Si intitola L’antico amore, l’ultimo romanzo di Maurizio de Giovanni, uscito a febbraio per Mondadori. Un romanzo che indaga sull’amore, ma che non ha nulla a che vedere col genere poliziesco.
La trama
Con L’ Antico Amore, Maurizio De Giovanni, noto soprattutto per i suoi polizieschi ambientati a Napoli, la sua città, ci consegna non una, ma tre storie che si intrecciano fino ad un finale sorprendente, degno della penna del grande giallista che tutti riconosciamo in lui. La trama tuttavia, non ha nulla di inquisitorio. Tre vite scorrono parallelamente fra i capitoli del romanzo. In esse si riconoscono personaggi ed epoche diverse, ma il fil rouge che le lega insieme è l’amore, l’antico amore appunto, che prende il via dai versi di Catullo, poeta latino del I secolo a.C., a fianco alla cui appassionata ricostruzione di vicende biografiche De Giovanni costruisce tutto il suo romanzo. Gaio Valerio Catullo è stato infatti il principale esponente di quei poetae novi, che nel I secolo a.C. hanno preso le distanze dalla poesia epica e celebrativa per dedicarsi ad una poesia nuova per forma e contenuti. In particolare De Giovanni riporta alla memoria la tormentata passione amorosa che legò il poeta Catullo a Clodia, donna sposata ma indipendente ed emancipata, a cui lo stesso poeta latino fa riferimento nei suoi carmi, seppure con lo pseudonimo di Lesbia, in onore della poetessa Saffo, originaria di Lesbo, tra i maggiori poeti greci ad aver ispirato la corrente poetica dei poetae novi. Questa prima storia, venuta da lontano, si intreccia in epoca contemporanea con quella di Marco, docente universitario di letteratura latina sull’orlo del fallimento familiare e professionale prima di incontrare la giovane Anna, e di Oxana, discreta badante moldava a cui è affidato un anziano signore, il Vecchio, colto e spesso assorto in un altro mondo fatto di strani rituali.
L’antico amore
Ciò che De Giovanni mette in risalto dell’amore è sicuramente il suo aspetto universale e il suo modo di manifestarsi sin dall’antichità come una tempesta che non ci lascia illesi poiché «la felicità è una malattia incurabile e mortale». Così l’autore stesso sintetizza più volte nel libro: «L’amore è il ricordo dolce della tempesta». Come per il giovane Catullo, anche per Marco, l’esperienza dell’amore resta unica ed irripetibile. L’amore è qualcosa che si riconosce al primo sguardo, quando si trova negli occhi dell’altro una luce mai vista prima, «l’amore è un sentimento che unisce due persone» che diventano una dal momento che «si appartiene a quello che in amore si diventa». Così anche per De Giovanni, l’amore sembra essere un fatto assoluto che attraversa i secoli senza perdere la sua potenza. Di fronte a tanta forza, persino i luoghi passano in secondo piano, anche se molti sono facilmente riconoscibili sullo sfondo narrativo tra cui la Napoli odierna, l’antica Roma e la Gallia Cisalpina, luogo di provenienza di Catullo. La descrizione rende i luoghi intuibili dai dettagli, ciò enfatizza una dimensione emotiva, coerente con la natura intima del romanzo. Lo stesso Catullo non è esplicitamente citato nel testo, ma riconoscibilissimo nell’io narrante che apre e chiude il romanzo con espressioni liriche che rimandano alla poesia dei suoi carmi. Non è la prima volta che Maurizio De Giovanni si dedica ad un romanzo autoconclusivo, ma essendo noto per aver ispirato numerose serie televisive tra cui I Bastardi di Pizzo Falcone, Mina Settembre e Il Commissario Ricciardi, chissà che anche a questo romanzo non faccia seguito una trasposizione cinematografica.
Fonte immagine: casa editrice