L’imperialismo americano: l’America Latina e il Pacifico

L'imperialismo americano: l'America Latina e il Pacifico

L’imperialismo americano è un fenomeno di imperialismo, -termine con cui si indica un processo per cui un certo paese intende estendere i propri territori ed il proprio potere, esercitando una certa influenza, in particolare, da parte di un paese dominante nei confronti di un paese meno sviluppato, grazie non solo alla retorica, ma anche attraverso una economia e tecnologia piuttosto sviluppata-, degli Stati Uniti d’America su altri Paesi mondiali e ciò si verifica, in particolare, tra la fine del XIX secolo e i primi anni del XX secolo, verso l’America Latina e verso il Pacifico. 

Intorno alla fine del XIX secolo il desiderio degli Stati Uniti d’America di espandersi ed arricchirsi crebbe esponenzialmente, così nacque il fenomeno di esportazione di merci, di prodotti e di beni di consumo verso i Paesi vicini, per instaurare dei rapporti economici alla pari. In questo momento storico era il colonialismo spagnolo a detenere la maggior parte del potere e delle ricchezze dell’America Latina e nel Pacifico, ma l’imperialismo americano si insediò e approfittò degli accesi conflitti e delle tensioni tra la Spagna e le colonie latino-americane e tra la Spagna e le colonie de Pacifico.

L’inizio dell’Imperialismo americano verso l’America Latina è databile intorno al 1821, quando Panama, grazie a Simón Bolivar, si rende indipendente, ma anche a grazie al sostegno degli Stati Uniti d’America, che quasi un decennio dopo volevano collegare attraverso l’area del Panama l’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico, esercitando un dominio ancor maggiore; tuttavia, il 3 Novembre del 1903 Panama si dichiarò una Repubblica, finalmente indipendente dall’egemonia colombiana e dall’imperialismo americano. 

Inoltre, è sicuramente con le guerre cubano-spagnole che l’imperialismo americano divenne più insistente, incisivo e forte; infatti, Cuba, grazie all’azione di presa di coscienza sulle masse di José Martí, a più e più riprese cercò l’indipendenza dal colonialismo spagnolo, a causa della forte dominazione, repressione e sfruttamento esercitato dalla Spagna, ma solo con il sostegno dell’imperialismo americano ci riuscì, tant’è che l’imperialismo americano sfruttò a proprio vantaggio questo conflitto, per trarne dei trattati economici a proprio favore e Cuba vi rimase collegata economicamente fino alla Rivoluzione di Fidel Castro del 1959. 

Intanto, l’imperialismo americano appoggiò altri movimenti di emancipazione ed indipendenza, come il Messico, Nicaragua, Porto Rico, Venezuela, Colombia, Guatemala e Honduras. Infine, le mire espansionistiche dell’imperialismo americano nei confronti dell’America Latina si concludono definitivamente nel 1934, con la chiusura della così definite Guerra delle banane e la dichiarazione del trattato Good Neighbor Policy.

Quasi contemporaneamente alla Guerra delle Banane, l’imperialismo americano guarda ad Oriente, le sue mire espansionistiche vorrebbero raggiungere il Pacifico, e, in particolar modo, gli Stati Uniti d’America vorrebbero arrivare in Cina, territorio fino a quel momento rimasto invalicabile, ma in prospettiva futura estremamente vantaggioso e proficuo. Ed è così che nel 1896 una flotta americana distrusse nella baia di Manila (Filippine) una flotta spagnola; infatti, le Filippine fino a quel momento erano un altro territorio di dominazione ed egemonia spagnola. L’imperialismo americano, rispetto alle sue mire espansionistiche, riteneva che questa azione politica nelle Filippine sarebbe stata poco vantaggiosa, un pericolo diplomatico, ma utile solo ai fini di espandersi verso la Cina. Quindi, già il 10 dicembre 1898 con il Trattato di Parigi, non solo si riconosce il passaggio di Cuba e Porto Rico all’imperialismo americano, ma anche il passaggio delle Filippine, di Guam e delle Samoa americane -altri territori del Pacifico-.

Fonte immagine: Wikipedia.

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