadagnarsi da vivere cantando nelle taverne. Rimase a Parigi fino al giorno di Natale del 1456 quando, dopo aver commesso un furto al Collège de Navarre con alcuni compagni, abbandonò nuovamente la città e peregrinò per la Francia, trascorrendo alcuni mesi alla corte di Carlo d’Orleans, tornato nel paese dopo venticinque anni di prigionia trascorsi in Inghilterra. Lo ritroviamo nuovamente a Parigi nel 1461, arrestato probabilmente per un furto e graziato poiché Luigi XI, il nuovo sovrano, fece il primo ingresso a Meung-sur-Loire, la città dove François Villon era imprigionato; all’epoca era consuetudine liberare alcuni criminali, colpevoli di crimini minori, alla prima visita del sovrano in città. Nello stesso anno iniziò la stesura de Il Testamento, il suo capolavoro, un’opera di quasi millecinquecento versi. Nel 1462 venne condannato a morte per aver ferito in una rissa Maître Ferrebouc, prestigioso notaio della capitale; pare che Villon si fosse tenuto in disparte durante la rissa, ma venne ugualmente arrestato e condannato, salvo poi venire graziato il 5 Gennaio 1463, quando il Parlamento decise di esiliarlo per dieci anni da Parigi. Durante il periodo antecedente il condono, Villon compose La ballata degli impiccati, il componimento più celebre de Il Testamento. L’8 Gennaio lasciò Parigi, e di lui non si ebbero più notizie; morì probabilmente poco dopo.
Eredità culturale
La fama di François Villon si consolidò nel XVIII secolo, in piena epoca romantica, quando gli venne attribuita la fama di primo poeta maledetto. François Rabelais lo incluse tra i personaggi della sua serie di romanzi Pantagruel e Gargantua, immaginandosi la sua vita dopo l’esilio del 1463, e fu di ispirazione per una moltitudine di autori francesi dell’Ottocento, tra cui Victor Hugo, Arthur Rimbaud, Charles Baudelaire e Paul Verlaine. La sua fama arrivò anche oltre oceano: Akutagawa Ryūnosuke, nel suo racconto Aru Ahō no Isshō (Vita di uno stolto), dichiarò di essersi ispirato al poeta nel corso della sua carriera letteraria, mentre Dazai Osamu lo considerava il Burai, ovvero il libertino, per eccellenza, e lo associò al protagonista di uno dei suoi racconti più celebri del dopoguerra, Viyon no Tsuma (La moglie di Villon).
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