Tutto il cielo che serve | Recensione

Tutto il cielo che serve

Tutto il cielo che serve è un recente testo (ottobre 2021) scritto da Franco Faggiani e pubblicato per la casa editrice Fazi editori all’interno della collana editoriale Le Strade.

Tutto il cielo che serve: il testo

Tutto il cielo che serve è un misto fra natura, forza e umanità, è un viaggio immaginato che si insinua lungo una crepa dolorosissima della recente storia (il disastroso sisma di Amatrice) e che apre, acuta, una fra le più difficili lacerazioni e piaghe dell’uomo: la solitudine, la scomparsa, il dolore, il silenzio.

Franco Faggiani immagina, per la sua storia ambientata nello spazio geografico fra Lazio, Marche, Abruzzo, le vicende di una donna forte, una geologa e vigilessa del corpo di polizia dei Vigili del Fuoco, alle prese con un ambiente “ispido” come l’autore fa dire ad uno dei primissimi personaggi che si affacciano alla storia; una congiuntura di esperienze ed eventi personali che porteranno la protagonista a vivere nella propria solitudine, lontana da ogni contatto umano stretto, da ogni rapporto interpersonale che non sia mero rapporto di lavoro; eppure, proprio nella solitudine umana – ma nella fedelissima amicizia e compagnia dei suoi due cani – inizierà un cammino fisico e spirituale – faticosissimo e imprescindibile – che la porterà dentro la sofferenza e il dolore, poi nell’amore e nella compassione. Dopo una perlustrazione in giro nella natura libera e a tratti selvaggia, la protagonista di questa storia sul filo fra reale e immaginato si accampa sola con i suoi due cani, diversi per carattere, ma espressioni vicinissime della più intima concezione di unità, un’unità che guardando nel riflesso delle due creature che più ama e che più le sono vicine – o meglio, da cui più si fa avvicinare e amare – ci fa scorgere la profondità del carattere vero della stessa donna. 

Francesca Capodiferro – nomen omen – è una donna coraggiosa, determinata, forte: la sua “forza d’animo”, l’ha portata a raggiungere un ruolo, nonostante i conflitti che ne sono generati: i pregiudizi, un certo grado d’ottuso maschilismo e le abitudini, la porteranno a maturare un certo grado di diffidenza verso il prossimo e a intraprendere per questo, forse in un moto di sconforto non confessato, un’azione in solitaria tutt’altro che facile; eppure, si diceva, proprio quest’esperienza sarà l’anticamera per un cambio di prospettiva, per una consapevolezza maturata, per un cammino di apertura che è apertura entro sé e verso gli altri.

Franco Faggiani ci scrive di terra, di dolore, di natura, di uomini, di sofferenze, di libertà; ci confonde con spazi aperti, immensi, venti che sbattono e spirano liberi fra ammassi di rocce e acqua per poi rinchiuderci negli spazi angusti dei rapporti difficili, delle strade sbarrate dei cuori, dell’incomprensione che a volte non è altro che inciampo e nelle difficilissime crepe di una storia che tardano ancora a risanarsi e che mai lo potranno.

Nel mezzo dei fenomeni sismici che interessarono tragicamente l’Italia in una storia mai troppo lontana, l’autore di Tutto il cielo che serve imbastisce una storia immaginaria sullo sfondo di una cruda realtà, restituendo agli occhi una memoria che mai del tutto, forse, potrà annebbiarsi; riporto, di seguito, un breve estratto dal testo: «Anche io avevo aperto gli occhi, fissando lo sguardo sulle stelle tremolanti. Non le avevo mai viste così palpitanti, sembravano a tratti sfocarsi e riprendersi, fluttuare leggermente. In realtà non erano loro che si muovevano, era la terra sotto di noi che aveva preso a vibrare, distribuendo brividi ai muscoli della schiena e delle gambe. Mi misi a sedere, Nuzzo uggiolò. Sentii il terreno rimbombare, i cavalli dovevano essere di nuovo in movimento. Ma i ritmici tuoni prodotti dai loro zoccoli al galoppo cambiarono tonalità, il suono crebbe a dismisura, si trasformò nel fragoroso rumore di un camion che alza il rimorchio e scarica pietre lungo una scarpata. Uscii velocemente dalla tenda e anche i cani saltarono fuori fiutando rapidamente intorno. Il rumore cupo si trasformò in un feroce ruggito risalente dal centro della terra, poi lasciò il posto a una rapida successione di tonfi attutiti provenienti dal bosco, dovuta agli alberi che si abbattevano gli uni contro gli altri come fossero stati sferzati dalla coda di un drago. Il terremoto. Rimasi ferma, incredula, terrorizzata dall’instabilità e dal frastuono di cui non si distinguevano l’origine e la fine. I rumori cessarono, ma la terra si mosse ancora, più volte; lo sentii sotto i piedi nudi, lo avvertii dallo sguardo dei cani, lo vidi dalle lievi oscillazioni della cupola della tenda. Poi sembrò tornare il mormorio crescente del vento serale, che non smosse neppure i più piccoli ostacoli: gli alti steli d’erba intorno a me rimasero immobili, in attesa di piegarsi in una direzione o nell’altra. Ma non successe nulla. Forse era solo il respiro pesante della terra. Guardai l’orologio, erano le tre e trentotto e rimasi attonita non so per quanto».

Franco Faggiani: l’autore

Franco Faggiani è giornalista e scrittore. Editi per i tipi della Fazi editore risultano – oltre ovviamente il recente Tutto il cielo che serve – i suoi testi seguenti: La manutenzione dei sensi (pubblicato nel 2018 e vincitore del Premio Parco Majella 2018, del Premio Letterario Città delle Fiaccole 2018 e del Be Kind Award 2019), Il guardiano della collina dei ciliegi (pubblicato nel 2019 e vincitore del Premio Biblioteche di Roma 2019 e del Premio Selezione Bancarella 2020), Non esistono posti lontani, L’arrivo di una strana primavera.

 

Fonte immagine in evidenza: Fazi editore. 

A proposito di Roberta Attanasio

Redattrice. Docente di Lettere e Latino. Educatrice professionale socio-pedagogica. Scrittrice. Contatti: [email protected] [email protected]

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