Recitativo, Toni Morrison | Recensione

Recitativo, Toni Morrison | Recensione

Recitativo é un romanzo breve dell’autrice Toni Morrison, pubblicato per la prima volta nel 1983. Per comprenderlo al meglio é necessario fare riferimento alla condizione storico sociale su cui si basa l’intera narrazione. Basato su una presunta superiorità della razza, il colonialismo europeo ha segnato circa sei secoli di storia e l’arrivo degli europei in America ha rappresentato senza dubbio un momento di passaggio importante. Rifacendoci all’immaginario occidentale è tristemente diffusa l’idea dell’individuo nero come straniero e dunque nemico, storicamente condannato alla schiavitù e allo sfruttamento in quanto considerato di razza inferiore. Si tratta dell’esemplare perfetto della disumanizzazione storica, reso protagonista del romanzo Recitativo attraverso un interessante gioco psicologico che consiste nel celare l’identità culturale delle protagoniste Twyla e Roberta.

Toni Morrison, scrittrice afroamericana, vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 1993, definita dalla critica come autrice postcoloniale, attraverso il romanzo breve Recitativo, tenta di restituire un’identità alla sua comunità d’origine inducendo il lettore ad una riflessione che non riguarda l’essere bianco o nero né tantomeno scrivendo un libro di rivendicazione politico sociale nei confronti dei neri.

Quella che Morrison enfatizza in Recitativo è infatti la categoria dell’umano, affidando al lettore il compito di cogliere il senso del racconto prescindendo dalla necessità di scoprire chi delle due protagoniste sia effettivamente nera o bianca.

L’attenzione, nelle ultime pagine di Recitativo, si sposta infatti su un personaggio apparentemente secondario ma che in realtà è il maggior rappresentante della categoria degli esclusi: si tratta di Maggie ovvero l’inserviente della cucina dell’istituto in cui le protagoniste hanno trascorso la loro infanzia. Maggie è muta ed è stata dunque privata della capacità linguistica e comunicativa allo stesso modo in cui la storia ha mutato, e continua a mutare, l’esistenza di culture diverse da quella tipicamente occidentale.
Ciò che Maggie non riesce ad esprimere è la sofferenza dell’essere esclusa e maltrattata dalle ragazze presenti nell’istituto. Maggie non ha voce in capitolo e non può denunciare le ingiustizie subite ma sarà il passato a pesare sulle coscienze delle due protagoniste. La memoria di Twyla e Roberta, rincontratesi dopo anni, fa riaffiorare il ricordo di un incidente verificatosi nell’istituto, la cui vittima è appunto Maggie. Le due sembrano però avere dei vuoti di memoria non riuscendo a distinguere l’identità culturale dell’inserviente e a riconoscere le responsabili dell’accaduto. Per anni hanno cercato di nascondere la verità a loro stesse, sottraendosi alle loro responsabilità così come i colonizzatori occidentali hanno cercato per anni di dimenticare le conseguenze del loro progetto politico, costringendo le vittime ad un dimenticatoio eterno. Ma è umano voler parlare e Twyla e Roberta capiscono che indipendentemente dalle circostanze e i dettagli poco chiari, sono altrettanto responsabili della sofferenza di Maggie così come noi tutti siamo responsabili della non considerazione dell’altro, fingendo di non poter fare nulla di effettivamente concreto per cambiare la situazione.
Ecco quindi che alla fine di Recitativo il lettore si ritrova dinanzi ad una morale che va al di la dell’essere nero o bianco.

Fonte immagine : La Feltrinelli

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