Nessuno ti chiama per nome: l’ultimo romanzo di Tommaso Occhiogrosso

Tommaso Occhiogrosso

Recensione del romanzo di formazione di Tommaso Occhiogrosso Nessuno ti chiama per nome. Un’estate con Sashi

Edito Les Flâneurs (2019), Nessuno ti chiama per nome è un romanzo di formazione di Tommaso Occhiogrosso che racconta il delicato passaggio dall’infanzia all’età adulta, dall’ingenua inconsapevolezza del bambino alla sempre più lucida, e a tratti triste, presa di coscienza che caratterizza la maturità. Un romanzo di formazione che si svolge nel corso di un’estate –Un’estate con Sashi è il sottotitolo- e che vede il giovanissimo protagonista, Carmine, un sensibile ragazzino di Oria, crescere, conoscere, comprendere da un evento di cronaca che non lo riguarda in prima persona, ma che prende a cuore come se la cosa lo riguardasse, quanto sia spessa, tra gli adulti, la coltre dell’indifferenza, avendo loro perso ormai irrimediabilmente tutto l’ardore, la generosità e l’altruismo del bambino che fa del bene senza ricavarci nulla.

Carmine è un ragazzino diverso, di una diversità vissuta sempre con imbarazzo, ma che si rivela un dono, com’è ricchezza ogni diversità: ama leggere, disegnare, rifugiarsi nel suo mondo, dal quale osserva tutto e molto comprende di ciò che agli altri è precluso. Il disegno, più che una passione, è un dono: le figure di Carmine hanno vita propria, così vicine al reale da sostituirsi ad esso: come Sashi, la giovanissima nomade, la zingarella scomparsa disegnata da Carmine seguendo le indicazioni di suo padre, che ne denuncia la sparizione invano, perché di sua figlia, l’ultima tra gli ultimi, non importa a nessuno.
Sashi non è che un ritratto affisso in città, dove ogni passante posa distrattamente lo sguardo, come lo poserebbe su una pubblicità e con molta meno attenzione di quella che dedicherebbe ad un necrologio. È un’invisibile, un’emarginata: come Carmine, cui nessuno presta attenzione, che è l’unico ad interessarsi alla scomparsa della ragazza e a darsi da fare a ritrovarla per come può, con l’ausilio di un giovane prete, Don Lorenzo, e della sua bicicletta.
La bicicletta, oggetto del desiderio nei primi capitoli del romanzo, emblema della condivisione con i propri coetanei e della desiderata e difficilissima accettazione nel gruppo, così fondamentale per ogni adolescente, richiamata alla mente dall’immaginazione e divenuta poi pretesto per recarsi ogni giorno in caserma e avere l’opportunità di disegnare i tratti così particolari dell’appuntato Carbone e cercare di scorgere l’uomo dietro l’appuntato, diventerà poi, lasciato il mondo delle idee per incarnarsi nel reale, il mezzo per la libertà, ciò che permetterà a Carmine di estendere il suo raggio d’azione per operare all’interno della società: ritrovare Sashi, anche se non toccherebbe a lui farlo, anche se della sua scomparsa non importa a nessuno.
Nel Carmine di Tommaso Occhiogrosso riecheggiano grandi figure della letteratura, riferimenti espliciti o chiaramente allusi nel testo: l’Arturo di Elsa Morante e il Cosimo di Calvino nel Barone rampante, che dall’alto del suo albero, lontano ed escluso dalla società dei suoi simili, ma avvantaggiato da una straordinaria ampiezza di vedute dovuta alla sua posizione solo apparentemente marginale, osserva, comprende, e fa del suo meglio per essere utile a coloro che, vivendo sulla terra, non ne condividono la prospettiva.

Nessuno ti chiama per nome è uno splendido romanzo di formazione, godibile ad ogni età, che si avvale della tradizione letteraria meridionale, nella lingua e nello stile, e dei grandi modelli della letteratura per ragazzi, che racconta passaggio tra l’infanzia e l’età adulta con realismo, sensibilità e delicatezza, e che è insieme elogio della diversità e superamento delle differenze, volto a costruire ponti dove ci sono barriere.

 

 

Fonte immagine: ufficio stampa.

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Laureata in Filologia Moderna alla Federico II, docente di Lettere e vera e propria lettrice compulsiva, coltivo da sempre una passione smodata per la parola scritta.

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