Il rifugio dei libri proibiti di Giuseppe Civati al Teatro India di Roma. Letture contro la censura

Il rifugio dei libri proibiti

Il 29 giugno, in occasione del Dominio Pubblico – Youth Fest al Teatro India di Roma, e in collaborazione con WeReading, Giuseppe Civati ha portato Il rifugio dei libri proibiti. Letture contro la censura da Don Chisciotte a Trump. Un reading sulla lotta dei libri contro i censori d’ogni tempo inserito nel format Parlarne tra amici, a cura di Zalib.

Dal 24 al 29 giugno 2025, il Teatro India – Teatro di Roma ha accolto Dominio Pubblico – Youth Fest, il festival multidisciplinare interamente dedicato alla creatività emergente, per una settimana di teatro, danza, arti performative, musica, cinema, arti visive, fumetto e arti digitali.

Dominio Pubblico – Youth Fest è un progetto di audience development e community engagement rivolto a giovani under 25 che hanno voglia di sperimentarsi in un percorso da spettatori attivi, finalizzato alla conoscenza della scena contemporanea e alla produzione, promozione e organizzazione di un festival multidisciplinare. Quest’anno Dominio Pubblico – Youth Fest ha preso il titolo di Temporale nella sua doppia accezione: temporale è la ricerca di uno spazio-tempo proprio ma è anche l’evento meteorologico inaspettato, un’occasione per ritrovare se stessi e per fermarsi.

Oltre 130 giovani artisti, 6 giorni di programmazione, per un totale di oltre 30 eventi che spaziano dal teatro alla danza, passando per la musica, il fumetto, il cinema, le arti visive e digitali, scelti dalla DAP Direzione Artistica Partecipata U25. A questo si aggiungono molte attività: performance, live painting, talk, una rassegna di corti cinematografici, un format dedicato alla drammaturgia d’autore, una performance-dialogo tra un attore e l’IA, una mostra di arti visive multidisciplinare e un laboratorio di danza per persone con disabilità e caregiver di ogni età a cura di Davide Valrosso e Francesca Cola.

Gli appuntamenti che Zalib ha curato durante l’edizione 2025 di Dominio Pubblico – Youth Fest si sono mossi principalmente su tre direttrici lettura, ascolto e dialogo. Sfruttando lo splendido spazio dell’arena esterna del Teatro India, cornice dall’enorme potere scenografico ed evocativo, si è strutturata una programmazione che ha visto presentazioni di libri, talk/dibattiti e registrazione live di podcast. La direzione artistica di Zalib ha selezionato alcuni dei prodotti editoriali di prossima uscita e di richiamo per il pubblico di riferimento della manifestazione, cosi da riuscire ad accostare ospiti grandemente noti al pubblico giovanile con nomi di rilievo nei panorami istituzionali e accademici di riferimento.

Il 25 giugno, in collaborazione con Kala, si è analizzato trappole e privilegi del maschile con Beatrice Petrella, giornalista e podcaster, Leon, attivista Libellula e l’attore Lorenzo Terenzi. Il 27 giugno, in collaborazione con Will Media, si è discusso delle leggi e dei diritti che non sempre vanno di pari passo con Pietro Forti, autore di Chora e Will e Pietro Turano, attore, attivista e vicepresidente Arcigay Roma. Il 29 giugno, in collaborazione con WeReading, Giuseppe Civati ha portato Il rifugio dei libri proibiti. Letture contro la censura da Don Chisciotte a Trump. Un reading che è un percorso nella lotta dei libri contro i loro censori d’ogni tempo.

La biografia dell’autore

Giuseppe Civati è nato a Monza nel 1975. Dottore di ricerca in Filosofia a Milano, ha studiato a Firenze e Barcellona. Deputato nella XVII legislatura, in precedenza consigliere regionale in Lombardia per la lista Uniti nell’Ulivo. Fondatore di Possibile, si è battuto per la bocciatura della riforma costituzionale (in aula e poi al referendum), ha promosso iniziative legislative in vari campi (dal conflitto di interessi all’immigrazione, dal consumo di suolo alla cannabis legale) e ha lasciato la maggioranza quando si trattava di discutere Buona scuola e legge elettorale, dopo aver contrastato l’approvazione del Jobs Act e dello Sblocca Italia. È autore di diverse pubblicazioni, tra cui Qualcuno ci giudicherà (Einaudi, 2014), Giorni migliori (Imprimatur, 2017) e Voi sapete (La Nave di Teseo, 2018). 

Dal 2018 si occupa della casa editrice People, fondata insieme agli scrittori Stefano Catone e Francesco Foti, la cui missione è «raccontare e indagare il cambiamento della società». 

La trama

Quando Sophie, la libraia del Joe’s Bookshop, scopre che alcuni libri stanno misteriosamente scomparendo dagli scaffali, capisce che non si tratta di banale distrazione, ma è l’inizio di qualcosa di più grande e di più pericoloso. Insieme a Patty, la sua amica bibliotecaria, decide di raccogliere i volumi più a rischio e metterli al sicuro, trasformando la sua libreria in un rifugio per lettori e storie. Sophie e i suoi amici non hanno però fatto i conti con Donut, un piccolo gatto arancione dal carattere astioso, più simile a un despota che a un felino domestico.

Il rifugio dei libri proibiti di Giuseppe Civati è un apologo grave e lieve al contempo, una fiaba moderna che racconta ciò che sta accadendo davvero: la cultura sotto assedio, la memoria che rischia di essere cancellata, le parole che tornano a far paura; ma anche il potere della disobbedienza, della solidarietà e dei libri che, come le persone, resistono.

Il rifugio dei libri proibiti: il reading 

Con Il rifugio dei libri proibiti. Letture contro la censura da Don Chisciotte a Trump, Giuseppe Civati sviluppa il suo racconto in un reading che è un percorso nella lotta dei libri contro i loro censori d’ogni tempo, attraverso meravigliose pagine della letteratura. In ordine di apparizione: García Márquez, Milton, Nafisi, Ovenden, Cervantes, Oz, Canetti, Tacito, Bradbury. Dal passato al presente, e dal presente al passato. Civati ripercorre vicende vicine e lontane nel tempo e nello spazio, di cui la censura è il comune denominatore. Un’operazione spesso paradossale, a tratti comica, grottesca, ma allo stesso tempo subdola, inquietante, pericolosa.

In merito agli USA di Donald Trump Giuseppe Civati racconta della lista nera di opere vietate dal Pentagono e, seppur velate di amarezza, il pubblico fa fatica a trattenere le risate. In questa blacklist sono infatti presenti Elegia americana, il celebre memoir dell’attuale Vicepresidente repubblicano J.D. Vance; Freckleface  Strawberry, un libro per bambini scritto dall’attrice Julianne Moore, figlia di un veterano e cresciuta frequentando proprio le scuole del Pentagono; un saggio sul bombardiere Enola Gay, il B-29 Superfortress che sganciò la bomba atomica Little Boy su Hiroshima il 6 agosto 1945, perché «il nome richiama l’omosessualità». Preservato invece il Mein Kampf di Adolf Hitler.

«La censura di per sé è grottesca. E siccome la letteratura salva se stessa, contiene già degli antidoti o delle istruzioni per l’uso, come quelle da cui eravamo partiti con Gabriel García Márquez. Una delle opere più incredibili e belle della storia della letteratura è il Don Chisciotte di Cervantes e inizia proprio con una storia di censura. Forse non vi ricordate di un piccolo particolare: Don Chisciotte, prima ancora di essere un cavaliere, è un lettore»: ha spiegato Giuseppe Civati durante il reading.

Ma, allora, chi può salvare i libri dalla censura? Non è un caso che come protagoniste del suo romanzo Il rifugio dei libri proibiti Civati scelga proprio una libraia (Sophie) e una bibliotecaria (Patty). «È una figura sociale anche un po’ bistrattata, poco finanziata, un po’ marginale nel dibattito. Se ci pensate, le biblioteche sono l’unico posto nel mondo in cui non si comprano delle cose. Andateci, anche dopo aver fatto acquisti su Amazon, dopo aver passato un pomeriggio al centro commerciale. Non mi converrebbe parlare delle biblioteche, perché sono un editore, e lì con una sola copia potete leggere tutti. Ma invece sì, perché è l’unico posto dove i libri sono demercificati».

A proposito di colossi come Amazon di Jeff Bezos e del controllo esercitato (più o meno) indirettamente da quest’ultimi, Giuseppe Civati chiude l’incontro citando un intervento di Marina Berlusconi: «Non voglio fare nessun paragone senza senso, ma perché mi torna in mente Vasilij Grossman e i crimini del totalitarismo del ‘900? Perché i colossi del web, cavalcando la globalizzazione, tendono a creare un mondo omologato, con stessi gusti, stesse abitudini e stessi consumi. Grossman invece dice che è proprio nell’unicità e nella diversità di ciascuno che sta l’essenza stessa dell’uomo. Dove si cerca di cancellare varietà e differenze, la vita si spegne. Una frase che mi ha molto colpito, perché, in fondo, è proprio vero – e così finisco anche io (aggiunge Civati, ndr) – che nei libri è già scritto tutto».

Fonte immagine in evidenza articolo Il rifugio dei libri proibiti di Giuseppe Civati al Teatro India di Roma, letture contro la censura: Ufficio Stampa

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