Subalternità e marginalità nella letteratura araba

Subalternità e marginalità nella letteratura araba

Durante il Medioevo la produzione della letteratura araba, destinata fino a quel momento a un pubblico colto, un’élite prevalentemente maschile e di religione islamica, con l’avvento della stampa cambia indirizzandosi alle masse che, grazie alla progressiva alfabetizzazione, creeranno man mano la classe media borghese in cui vengono coinvolti anche le donne e i bambini. In questa società medievale in cui si sviluppa la letteratura araba premoderna vengono descritti i rapporti che intercorrono tra la classe dominante e la classe dei dominati in relazioni di subalternità e marginalità.

Letteratura araba premoderna

La letteratura araba premoderna era una letteratura elitaria piramidale, alla cui base si trovavano i sudditi, nonché quella classe completamente emarginata da ogni forma di cultura, che doveva essere “educata” da coloro che si trovavano ai vertici, quindi la classe dominante che diffondeva una propria visione del mondo, che naturalmente doveva essere seguita dalle masse secondo un rapporto di subalternità e marginalità.  

Tra subalternità e marginalità

Per subalternità s’intende una categoria del linguaggio politico, fissata da Gramsci e che ha avuto grande influenza sugli studi culturali, per la quale degli individui si trovano in condizione di dipendere da altre persone gerarchicamente superiori per grado o autorità. La subalternità è rappresentata da una categoria di individui che non sono scartati o rifiutati dalla società, ma sono dei gruppi sociali funzionali che però a causa di una serie di condizioni non vengono trattati come le classi dominanti. Quindi, l’individuo che non ha accesso agli stessi benefici delle élite non è marginale, ma subalterno. Con l’avvento della letteratura preislamica termina l’attenzione nei confronti della natura, degli ambienti esterni tipici del Medioevo, ma ci si inizia a focalizzare sulla città.

Ci sono una serie di condizioni nella letteratura araba che determinano il rapporto di subalternità e marginalità tra individui come l’aspetto economico, la componente razziale, le differenze di culto, le differenze a livello sessuale ma soprattutto la povertà e le persone con deformazioni. In particolare una delle caratteristiche disabilitanti per “eccellenza”, non accettata dalla società europea e dalla letteratura araba premoderna, è la cecità, considerata non nobile e non accettabile e la disabilità motoria, come il nanismo. Rispetto a questo genere di disabilità, la cultura europea così come quella letteraria araba si serve di nani e gobbi come fossero dei personaggi comici di cui bisogna ridere e basta, ma è stata creata una vera e propria dimensione in cui le persone hanno sviluppato una sorta di paura per una ipotetica potenza sessuale maggiore. La stessa idea si ha nei confronti dello schiavo nero considerato pericoloso, o ancora come un amante come si può leggere ne Le mille e una notte. 

Il tema della povertà nella letteratura araba postmoderna

La povertà è uno dei simboli della marginalità di un individuo nella società. È quindi importante distinguere tra la povertà strutturale, ovvero chi nasce povero è costretto a morire povero, e la povertà causata da condizioni avverse, come i nobili decaduti, l’uomo che dilapida tutti i suoi beni con il gioco d’azzardo, l’alcool. Naturalmente, per questa letteratura è la seconda tipologia a suscitare maggiore interesse.   

Fonte immagine: Wikipedia

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