The Giver di Lois Lowry | Recensione

The Giver di Lois Lowry| Recensione

The Giver è il primo capitolo di una quadrilogia di romanzi di fantascienza distopica per ragazzi scritto nel 1993 da Lois Lowry.  Il libro, best seller internazionale che ha ispirato uno straordinario film con i premi Oscar Maryl Streep e Jeff Bridges, è stato tradotto in trenta lingue e acclamato dalla critica, nonostante sia stato censurato in diverse scuole americane con l’accusa di trattare temi come la sessualità, l’eutanasia, e l’infanticidio in maniera esplicita.

Trama

Jonas è un adolescente che vive in una società perfettamente organizzata: la Comunità. Qui non esistono guerre, differenze sociali o individuali, nessuna sofferenza e nessun altro tipo di sentimento profondo. È stato abolito tutto ciò che può essere causa di alterazioni, incluse le stagioni, i colori e gli impulsi sessuali, che vengono sedati con un’automedicazione quotidiana all’insorgere delle prime “Pulsioni”. La società descritta in The Giver sembra un surrogato del paradiso: tutti i bisogni vengono soddisfatti e tutto è organizzato e controllato, sebbene i desideri dei singoli vengano sacrificati in nome del bene comune. Perfino le unità familiari sono organizzate artificialmente: selezionati un Papà e una Mamma, a questi vengono assegnati un maschietto e una femminuccia che non sono loro figli biologici, perché la procreazione è compito di un ristretto gruppo di donne. Persino il tempo atmosferico è sempre stabile.

Al compimento del dodicesimo anno, ciascun ragazzo è chiamato a partecipare alla Cerimonia dei Dodici, che prevede l’assegnazione del lavoro ad essi assegnato per tutta la vita. È qui che la trama di The Giver comincia il suo sviluppo: Jonas scopre di essere il nuovo Accoglitore di Memorie, colui che riceverà dal Donatore tutta la storia della Comunità che è invece sconosciuta a tutti gli altri membri, per poi diventare un giorno Donatore a sua volta. L’adolescenza di Jonas si apre con lo svelarsi di un mondo diverso: neve, freddo, colori, ma anche solitudine, paura, rabbia e altre forme di dolore di cui non sapeva l’esistenza e di cui dovrà sopportare il peso da solo per non turbare l’armonia della comunità. L’avventura del protagonista di The Giver, nel suo viaggio verso l’incerto in cui non esiste vittoria del bene sul male, coinvolge il lettore in maniera fatale, qualsiasi sia la sua età (nonostante la classificazione del libro nella narrativa per ragazzi), e alla fine del libro ognuno si ritroverà con qualcosa di diverso in suo possesso. Non resta che scoprire di cosa si tratta.

Considerazioni

The Giver si inserisce tra i mondi di quel genere di letteratura che si confronta con il lato oscuro dell’utopia e si pone in diretto dialogo con l’opera di Orwell, 1984: gli altoparlanti della Comunità in cui vive Jonas, pronti a rimproverare i cittadini in maniera mirata, ricordano esattamente i televisori spia del Grande Fratello, così come in entrambi i romanzi la negazione della memoria collettiva è utilizzata come mezzo di controllo sociale. Ma la Comunità rappresentata in The Giver è una bestia ben più insidiosa dell’Oceania orwelliana: nessun dissidente viene torturato, nessuna violenza viene impiegata per mantenere l’ordine sociale. Com’è possibile? In un mondo in cui le esigenze personali sono completamente anestetizzate in nome dell’armonia comune, non possono esistere tracce tangibili di una dittatura oppressiva. Le tirannie generano ribelli, ma l’opposizione a un sistema che tutto sommato funziona, issando la bandiera del senso comune, non è altrettanto scontata.

Una delle critiche mosse a The Giver è il pericolo che i giovani ai quali è indirizzato il romanzo si sentano autorizzati alla rivolta, immedesimandosi nel personaggio di Jonas che, alla luce delle sue nuove conoscenze, si rende conto che il mondo così com’è non va bene. Ed è questo l’auspicio della Lowry, correre il rischio di trasmettere il sapere, smuovere un pubblico abituato ad essere imboccato con finali chiusi e dalla morale inequivocabile, perché ogni volta che ad un ragazzo “si racconta una storia, si dà al ragazzo la possibilità di scegliere. Gli si dà la libertà.

Fonte immagine di copertina: archivio personale

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